Giovanni Vincenti e la moglie Antonella Patrucco sono stati ritenuti colpevoli omicidio plurimo aggravato nei confronti di tre Vigili del fuoco che rimasero uccisi dopo essere stati chiamati per spegnere l'incendio appiccato nell'edificio dai due imputati nel tentativo di riscuotere i soldi dell'assicurazione. La difesa ha già annunciato il ricorso in appello
Trent’anni di carcere. Il tribunale di Alessandria ha condannato Giovanni Vincenti e la moglie Antonella Patrucco per il reato di omicidio plurimo aggravato in seguito allo scoppio nel cascinale di Quargnento che, tra il 4 e il 5 novembre 2019, causò la morte di tre Vigili del fuoco. I due coniugi erano già stati condannati a luglio con rito abbreviato (che prevede lo sconto della pena) a quattro anni per crollo doloso, truffa e lesioni per aver causato l’incendio al fine di ottenere i soldi dall’assicurazione. Alla lettura della sentenza erano presenti anche i familiari delle vittime: “Ce l’abbiamo fatta, l’avevamo promesso ai nostri figli”, ha dichiarato la madre del vigile del fuoco Antonino Candido.
Fuori dal tribunale, il presidio dei pompieri chiedeva a gran voce l’ergastolo per i due imputati: “Quello che ci preme di più, oggi, è che la sentenza scagioni senza equivoci l’operato dei vigili del fuoco e in particolare del caposquadra Giuliano Dodero. Altrimenti sarebbe una seconda pugnalata”, ha spiegato Giovanni Maccarino, del Consiglio nazionale Usb. Il riferimento è alla tesi della difesa secondo cui i Vigili del fuoco non dovevano entrare nella cascina. “Non c’era nessuno da salvare lì, non c’era niente e quindi non c’era dovere di sicurezza”, ha detto nel corso del processo l’avvocato Lorenzo Repetti, difensore di Vincenti. “Dobbiamo accertare – aveva aggiunto – se il caposquadra ha dato l’ordine corretto, pur restando ferme le responsabilità enormi di Vincenti. Che però sono colpose”. Ma dopo che il giudice ha letto la sentenza che ha riconosciuto la totale responsabilità dei due imputati, i familiari hanno espresso soddisfazione: “Speriamo che li facciano tutti (gli anni di carcere, ndr) – ha detto la madre di Marco Triches, uno dei tre vigili morti – Avevo un figlio stupendo e me l’hanno tolto. Viveva per i valori della vita che io gli ho insegnato”.
La difesa ha già fatto sapere che ricorrerà in appello sostenendo la tesi della colpa gravissima, ma non il dolo: “Siamo ancora convinti che Vincenti non avesse intenzione di uccidere. Il processo è ancora lungo. Sosterremo in appello la colpa gravissima, non il dolo”, hanno dichiarato Repetti e l’avvocato Vittorio Spallasso. “Nessuno – aggiungono – ha mai messo in dubbio che i Vigili del fuoco fossero buoni”.