Durante la preghiera dal vivo, dopo l'assenza a causa delle restrizioni, il Pontefice ha fatto una riflessione sul dramma della rotta balcanica, in particolare riguardo ai minori migranti, e ha poi lanciato un appello riguardo al Myanmar: "Paese che dal tempo della mia visita apostolica nel 2017 porto nel cuore con tanto affetto"
“Un’altra volta in piazza”. Dopo oltre un mese in cui per le restrizioni dovute all’emergenza Covid-19, ha recitato l’Angelus in diretta video dalla Sala della Biblioteca del Palazzo apostolico, senza la presenza di fedeli, domenica 7 febbraio Papa Francesco, vista la zona gialla, è tornato ad affacciarsi alla finestra dello studio dell’Appartamento pontificio per recitare la preghiera mariana con i fedeli e i pellegrini riuniti. In Piazza non c’era la folla che eravamo abituati a vedere pre-pandemia, anche a causa della pioggia. Ma il Pontefice non ha potuto nascondere la gioia: “Cari sorelle e fratelli, buongiorno, un’altra volta in piazza”, ha saluto Bergoglio, dedicando ai fedeli un gran sorriso.
“Sono contento di vedervi di nuovo radunati nella piazza, anche quelli habitué, le suore spagnole che sono brave, sempre, con pioggia, con sole sono lì. Anche i ragazzi dell’Immacolata. Tutti voi. Sono contento!”. Durante l’Angelus il Pontefice ha ricordato che “prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un’attività opzionale, qualcosa di accessorio” ma “fa parte integrante della sua missione, come lo era di quella di Gesù: portare la tenerezza di Dio all’umanità sofferente”. Una riflessione che anticipa la giornata Mondiale del Malato dell’11 febbraio.
Secondo il Pontefice, “la realtà che stiamo vivendo in tutto il mondo a causa della pandemia rende particolarmente attuale questo messaggio, questa missione essenziale della Chiesa. La voce di Giobbe, che risuona nella Liturgia odierna, ancora una volta si fa interprete della nostra condizione umana, così alta nella dignità e nello stesso tempo così fragile”. “Di fronte a questa realtà”, ha aggiunto Francesco, “sempre sorge nel cuore la domanda: ‘perché?’. A questo interrogativo Gesù, Verbo Incarnato, risponde non con una spiegazione, ma con una presenza d’amore che si china, che prende per mano e fa rialzare, come ha fatto con la suocera di Pietro. Chinarsi per far rialzare l’altro“. “Non dimentichiamo che l’unico modo lecito per guardare una persona dall’alto in basso è quando tendi la mano per aiutare l’altra persona a rialzarsi. E questa è la missione della Chiesa”, ha sottolineato.
Papa Francesco poi riflette sull’ “inverno demografico” del nostro Paese: “In Italia le nascite sono calate e il futuro è in pericolo, prendiamo questa preoccupazione e cerchiamo che questo inverno demografico finisca e fiorisca una nuova primavera di bambini e bambine”. Infine: “Desidero rivolgere un appello in favore dei minori migranti non accompagnati: sono tanti!”. “Purtroppo, fra coloro che per vari motivi sono costretti a lasciare la propria Patria, ci sono sempre decine di bambini e di ragazzi soli, senza la famiglia, esposti a molti pericoli”. In particolare, avverte il Pontefice, “in questi giorni, si segnala la drammatica situazione di quelli che si trovano sulla cosiddetta rotta balcanica, ma ce ne sono in tutte le rotte: facciamo in modo che a queste creature fragili e indifese non manchino la doverosa cura e i canali umanitari preferenziali”. Spazio anche per la crisi in Birmania. “In questi giorni, seguo con viva preoccupazione gli sviluppi della situazione che si è venuta a creare nel Myanmar”, confessa il Pontefice, “Paese che dal tempo della mia visita apostolica nel 2017 porto nel cuore con tanto affetto. In questo momento così delicato, desidero assicurare nuovamente la mia vicinanza spirituale, la mia preghiera e la mia solidarietà al popolo del Myanmar”.