Il leader forzista doveva guidare la delegazione di Fi alle consultazioni, ma alla fine è rimasto in Francia. I medici, dopo il ricovero di metà gennaio, gli avevano imposto un periodo di assoluto riposo. In mattinata la telefonata con il premier incaricato e l'ok al futuro esecutivo. Che non avrà il suo timbro mediatico
Alla fine è rimasto in Provenza. Al sicuro nella blindatissima villa di Valbonne per “motivi precauzionali” imposti dai medici. Così la giornata che doveva essere ricordata per il ritorno in grande stile di Silvio Berlusconi sulla scena politica si è trasformata in un palcoscenico dedicato esclusivamente a Beppe Grillo, lui sì in arrivo a Roma per guidare la delegazione del Movimento 5 stelle alle consultazioni di Mario Draghi. Il repentino cambio di programma – giovedì sera la calata del leader forzista nella Capitale era data per certa – è stato annunciato dal partito con una nota stringata: “Il Presidente Silvio Berlusconi non potrà partecipare oggi, suo malgrado, alle consultazioni del Presidente incaricato. Lo ha comunicato lui stesso al professor Mario Draghi, in un lungo e cordiale colloquio telefonico, nel quale gli ha espresso il suo rammarico“.
I contenuti della telefonata tra i due, legati da “un’antica conoscenza“, sono stati poi svelati da Antonio Tajani al termine del faccia a faccia con l’ex capo della Bce: “Forza Italia conferma il suo appoggio” al progetto di Draghi. Il vicepresidente azzurro però precisa: il sì di Fi “non implica la nascita di una nuova maggioranza politica, ma un governo di migliori al servizio dell’Italia e degli italiani”. Anche se l’ex Cavaliere avrebbe preferito ritagliarsi per sé l’annuncio a telecamere spiegate, infatti, in una riconquistata posizione “moderata” e “di responsabilità” rispetto al resto del centrodestra, i medici – e forse anche i suoi consiglieri – gli hanno suggerito di non muoversi dalla Francia. La motivazione ufficiale è che dopo il ricovero di metà gennaio per la solita fibrillazione atriale gli è stato imposto un periodo di assoluto riposo. Ma l’assenza fisica dalle trattative romane ha delle conseguenze politiche precise che potrebbero trovare nelle parole di Tajani un punto di caduta.
Se il Partito democratico ci ha messo pochi giorni a dire sì a un governo con Berlusconi (“Penso vada bene”, sostiene Nicola Zingaretti), infatti, per il Movimento 5 stelle sedersi al tavolo con il nemico di sempre sarebbe stato quasi impossibile da far digerire alla base. Che non ha affatto dimenticato le leggi ad personam, il conflitto d’interessi, la P2, i processi, la sentenza passata in giudicato su Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra, la condanna definitiva per frode fiscale, le epurazioni dalla Rai, il Bunga bunga, il caso Ruby. I 5 Stelle si preparano a mettere sul tavolo dei punti irrinunciabili, dalla difesa del decreto dignità al Reddito di cittadinanza, fino alla legge Spazzacorrotti e allo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Ma è proprio la giustizia, affiancata al nodo telecomunicazioni, il terreno su cui Forza Italia potrebbe avanzare delle richieste e su cui il Movimento non ha intenzione di cedere.
È anche per questo che l’eventuale presenza a Roma dell’ex Cavaliere rischiava di essere controproducente per lo stesso Draghi. Poi all’ora di pranzo è arrivato l’annuncio: la delegazione di Fi dovrà fare a meno del suo leader. Qualche breve riga di comunicato che è stata subito accompagnata da alcuni dettagli trapelati dal partito: “Il Presidente Silvio Berlusconi, che gode di ottima salute, ha deciso di non venire oggi a Roma per motivi precauzionali, su indicazione dei suoi medici. Ma non si esclude che possa venire magari in un eventuale passaggio successivo della crisi”. Un cambio molto repentino nella tabella di marcia iniziale: Berlusconi doveva fare una toccata e fuga, riposarsi qualche ora, recarsi alla Camera da Draghi e poi ripartire subito per la Francia. Prima di partecipare alle consultazioni, raccontano, l’ex premier avrebbe soggiornato per la prima volta nella ex Villa Zeffirelli di sua proprietà, sull’Appia antica, diventata la nuova residenza romana del Cav dopo l’addio allo storico Palazzo Grazioli (il contratto d’affitto di via del Plebiscito è scaduto il 31 dicembre scorso). Ad aspettarlo, rivela Licia Ronzulli con una foto su Instagram, c’era pure lo striscione “Benvenuto Presidente“. Sarà per un’altra volta.