L’autorità per il farmaco cinese ha dato una via libera “condizionato” ad un secondo vaccino prodotto dalla azienda privata Sinovac. Lo ha annunciato la stessa azienda farmaceutica spiegando che l’ok è arrivato dopo una serie di test in Cina e a all’estero, ad esempio in Brasile e Turchia. “L’efficacia e la sicurezza” del nuovo composto “devono tuttavia avere ulteriori conferme”, si legge ancora nel comunicato della società. Il vaccino della stessa casa farmaceutica, con il virus inattivo, potrebbe essere valutato dall’Agenzia europea del farmaco che ha ricevuto i primi dati come del resto avvenuto per il russo Sputnik, di cui però sono stati pubblicati i promettenti dati di fase 3 con un’efficacia superiore al 90%.
Il vaccino Sinovac è già stato venduto a 10 paesi e viene somministrato in almeno altri cinque paesi. In Cina, ha ricevuto l’approvazione di emergenza lo scorso luglio, consentendo a persone come operatori sanitari e dipendenti di aziende statali di riceverlo. L’approvazione condizionale significa che il vaccino può ora essere dato al pubblico in generale, sebbene la ricerca sia ancora in corso. L’azienda sarà tenuta a presentare i dati di follow-up e le segnalazioni di eventuali effetti avversi. Pechino ha autorizzato il vaccino dello Stato Sinopharm a dicembre.
Il vaccino di Sinovac, tuttavia, è stato anche oggetto di intensi controlli e critiche per mancanza di trasparenza. Alcuni funzionari hanno annunciato dati di efficacia diversi in diversi paesi in tutto il mondo. I funzionari in Turchia, dove sono stati organizzati parte degli studi clinici di fase 3, hanno affermato che il tasso di efficacia è stato del 91,25%. Ma in uno studio molto più ampio in Brasile, i funzionari hanno inizialmente annunciato un tasso di efficacia del 78%, ma lo hanno rivisto fino a poco più del 50% dopo aver incluso infezioni lievi.
Intanto l’azienda farmaceutica Astrazeneca ha richiesto l’approvazione in Giappone per il proprio vaccino contro il coronavirus: si tratta della seconda azienda dopo la Pfizer a presentare la necessaria documentazione nel Paese del Sol Levante, dove la campagna di immunizzazione non è ancora iniziata. Il governo di Tokyo ha firmato un contratto con il colosso anglo svedese per la fornitura di 120 milioni di dosi, e i test clinici sono iniziati la scorsa estate con 256 volontari. Gli approvvigionamenti di AstraZeneca risultano vitali per il piano di inoculazione della popolazione in Giappone, e giusto in tempo le Olimpiadi di Tokyo, il cui inizio è previsto il 23 luglio.
In totale l’esecutivo fino ad oggi si è assicurato 564 milioni di dosi da Pfizer, Moderna e AstraZeneca, il maggior quantitativo tra i paesi asiatici, e più che sufficiente per i 126 milioni di abitanti dell’arcipelago. L’inizio del programma vaccinale tuttavia si scontra con le rigide procedure sui test di laboratorio, la completa dipendenza dai mercati esteri, e la tradizionale diffidenza della popolazione a causa di precedenti storici che si sono verificati in passato nel Paese, e che hanno di fatto rallentato lo sviluppo della ricerca medica. Prima di AstraZeneca solo la Pfizer aveva chiesto l’approvazione del suo vaccino anti Covid, in dicembre, ed è ancora in attesa del via libera dalle autorità sanitarie. Secondo il programma del governo le prime somministrazioni potrebbero partire da metà febbraio, riguardando inizialmente il personale medico, poi poi continuare da inizio aprile con le persone con più di 65 anni di età, e successivamente i malati con gravi patologie mediche.