“Mettere il virus in una camera della morte, come in una tonnara”. Carlo Federico Perno, responsabile del dipartimento di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia del Bambino Gesù di Roma, usa un’immagine forte, “cruenta” per spiegare che con Sars Cov 2 bisogna essere spietati e vaccinare il più velocemente possibile il maggior numero di persone possibile. Questo perché il vero pericolo potrebbe arrivare da una variante del coronovirus generata dalla pressione selettiva esercitata dal vaccino stesso, magari perché utilizzato in modo improprio. Un’azione che deve essere feroce come del resto è la malattia che a oggi in Italia ha ucciso oltre 91mila persone. Un numero impressionante ancora di più perché alcune varianti, vincendo una sorta di selezione darwiniana, si stanno imponendo e stanno innalzando il numero di contagiati. E come la cronaca di quasi un anno di pandemia ci ha insegnato nel nostro paese il 3,5% degli infetti, se non cambia la situazione, morirà. “Il Covid è un disastro assoluto con un numero di morti per cui non ci sono parole, ma – dice lo scienziato che avendo lavorato anche al Niguarda di Milano di vittime ne ha viste centinaia – ha dato ad alcuni la possibilità di rigenerarsi e risvegliarsi da un sonno rimettendo il cervello in movimento. E l’esempio è dato dall’aver avuto un vaccino in neanche un anno, cosa mai accaduto nella storia della medicina. Adesso bisogna essere forti, veloci e spietati contro il virus“. Vaccinando, sequenziando il virus e tenendo altissima la guardia con mascherine, distanziamento e igiene delle mani.
Le ultime varianti cominciano a incidere sulla quantità di contagi. Ci potrà essere un’escalation?
Che i virus producano varianti è normale, che alcuni virus ne producano più di altre è assolutamente acclarato, che queste varianti per alcuni virus abbiano prodotto enormi problemi per la produzione di vaccini è altrettanto dimostrato. Basti pensare all’Hiv e all’Epatite C per i quali chissà se mai avremo un vaccino. I coronavirus, in genere, non variano molto, ma fa eccezione Sars Cov 2 perché in questa fase si sta adattando all’uomo. E quando un virus si adatta all’uomo provenendo da un animale lontano, come il pipistrello, deve modificare se stesso. Si sta modificando per poter meglio replicare dentro di noi. E la variante inglese è proprio l’esempio di questo: non fa più danni, semplicemente replica di più.
Abbiamo tre varianti in questo momento: l’inglese, la brasiliana e la sudafricana. Perché sono riuscite a imporsi?
I virus devono adattarsi. Se trovano una persona vaccinata che quindi ha gli anticorpi ci sono due possibilità: o non riescono a variare e muoiono oppure lentamente selezionano un ceppo che è resistente al vaccino. Quindi durante le vaccinazioni può succedere che emergano varianti specifiche per scappare al vaccino. Le probabilità che il virus generi una variante che scappi al vaccino senza essere sotto la pressione del vaccino stesso è molto bassa. Perché il virus non ne ha vantaggio ed è questo un concetto molto importante, fondamentale. Un virus varia perché cerca di trovare quel ceppo, quel quasi specie, quella variante come viene chiamata nel linguaggio comune, che è migliore per difenderci dal vaccino, che è migliore per difenderci da un farmaco, che permette di adattarsi all’uomo. Ma se le persone non sono state ancora esposte al vaccino le probabilità che il virus generi naturalmente una variante, che scappi al vaccino è possibile ma alquanto improbabile. Dobbiamo lavorare pesantissimamente mettendo il virus in un angolo o il virus scappa. Io uso molto il termine della tonnara che è un termine cruento ma rende bene l’idea: dobbiamo portare il virus in una camera della morte e tirare su i tonni. Perché altrimenti avrà più possibilità di generare una variante che scapperà al vaccino. Quindi è importante usare bene i vaccini e rapidamente.
In estate era arrivata una variante spagnola di cui abbiamo perso traccia. Le varianti attuali hanno vinto una sorta di selezione darwiniana?
Nella incessante replicazione e parliamo a livello mondiale di migliaia di miliardi di particelle virali prodotte ogni giorno, ma forse milioni di miliardi, questo virus ogni tanto sbaglia nella sua riproduzione del codice genetico e produce le cosiddette varianti. La stragrande maggioranza delle quali non è vitale e muore. Una piccola quota è interessante, ma poi viene sovrastata come nel caso della spagnola o quella di Singapore (che sono sparite). C’è poi una piccolissima parte di una piccolissima parte che invece si adatta meglio all’ambiente, vince sulle altre e invade tutti gli spazi.
In quanto tempo dobbiamo quindi portare a termine la missione di vaccinare tutti per evitare che la pressione selettiva generi la variante che scappa?
Pensi agli antibiotici e a quante volte si legge dell’importanza di rispettare tempi e dosaggi per evitare che i batteri diventino resistenti. Il principio è esattamente lo stesso. Se metto il virus sotto una pressione parziale, cioè do una dose di vaccino e dopo ne un’altra dopo un anno oppure dimezzo la dose, questo è il mondo migliore per generare le varianti. Quindi dobbiamo essere tassativamente più rapidi e forti, spietati perché dovrà essere sotto una pressione tale per la quale non avrà il tempo e il modo di generare varianti. Quindi dare vaccini a tutti nel tempo più breve possibile.
Quindi la campagna vaccinale quanto dovrebbe durare visto che quella italiana si protrarrà fino al prossimo autunno?
È la prima volta che nella storia dell’umanità che nell’arco di mesi abbiamo più di un vaccino efficace dalla scoperta di un virus. Gli effetti benefici del vaccino contro la poliomielite, dell’antivaiolosa, dell’antimorbillo e dell’antitetano hanno impiegato decenni per essere evidenti. Noi stiamo parlando di accelerare da sei mesi a tre mesi la campagna. Certamente prima facciamo meglio è, però non sono sicuro che il problema sia quello dal punto di vista sanitario, di passare da sei a tre mesi. Certo, bisogna raggiungere tutti rapidamente e completare bene le schedule vaccinali. La scelta inglese di vaccinare tutti con una dose ritardando la seconda per mancanza è ragionevole dal punto di vista di tutela immediata perché tutti producono anticorpi e sono un po’ protetti, ma potrebbe creare le condizioni per cui quando arriverà la seconda dose il virus in qualche mondo avrà sviluppato resistenza. Se si rispettano i dosaggi le probabilità che il virus scappi sono minori.
Proprio in Gran Bretagna è stata avviata una controversa sperimentazione con una combinazione di vaccini (Pfizer+Astrazeneca)
Mi pare una soluzione di emergenza che non rappresenta una soluzione ottimale, ed è legata alla possibilità di non avere vaccini uguali al momento giusto per ciascuna persona da vaccinare. Non andrebbe fatto perché la prima vaccinazione genera una immunità che è stimolata al meglio da una seconda vaccinazione uguale alla prima. Siccome però tutti questi vaccini sono diretti contro la stessa proteina del virus, è qualcosa che potrebbe comunque funzionare, ma, ripeto, è una soluzione di emergenza, né ottimale, né buona.
Un altro punto fondamentale nella lotta contro Covid è il sequenziamento e ci sarà un consorzio italiano. Ci spiega perché è così importante?
Noi come gruppo abbiamo generato più sequenze in Italia, circa 400, per un totale ancora largamente insufficiente. Perché in Italia non abbiamo avuto finora un consorzio finanziato dallo Stato che copra le spese del sequenziamento per monitorare l’evoluzione del virus. Se produciamo un vaccino e non seguiamo il virus è come sparare a un piattello in movimento mirando dietro al piattello stesso. Noi dobbiamo avere uno strumento, che sono le sequenze italiane per vedere cosa sta succedendo in Italia. Gli inglesi hanno fatto un consorzio con diverse università di qualità finanziato con decine di milioni di sterline che sequenziano migliaia di campioni che provengono da tutte le parti del paese. Quella che noi chiamiamo variante inglese sarebbe da chiamare più correttamente la variante scoperta in Inghilterra. Potrebbe essere nata altrove, però in Inghilterra la cercano e la trovano. Il sequenziamento è veramente indispensabile. Apprezzo pertanto molto lo sforzo che si sta facendo ora per far partire un sistema organizzato e coordinato di sequenziamento anche in Italia.
Al di là dell’annuncio state già lavorando quindi?
Stiamo tutti lavorando, il problema sono le risorse. Bisogna lavorare in maniera coordinata, continua. Il problema non è prendere dieci sequenze in Sicilia o otto in Toscana. Deve essere un lavoro coordinato in cui ognuno ha l’incarico di caratterizzare un certo tipo di sequenze, metterle insieme e capire cosa sta succedendo. Quindi la risposta è sì, stiamo andando avanti ma in maniera inadeguata.
Adesso c’è un nuovo governo in via di formazione proviamo a fare un po’ di pressione psicologica sul futuro ministro della Salute che magari resterà Speranza?
Il consorzio è nato sotto gli auspici del governo precedente, però è un’istanza trasversale non partitica, politica nell’accezione più alta del termine. Un bisogno dello Stato, mi viene difficile che un nuovo governo possa dire che ci sono altre priorità. Questa è una priorità vera. Nel momento in cui abbiamo i vaccini, abbiamo bisogno di mettere il virus nell’angolo o se preferisce nella camera della tonnara, credo che sia un investimento irrinunciabile.
Quindi con vaccini e sequenziamento possiamo evitare l’escalation…
Ne sono sicuro, ma bisogna aggiungere un terzo elemento cioè la capacità di continuare ad andare avanti come se non avessimo i vaccini, né i finanziamenti per il sequenziamento. Servono ancora mascherine, distanziamento e igiene delle mani ancora per qualche mese. Anche questo è indispensabile. Perché se facciamo una tana libera tutti sulla base delle vaccinazioni fatte finora rischiamo grosso. Se teniamo duro in questa fase, se siamo senza pietà verso il virus, esso smetterà di infettare. Guardi cosa sta succedendo in Israele, dove con l’aumento delle vaccinazioni stanno drammaticamente calando i nuovi contagi. Mi rendo conto che è l’ovvio dell’ovvio ma bisogna dirlo. Al Bambin Gesù abbiamo fatto uno studio che ha mostrato che il vaccino funziona, anche questo era ovvio, ma bisognava dirlo. Se mentre vacciniamo le persone, diminuiamo le protezioni il virus si sfogherà dove potrà: cioè tra coloro che non si proteggono e non sono vaccinati. E il ciclo vitale del virus continuerà.