di Lorenzo Bertini

Superato il suono di trombe che ha accolto il presidente Draghi, a cui fischiano ancora le orecchie a furia di essere chiamato per cognome, adesso il presidente si trova nell’ingrato compito di riuscire a fare quello che la politica non è riuscita a fare: un governo con una maggioranza.

Auguri proprio, perché già cominciano i problemi, con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che aspetta sulla riva del fiume i cadaveri dei propri rivali-alleati di Forza Italia e Lega, di cui i primi sono già disponibili a sostenere Draghi, perché sono altra cosa rispetto agli altri due azionisti del centrodestra. La Lega tentenna o nicchia, perché corre il rischio di spaccare il partito, con una parte che giudica folle andare al voto senza un governo a fine giugno – poi coi soldi del Recovery figurati – anche se ancora non si sa come vogliano spenderli; e l’altra che teme il vantaggio che potrebbe acquisire la rivale onorevole Meloni.

Dall’altra parte abbiamo Azione di Carlo Calenda, +Europa e Italia Viva di Renzi prontissimi per sostenere Draghi e infine il Pd, che cerca disperatamente di tirarsi dietro Leu e M5S che dicono no a governi tecnici.

Certo se i Cinquestelle decidessero di appoggiare Draghi, sarebbe la realizzazione di quella maggioranza allargata e gli onorevoli Calenda e Bonino si troverebbero con gli stessi che fino a ieri cannoneggiavano a più non posso, ma andrà comunque bene, perché non c’è Conte e non ci sono ministri Cinquestelle.

La responsabilità sarà sufficiente a tenere in piedi la maggioranza? Considerato che siamo arrivati al terzo governo in tre anni, è altamente improbabile, forse l’unico che non spaccherà mai sarà il Pd. Vuoi vedere che anche Draghi sarà costretto a mettere le matasse più spinose sotto al tappeto, proprio per evitare di spaccare la maggioranza tra veti e contro veti? E Renzi a quel punto che farà?

Sicuramente il presidente Draghi dovrà valutare se avere solo ministri tecnici o manager (come vorrebbe Calenda, vediamo poi a conflitto di interessi come sono messi) oppure se avere anche ministri politici, forse una condizione necessaria per l’appoggio in Parlamento. Chi vivrà, vedrà.

A noi non resta che assistere, augurandoci che la classe dirigente si comporti come tale per una volta e si occupi delle emergenze in atto nel nostro paese, senza perdere altro tempo, perché le persone continuano a morire in tutto questo. Negli ospedali la crisi di governo è la cosa meno importante di tutte, così come per chi lavora o studia. Il paese chiama, la politica risponde?

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