Anche Ahmed Samir Santawy era tornato nel suo Paese d'origine per passare un periodo di vacanza con la famiglia. Dopo i controlli all'aeroporto del Cairo, si era recato nella località turistica di Dahab, sul Mar Rosso. La National Security ha fatto irruzione nella sua abitazione nella capitale e lo ha successivamente contattato convocandolo in una stazione di polizia. Recatosi sul posto, di lui si sono perse le tracce
Il regime egiziano e la sua idiosincrasia nei confronti degli studenti universitari scomodi. La storia si ripete e dopo il caso di Patrick Zaki, arrestato un anno fa al ritorno dall’Italia per una visita ai suoi familiari durante la pausa tra primo e secondo semestre, l’Egitto è di nuovo scosso dalla sparizione forzata di un suo ricercatore. Le analogie con la vicenda dello studente dell’università di Bologna sono impressionanti. Ahmed Samir Santawy ha 29 anni come Patrick, è rientrato dall’Austria dove è iscritto al secondo anno del Master in antropologia e scienze sociali alla Central European University di Vienna e adesso si trova nelle mani della National Security Agency.
L’unica differenza sostanziale con Zaki è legata alla sua sorte: lo studente Erasmus dell’università di Bologna è stato fermato direttamente in aeroporto, al Cairo, per poi ricomparire due giorni dopo in una stazione di polizia della sua città natale, Mansoura, mentre per Santawy i tempi si stanno pericolosamente dilatando. Le ultime sue notizie risalgono alla mattina di lunedì 1 febbraio quando, seguendo un invito/ordine ufficiale da parte della Nsa, si è recato al comando di polizia di New Cairo, V Insediamento per ‘Comunicazioni ufficiali’. Da quel giorno di lui si sono perse le tracce.
La preoccupazione negli ambienti dell’attivismo per i diritti umani cresce ora dopo ora. Ad occuparsi del suo caso, dopo l’allarme lanciato dai familiari di Santawy, è la Fondazione per la libertà di pensiero e di espressione (Afte) che chiede al ministero dell’Interno egiziano di rilasciare il ricercatore: “Ahmed Samir è detenuto illegalmente – dicono i vertici Afte – Rinnoviamo l’appello ai servizi di sicurezza affinché forniscano notizie sullo studente e interrompano il solito approccio di perseguire e arrestare i ricercatori, violando i loro diritti e interrompendo i loro studi”.
Come accennato, a differenza di Patrick Zaki lo studente della Ceu di Vienna non è stato fermato subito in aeroporto. Mentre per Zaki era scattato il ‘semaforo rosso’ e per questo è finito subito nelle mani della polizia, per Ahmed Samir Santawy è scattato il colore ‘arancione’. Il 29enne, rientrato il 21 gennaio scorso per trascorrere due settimane con la famiglia prima di tornare in Austria per proseguire gli studi, è stato fermato, interrogato in aeroporto, ma poi lasciato andare. Dopo un breve passaggio nella sua casa di New Cairo, alla periferia orientale, a breve distanza da dove sorgerà la futuristica capitale, Santawy ha raggiunto la famiglia a Dahab, nota località turistica sul Mar Rosso, nel Sinai.
Durante la sua permanenza a Dahab la Nsa ha effettuato un blitz nella casa di New Cairo alla ricerca di Santawy. L’abitazione è stata perquisita a fondo, gli agenti hanno prelevato alcuni dispostivi elettronici e il sistema di videosorveglianza interno. Al tempo stesso hanno fatto recapitare un messaggio al 29enne in cui gli si chiedeva di presentarsi alla stazione di polizia, ma senza apparente fretta. Questo particolare deve aver tranquillizzato sia Santawy che i suoi familiari, altrimenti lo avrebbero potuto fermare anche nel sud Sinai: “Lunedì scorso, a mezzogiorno – aggiunge un responsabile di Afte – Ahmed si è presentato alla stazione di New Cairo. Nessuno immaginava che si trattasse di qualcosa di pericoloso, invece di lui da quel momento non si è più saputo nulla. La famiglia del ricercatore ha inviato un telegramma al Procuratore generale chiedendone la liberazione e informazioni sul suo stato di salute e di eventuale detenzione. Ormai da cinque giorni le comunicazioni con lui si sono interrotte”.
In passato Santawy ha lavorato all’interno della ong egiziana, impegnato in temi sociali di stretta rilevanza col mondo dell’attivismo egiziano. Così come per Patrick Zaki, anche Santawy ha ottenuto la possibilità di andare a studiare all’estero e ha colto al volo l’opportunità. Altra analogia, anche Ahmed Samir è arrivato in Austria alla fine di agosto del 2019 per iniziare il corso accademico a settembre. I vertici della Ceu sono molto preoccupati: “Chiediamo alle autorità egiziane il suo immediato rilascio visto che non risultano ancora addebiti giudiziari specifici nei suoi confronti – scrive in un documento ufficiale il Rettore e Presidente dell’ateneo fondato da George Soros, Michael Ignatieff – Ahmed Samir è un nostro studente iscritto al secondo anno del Master in Sociologia e Antropologia. È rientrato in Egitto per la pausa invernale dei corsi e dal 1 febbraio non si sa più nulla di lui, siamo preoccupati e vicini alla famiglia”.