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Cosa c’è davvero dentro al profumo che usiamo? Ecco come leggere le etichette per evitare sostanze tossiche

Che c’è dentro le eaux de toilette che costantemente usiamo per renderci attraenti agli altri? Spesso allergeni che possono provocare nella pelle reazioni avverse. In alternativa, creiamo fragranze agrumate, fiorite o speziate da oli essenziali, privi di sostanze tossiche 

di Vita&Salute per il Fatto

L’odore è uno degli elementi più importanti nell’attrazione animale, e ciò vale anche per il genere umano. Anche per questo fin dai tempi più remoti, i fiori e gli estratti naturali sono stati usati non solo per adornare il corpo, ma per profumare la pelle di donne e uomini. Risale infatti, agli antichi egizi il mestiere del profumiere: colui che preparava miscele di oli profumati, unguenti, incensi e belletti, a scopo estetico, ma anche religioso. La stessa parola “profumo” proviene dal latino “per fumum”, “attraverso il fumo”, e fa riferimento al rito sacro di bruciare in offerta agli dèi, aromi essenziali ed erbe aromatiche, come il rosmarino.

Per millenni, quindi, sono state utilizzate molte tipologie di fiori e piante come profumi naturali. Una tendenza in crescita fino però al 1828, anno in cui il chimico tedesco Friedrich Wöhler riuscì a sintetizzare l’urea, ovvero il primo composto organico da laboratorio, aprendo la strada alle aldeidi e alla sintesi di diverse profumazioni senza una forza vitale. Dall’inizio del ‘900 le aldeidi, dei composti organici caratterizzati dalla presenza di uno gruppo costituito da un atomo di carbonio legato a un atomo di ossigeno e a uno di idrogeno, a sua volta legato a una catena di atomi di carbonio, sono impiegati sia per aggiungere particolari note olfattive, che per potenziarne delle altre (fonte Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche).

Da qui, si è arrivati in poco tempo all’epoca del profumo di sintesi, e con esso anche dei fissatori, dei conservanti, dei coloranti e di tutti gli altri ingredienti che nel bene e nel male compongono i profumi e i cosmetici moderni. Un vero e proprio boom determinato anche dai prezzi molto economici sia in fase di produzione che di acquisto.

Leggiamo le etichette – Oggi, nei prodotti della grande distribuzione organizzata come profumi spray, deodoranti, creme corpo e detergenti per la pulizia della casa, si trovano le più svariate profumazioni realizzate in laboratorio. In etichetta sono indicate con la dicitura parmum, arome o fragrance. Secondo l’articolo 19 del Regolamento (Ce) 1223/2009 è d’obbligo indicare quelle considerate “allergizzanti”, se presenti a una concentrazione sopra lo 0.001%, per i prodotti che restano a contatto diretto sulla pelle, o sopra lo 0,01%, per quelli invece che si risciacquano, come nel caso dei saponi; 26 sono le sostanze su cui fare attenzione, indicate dalla legge europea. Le più note sono il Benzyl salicylate, il Lilial e l’Amyl Cinnamyl Alcohol, ma anche alcune derivate da oli essenziali naturali, come Linalool, d-Limonene e Geraniol.

Una profumazione allergenica può infatti determinare allergie in particolari soggetti predisposti. A volte queste reazioni non si manifestano immediatamente, ma in caso di uso ripetuto possono portare a sensibilizzazioni, soprattutto su bambini o su persone con un’epidermide delicata. Proprio per questo è difficile riconoscerne la causa, anche per gli stessi dermatologi e allergologi. Altre profumazioni si bio-accumulano nel corpo comportando effetti indesiderati. Il muschio bianco sintetico, per esempi, una delle profumazioni più in voga negli anni ‘90, è stato per decenni utilizzato in milioni di prodotti e in alte percentuali, nonostante la sospetta tossicità per il sistema nervoso. Le molecole dei muschi policiclici galaxolide (HHCB) tendono infatti ad accumularsi nell’ambiente e nell’organismo umano, con residui ritrovati nei tessuti adiposi e nel latte materno, come ha denunciato Greenpeace in un dossier che all’epoca fece molto scalpore (“Rapporto Profumi, Indagine sulle sostanze chimiche contenute in 36 Eaux de Toilette e Eaux de Parfume”, Greenpeace, 10 febbraio 2005). Fortunatamente ora l’aroma di muschio bianco in Italia non è più presente nei cosmetici di uso comune.

L’attenzione deve essere data ai prodotti extraeuropei che potrebbero averlo nella composizione. Sempre meglio leggere l’etichetta prima di un acquisto. Merita un focus di approfondimento la dicitura “ipoallergenico”. Con questo termine si indica in genere un prodotto che non contiene nella sua profumazione nessuna tra le sostanze allergizzanti indicate dal Regolamento europeo. Non vi è però una chiara normativa che regoli l’utilizzo di questo vocabolo. Proprio per questo, le pubblicità spingono molto sul concetto di ipoallergenico, utilizzandolo per aumentare la percezione di sicurezza da parte dell’acquirente e pertanto anche le vendite.

Essenze dalla natura – Il consiglio è di prediligere essenze naturali, realizzate con oli essenziali estratti da fiori, piante, radici e resine con certificazioni biologiche. Gli oli essenziali sono interessanti come profumazioni perché oltre ad aromatizzare hanno il vantaggio di donare particolari benefici grazie alle caratteristiche della pianta di partenza. Paola Beria, chimica, cosmetologa e naturopata suggerisce: “Molti oli essenziali, come l’arancio dolce, hanno un effetto benefico sul sistema nervoso, che riceve degli input di calma e senso di benessere e per questo agisce anche sulla regolarizzazione del sonno. Meglio optare per ingredienti che sono presenti in natura in grande quantità, per evitare un impatto ambientale alto nella coltivazione. Sì quindi a lavanda, bergamotto, melissa, menta, e a tutte quelle piante e fiori che hanno una grande resa a livello di distillazione. Sconsigliate invece le fragranze che derivano dalle rose, perché per ottenere una boccetta di olio essenziale potrebbero servire quasi una tonnellata di petali di rose”.

La piramide olfattiva – Dal punto di vista aromatico, possiamo individuare tre classi di profumi, suddivise in base alla volatilità e alla durevolezza, che compongono la cosiddetta “piramide olfattiva”. Il profumiere francese Aimé Guerlain fu il primo a utilizzare questa classificazione già alla fine del 1800. Gli aromi si dividono in note di testa, di cuore e di fondo, facendo riferimento al concetto di accordo fra le “note musicali”.

Le note di testa sono le più volatili, dato che si dissolvono in meno di un’ora, e le prime che percepiamo. Hanno una vibrazione alta e sottile e sono solitamente briose, fresche e frizzanti. In aromaterapia sono utilizzate per il loro effetto calmante e per la piacevole sensazione di leggerezza e allegria che donano. Di questo gruppo fanno parte tutti gli agrumati, come arancio dolce o amaro, bergamotto, mandarino, ma anche la menta e la citronella.

Le note di cuore sono avvolgenti e si fanno sentire pienamente quando quelle di testa si sono indebolite. Gli oli floreali come lavanda, gelsomino e rosa fanno parte di questa categoria. Hanno una durata medio-lunga e donano molto carattere a un profumo.

Le note di fondo sono le fragranze dense, dal profumo caldo e pesante. Si percepiscono lentamente e hanno minor volatilità. Evaporano per ultime e per questo hanno anche una funzione permanente e fissativa. Sono profumazioni tonificanti e purificanti, ricavate da legni, resine e spezie, come legno di cedro, sandalo, vetiver, patchouli, incenso e mirra.

I maestri profumieri in genere strutturano le loro creazioni seguendo questa proporzione: tre parti di note di testa, due parti di note di cuore e una parte di note di fondo. Ma ognuno può divertirsi a creare la propria fragranza. Secondo gli abbinamenti più classici e amati, i floreali si armonizzano a quelli agrumati, le resine prediligono i fiori e stonano con oli agrumati, quest’ultimi si accordano bene fra loro e con gli odori speziati.

Polveri aromatiche – Un profumo che si può autoprodurre in casa è quello in polvere in stile vintage, per ritornare indietro nel tempo, a quando le nonne allo specchio si applicavano con un piumino polveri profumate sul collo. Servono solo due ingredienti e qualche secondo di preparazione per comporre la propria fragranza preferita, profumata e setosa sulla pelle.

– All’interno di un barattolino di vetro a chiusura ermetica si amalgamano 4 cucchiai di amido di mais e 15 gocce di un olio essenziale a scelta o di un mix di 2-3 oli essenziali diversi. Il totale non deve mai superare le 15 gocce. In estate bisogna ricordarsi di evitare gli oli fotosensibilizzanti come quelli agrumati, che potrebbero a lungo andare macchiare la pelle. Sulle zone erogene come, nuca, collo, polsi e decolleté, si tampona il profumo in polvere con un piumino da cipria o direttamente con le dita. La conservazione è di due mesi, facendo attenzione a riporre il barattolino in un posto fresco e al riparo dalla luce.

– Per chi invece preferisce una fragranza da vaporizzare sul corpo, si può optare per l’autoproduzione di un profumo più classico. Sono necessari 25 ml di acqua distillata, 75 ml di alcol alimentare 95° e 20 gocce di uno o più oli essenziali a piacere. Per realizzare questo prodotto basta inserire gli ingredienti all’interno di una boccetta con vaporizzatore e agitare il prodotto per emulsionarne il contenuto. Si vaporizza in piccole quantità sempre sulle zone erogene (polsi, collo, nuca). La durata è di 4 mesi circa, grazie alla presenza dell’alcol come conservante naturale. In poco tempo è quindi possibile autoprodurre due profumi naturali, per sentirsi sempre addosso una meravigliosa fragranza di primavera.

Articolo di Lucia Cuffaro
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