È bastato un solo tweet di Rihanna per far arrabbiare il governo indiano e i sostenitori del partito del primo ministro, Narendra Modi, oltre a scatenare la reazione a catena di molti personaggi famosi e star di Bollywood. La cantante ha condiviso in un tweet un articolo della Cnn sui violenti scontri durante le manifestazioni degli agricoltori la settimana scorsa, attirando l’attenzione sulle massicce proteste dei contadini che attanagliano l’India da più di due mesi. E, rivolgendosi ai suoi oltre 101 milioni di follower, ha scritto: “Perché non ne parliamo?!”.
Subito l’attivista per il clima Greta Thunberg e la nipote della vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, Meena, hanno twittato il loro sostegno alla pop star ed è seguita una bufera sui social. Le star di Bollywood e quelle dello sport, molti delle quali non si sono mai espressi sulle proteste dei contadini per essere in linea con il governo, hanno twittato a una voce, usando hashtag #IndiaAgainstPropaganda (India contro la propaganda) e #IndiaTogether (India insieme), facendo eco alla posizione dell’esecutivo sulle leggi agricole e hanno chiesto agli stranieri di non intromettersi negli affari del loro paese. Immediata la dura reazione del governo indiano: in una nota il ministero degli Esteri ha accusato “personaggi stranieri” e “celebrities” di “sensazionalismo”. Il parlamento, si legge nel comunicato, ha approvato “una riforma del settore agricolo” dopo un ampio dibattito. “Ricorrere ad hashtag e a commenti sensazionalistici sui social media, non è né accurato né responsabile“. I tweet di Rihanna e Thunberg hanno suscitato risposte da quasi tutti i leader di alto livello del partito di Modi, tra cui anche il ministro degli Interni Amit Shah, che hanno affermato che “nessuna propaganda può scoraggiare l’unità dell’India“, senza fare però riferimenti espliciti.
Decine di migliaia di agricoltori si sono accampati ai confini di Nuova Delhi per protestare contro le nuove leggi agricole che, secondo loro, li lasceranno più poveri e in balia delle multinazionali. Le proteste stanno ponendo una grande sfida a Modi che ha definito le nuove normative necessarie per modernizzare l’agricoltura indiana. Le proteste, in gran parte pacifiche, sono diventate violente il 26 gennaio, giorno della festa della Repubblica indiana, quando una parte delle decine di migliaia di contadini a bordo dei loro trattori hanno deviato dal percorso del corteo deciso in precedenza con la polizia, assaltando il e ha preso d’assalto il Red Fort, il Forte rossi di Agra, che risale al XVII secolo, in una drammatica escalation. Centinaia di agenti di polizia sono rimasti feriti e un manifestante è morto. Anche decine di agricoltori sono rimasti feriti, ma i funzionari non hanno fatto sapere quanti. I leader degli agricoltori hanno condannato la violenza ma hanno fatto sapere che non fermeranno le proteste. Da allora, le autorità hanno notevolmente aumentato la sicurezza nei siti di protesta fuori da Nuova Delhi, aggiungendo barricate d’acciaio per impedire agli agricoltori di entrare nella capitale. Il governo ha anche limitato l’accesso a internet nei luoghi delle proteste.