Panorami, gondole, canali e una bellezza mozzafiato: Venezia è senza dubbio tra le città più romantiche d’Italia e del mondo. Chissà quanti amori siano nati tra ponti e calli. Tantissimi di sicuro: suggellati da un bacio, una rosa o magari uno spritz. Stupirà dunque che una delle più belle storie d’amore passate per Venezia ha come luogo “catalizzatore” di sospiri e di corrispondenze un gradino particolare, e un incrocio. Andrebbe tutto bene se non fosse che quel gradino non è uno scalino nascosto testimone di baci rubati, ma quello della curva dello stadio Pierluigi Penzo, l’incrocio è quello dei pali della porta e come apostrofo rosa non c’è un bacio ma tiri mancini, pallonate, legnate pure parecchio violente.
Prima di parlare di quell’amore però è opportuno definirne il contorno: è gennaio 1999, nell’estate precedente la squadra della città, guidata da patron Maurizio Zamparini e da un giovane allenatore, Walter Novellino, aveva festeggiato il ritorno in A. Qualche colpo il vulcanico Zampa e un ds di cui si dice un gran bene, Beppe Marotta, pure l’avevano piazzato: Sergio Volpi a centrocampo, Massimo Taibi in porta, Pippo Maniero per l’attacco, Daniele Carnasciali e il brasiliano Fabio Bilica per la difesa. Nonostante ciò, però, la massima serie pare troppo per i lagunari e a dicembre gli umori sono diametralmente opposti a quelli estivi: 12 punti in 17 giornate, un inesorabile ultimo posto e Novellino ormai sulla graticola. Ma Marotta decide di tentare il tutto per tutto sul mercato: un colpo, un nome e poi rifinire.
Il nome sarebbe quello di Federico Giunti, in uscita dal Parma. Ma il centrocampista sfuma all’ultimo e Marotta invece di arrendersi alza ancora il tiro: el Chino, Alvaro Recoba. L’uruguagio in quel momento viveva lo stesso umore della Venezia calcistica: all’Inter è l’ultimo degli attaccanti dietro Ronaldo, Roby Baggio, Nicola Ventola, Ivan Zamorano e Yuri Djorkaeff. Non gioca praticamente mai. È vero, il Venezia è ultimo e quasi spacciato, ma lui è giovane, ha 22 anni, vuol giocare e basta e lì giocherà. Poi è una città bellissima e con lui c’è Lorena, la bella e amatissima fidanzata: val la pena accettare.
L’esordio è con la Juve: Alvaro gioca così così, ma il Venezia porta a casa un buon punticino. Poi c’è da recuperare una partita con l’Empoli, un vero e proprio spareggio… e dopo un tempo i lagunari al Penzo sono sotto per 2 a 0 e in 10 uomini con Novellino che è un allenatore esonerato. Poi si scatena Recoba: assist per Fabian Valtolina e due per Maniero con la seconda vittoria in campionato dei lagunari. Poi tocca al Bari (sì, quella del gol di Tuta al novantesimo), poi gli uomini di Novellino fermano il Parma e si tirano fuori dalla zona retrocessione. Poi, esattamente 22 anni fa, il 7 febbraio 1999, el Chino trova il suo primo gol, contro la Roma di Zeman che al Penzo perde 3 a 1. Saranno in tanti a subire la stessa sorte.
Sì, perché Recoba non si fermerà più: farà fare tanti altri gol, lui ne farà altri nove, molti su punizione. Il segreto? L’amore. Sì, quell’amore di sopra. Cosa c’entrano i gradini del Penzo? Lo chiarirà lo stesso Recoba: “Quando tiro le punizioni cerco Lorena… e segno”. A seconda di dove attacca il Venezia, Lorena si posiziona in curva, all’altezza del sette alla sinistra del portiere…Alvaro la guarda prima di tirare e bum, fa gol.
Basta quello a Novellino, che anzi, a quel punto li avrebbe pagati pure di tasca sua i biglietti in curva a Lorena: perché sì, l’ex giocatore del Milan è un sergente di ferro come mister mentre l’attaccante uruguagio è uno sfaticato patologico, allergico agli allenamenti e alla tattica, un mix che farebbe scintille. Ma Alvaro fa vincere le partite da solo, per Novellino va bene così. E infatti quel Venezia, che senza Recoba era ultimo e aveva fatto 12 punti in 17 partite, col Chino ne farà 31 in 18 arrivando decimo, con una media da piena zona Champions. Un miracolo, di un giocatore che ne avrebbe potuti fare molti di più, in una città stupenda tra panorami magnifici, monumenti bellissimi, atmosfere romantiche e l’incrocio dei pali del Penzo: Lorena, a tutt’oggi moglie di Alvaro lo ricorderà come “il nostro posto”…i tifosi del Venezia pure.