“Io convertito all’europeismo? Lascio volentieri agli altri le etichette: europeista, anti-europeista, fascista, comunista. Io sono una persona molto pragmatica e concreta”. Così, ai microfoni de “Il caffè della domenica” (Radio4), il leader della Lega, Matteo Salvini, risponde a un tweet sarcastico del vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, sulla giravolta europeista del suo partito (“Un primo effetto l’incarico a Draghi l’ha avuto. Salvini è diventato europeista in 24h“).
Salvini parla in termini entusiastici e sussiegosi del presidente incaricato: “Col professor Draghi non abbiamo parlato di storia o di geografia, ma del fatto che, se ci sarà in questi mesi un taglio di tasse e di burocrazia, io ci sto. Col professor Draghi abbiamo anche parlato di Europa. E’ chiaro che noi siamo, mani, cuore, piedi e cervello, in Europa e io aspiro a un governo che difenda gli interessi nazionali. Il professor Draghi si è fatto valere da questo punto di vista, perché ricordo i suoi match coi tedeschi a proposito della difesa degli interessi di una economia comune. Quindi, si può stare in Europa, ma a testa alta. Non parlo di immigrazione, perché sarebbe scontato che la tutela dell’interesse nazionale in questo caso coincide con la tutela dell’interesse europeo: i confini italiani sono anche i confini europei”.
Incalzato dalla giornalista Maria Latella, il capo del Carroccio risponde anche sui contatti che avrebbe intrattenuto fittamente con Matteo Renzi: “Fantasie. Ci vediamo in Senato e ci siamo messaggiati solo una volta, così come con altri leader di partito. Luigi Di Maio? Anche con lui ci siamo messaggiati, ma ci siamo scambiati solo un messaggio. E’ il mio mestiere. Ho sicuramente telefonate quotidiane con Berlusconi, con la Meloni, con Toti, ecco. Non ho frequentazioni assidue col Pd, ma le avremo“.
Salvini poi sottolinea che sarebbe ‘un errore clamoroso’ eliminare quota 100 (“Il suo allungamento fino alla fine del 2022 è a costo zero”) e annuncia un nuovo colloquio con Draghi martedì pomeriggio: “Porteremo le nostre proposte di utilizzo dei fondi europei. L’ultima delle mie preoccupazioni è il toto-ministro, il toto-poltrone, i sottosegretari, il governo mezzo tecnico, il governo mezzo politico. Aspettiamo le proposte del professor Draghi. Noi della Lega non siamo per gli appoggi esterni o robe strane. E io non sono per la mezza astensione benevola o per l’appoggio esterno sorridente. Se c’è un progetto, ci siamo. Quota 100 non è negoziabile? Io non mi siedo mai al tavolo con qualcuno dicendo: ‘O è così o è pomì. Ho ragione io altrimenti porto via il pallone’. Faremo dei ragionamenti con documenti alla mano. Ricordo che è uno strumento che dà respiro a persone che hanno compiuto 62 anni e che hanno lavorato almeno per 38 anni. Mica sono i baby pensionati“.
Il senatore leghista, infine paragona l’esecutivo guidato da Draghi al governo Parri del 1945, anche in termini di durata. Poi sferra una stoccata alla leader di Fratelli d’Italia e a Beppe Grillo: “Rispetto la scelta di Giorgia Meloni, ci mancherebbe altro. Se io avessi dovuto fare l’interesse solo del mio partito, avrei potuto dire anche io di no a priori, però penso che il momento sia così importante che l’Italia meriti l’amore, lo sforzo, il coraggio di tutto. La citazione di Platone pronunciata ieri da Beppe Grillo? Mamma mia, è troppo profonda. Adesso chiedo a mia figlia di 8 anni che è di là a fare i compiti e vediamo come me la commenta”.