Da lunedì 8 febbraio diciassette regioni (16 e la provincia autonoma di Trento) entreranno ufficialmente in zona gialla, mentre tre, Puglia, Sicilia, Umbria, resteranno arancioni. Ma non mancano eccezioni. Così come suggerito dallo stesso Gianni Rezza durante l’ultima conferenza stampa settimanale dell’Istituto superiore di sanità, alcune aree interne alle stesse regioni andranno in lockdown. Il motivo è semplice: contenere i focolai. È il caso, ad esempio, di ventisette comuni del Basso Molise che da domani entreranno in zona rossa come deciso dal presidente della Regione, Donato Toma, con un’ordinanza firmata su indicazione dell’Asrem. L’ipotesi è che anche qua, come già accaduto in altre zone d’Italia, a far scoppiare focolai locali possano essere state le varianti. In questo ritorno al lockdown, infatti, i molisani non saranno soli: da lunedì tutta la provincia di Perugia sarà zona rossa proprio per la presenza di varianti. E provvedimenti analoghi sono stati presi per altri Comuni del centro Italia. Senza un controllo di questi focolai infatti il rischio è che tutta l’Italia possa tornare in lockdown, come accaduto nel resto d’Europa.
A far riflettere su questa ipotesi, oggi, è stato lo stesso ministro della Salute su Facebook. Roberto Speranza ha rivolto un appello agli italiani dopo il primo sabato di zona gialla: “Serve massima prudenza su tutto il territorio nazionale”, ha ricordato. Il riferimento era non solo alle varianti, che certo preoccupano, ma anche alla folla che ha riempito le strade delle grandi città, da Nord a Sud: ristoranti presi d’assalto, lungomari affollati e centri storici in festa hanno caratterizzato la giornata. Complice il clima primaverile, soprattutto al Sud, sette su dieci hanno pranzato fuori secondo la Coldiretti. “Non dobbiamo vanificare i progressi delle ultime settimane, risultato dei sacrifici fatti finora. Zona gialla non significa scampato pericolo“, ha ammonito Speranza.
Le aree critiche – In diverse zone del Paese c’è preoccupazione: a Pescara il sindaco Carlo Masci – visto il rapido aumento dei contagi – ha firmato un’ordinanza che prevede la sospensione della didattica in presenza in tutte le scuole della città, dall’8 al 16 febbraio. Tutta la provincia di Perugia, ma anche 6 comuni del Ternano, da lunedì sono in zona rossa: in Umbria sono stati individuati 18 casi di variante inglese del virus Sars-Cov-2 e 12 di quella brasiliana, mentre su altri campioni sono in corso le analisi. Anche tre località abruzzesi sono state inserite in zona rossa: San Giovanni Teatino, Atessa (Chieti) e Tocco da Casauria (Pescara). E pure Chiusi, in provincia di Siena, ha visto scattare le restrizioni, così come la provincia autonoma di Bolzano che, nonostante ufficialmente sia “arancione” ha scelto comunque di procedere con un nuovo lockdown. E poi, appunto, il Molise, ultimo ad aggiungersi alla lista di zone rosse con ben 27 comuni in lockdown da lunedì.
A Bologna, inoltre, è stato registrato un focolaio all’ospedale Sant’Orsola con dieci casi di varianti. Nella Rsa ‘Villa San Martina’ a San Casciano Val di Pesa (Firenze) risultano positivi 17 anziani ospiti su 50 e 11 dipendenti. Anche nelle Marche sono stati registrati casi di varianti inglese tra gli alunni di alcune scuole a Tolentino, Pollenza e Castelfidardo, tanto da spingere gli Istituti a procedere con la didattica a distanza, sottoponendo le classi a tamponi molecolari drive through e quarantena.
Cluster e focolai ospedalieri e non riconducibili alle varianti, per cui sono necessari provvedimenti immediati. Altrimenti il contagio, complici anche i comportamenti e le libertà da zona gialla, risaliranno in brevissimo tempo. Lo ha spiegato chiaramente l’Istituto Superiore di Sanità nel suo ultimo monitoraggio: “Si colgono dei segnali di allerta e potenziale controtendenza, che richiedono grande attenzione nel mantenere le misure di mitigazione, anche alla luce delle varianti”, ha sottolineato Silvio Brusaferro.
Il quadro del Covid in Italia tracciato dal direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, è chiaro: “Si registra la circolazione di varianti virali, per cui è necessario prendere dei provvedimenti particolarmente restrittivi soprattutto nei Comuni colpiti”. Delle mini zone rosse, come quelle disposte dalla Regione Umbria, dove il monitoraggio già segnalava l’indice Rt più alto in Italia (1,18). “In Umbria sembra ci sia la circolazione di 2 varianti, quella inglese e quella brasiliana. A Perugia sono stati identificati dei cluster ospedalieri”, spiegava venerdì lo stesso Rezza. La variante inglese e quella brasiliana sono infatti già arrivate in Italia, mentre la variante sudafricana per ora è stata segnalata in un singolo caso dall’ospedale di Varese dell’Ats Insubria.