In Italia si è spesso parlato in questi mesi dell’impatto della didattica a distanza sugli studenti e studentesse delle scuole e dell’università in Italia; un approccio all’educazione che se da una parte ha contribuito alla riduzione dei contagi, dall’altra ha però messo ancora più in crisi l’istruzione nel nostro paese.

Questi stessi problemi sono vissuti dai giovani studenti e studentesse emigranti; ho chiesto a due ragazzi italiani nel Regno Unito di raccontarmi la loro esperienza e le difficoltà che stanno affrontando in questi mesi. Tommaso Pelucchi, 21 anni, studente di master in Management presso l’università di Cambridge e Rebecca, 23 anni, anche lei studentessa di master in Middle East Politics presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) dell’università di Londra.

Tommaso e Rebecca hanno scelto di studiare all’estero per motivi diversi ma correlati: Tommaso, originario di Desio, ha iniziato la triennale in Ingegneria meccanica presso la Queen Mary di Londra per intraprendere una carriera internazionale. Nonostante le difficoltà che una città come la capitale inglese ponga giornalmente, è convinto che tale ambiente multiculturale possa dare più opportunità lavorative e di crescita sia personale che professionale. Rebecca ha deciso di continuare i suoi studi all’estero iscrivendosi al King’s College, prendendo la doppia laurea in Filosofia e Francese, che l’ha portata a studiare per un anno presso l’università di Sciences Po a Parigi. Studiare all’estero l’attirava perché “mi dava la possibilità di scegliere una materia che mi piaceva senza che essa mi limitasse troppo nella scelta successiva di carriera”. Rebecca si riferisce al fatto che purtroppo, una laurea in Italia sullo stesso argomento, l’avrebbe portata ad avere meno possibilità lavorative.

Molti studenti come loro, con l’inizio del primo lockdown a marzo, sono tornati in Italia dalle loro famiglie. È stata dura per entrambi finire la triennale da remoto, avendo grosse difficoltà a mettersi in contatto con i professori e a studiare in una situazione così incerta. In più, Tommaso ha dovuto rinviare un importante tirocinio vinto presso un’ottima azienda di consulenza strategica in Italia, mentre Rebecca sente molto forte il disagio di dover pagare delle alte tasse universitarie per il nuovo master, studiando da remoto, senza mai aver incontrato di persona i suoi compagni di classe e professori.

Riguardo alla Brexit, i ragazzi credono che sia troppo presto vederne gli effetti, tuttavia già iniziano a circolare voci di corridoio: “Si vocifera che molte aziende abbiano intenzione di spostare il fulcro delle loro operazioni fuori dal Regno Unito”, dice Tommaso, e Rebecca, parlando con diversi studenti liceali, ha ascoltato testimonianze di ragazzi e ragazze intimorite dal prossimo innalzamento delle tasse universitarie in Gran Bretagna e dal nuovo sistema migratorio “a punti” con relativi costi del visto e dell’assicurazione sanitaria. Tommaso si mostra preoccupato soprattutto nei confronti di questa categoria di giovani europei; non solo vedranno le tasse universitarie alzarsi in maniera sostanziale (più del doppio, se non del triplo) dall’anno accademico 2021/2022, ma i nuovi studenti europei non potranno più accedere, senza un Pre-Settle Status (o Settle Status) allo students loan, un prestito del governo inglese per le tasse universitarie e i costi di vita quotidiana nel paese, il cui debito poteva essere estinto gradualmente, una volta ottenuto un lavoro con un reddito superiore a una certa soglia.

Dalle testimonianze di Tommaso e Rebecca si percepisce il disagio degli studenti e studentesse per questo clima di incertezza davvero complicato. Come dice Rebecca, i ragazzi si sentono spesso “l’ultima ruota del carro” e subiscono terribilmente i problemi causati dalla pandemia. Sia in Italia che nel Regno Unito, il periodo estivo non è stato sfruttato a sufficienza per elaborare una strategia di rientro in classe in sicurezza. Adesso, i ragazzi si trovano a dover fare grossi sacrifici per studiare da casa, perdendosi la quotidianità dell’ambiente scolastico e universitario, con la consapevolezza che successivamente dovranno affrontare un mondo del lavoro con meno opportunità e strumenti a disposizione, rispetto ai diplomati e laureati pre-Covid. Probabilmente l’anno di master di Tommaso e Rebecca, come quello di molti altri ragazzi e ragazze, si concluderà nell’universo delle piattaforme online. Tommaso però cerca di cogliere il lato positivo della situazione, dicendo che questa situazione può essere trasformata in un’opportunità, accettando la sfida che le condizioni di difficoltà dovute alla pandemia hanno creato.

L’aspetto preoccupante della situazione è la tendenza del “ritorno a casa” dei giovani emigranti: coloro che vogliono andare all’estero e puntare a una crescita in un’ambiente internazionale si ritrovano a casa con le proprie famiglie, costretti a interrompere il cammino di indipendenza e crescita personale e professionale nell’ambiente che si sono scelti. La sfida storica del ritorno alla normalità include in sé questo grande problema generazionale: più si allungano i tempi della didattica a distanza (sia in Italia che nel Regno Unito) e più i ragazzi e le ragazze ne usciranno vulnerabili.

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