La crisi tra i tre Paesi Ue e il Cremlino è nata dopo la decisione di cacciare i diplomatici europei colpevoli di aver partecipato, secondo i russi, a manifestazioni in favore del dissidente russo Alexei Navalny
È crisi diplomatica aperta tra la Russia e Germania, Svezia e Polonia. Dopo la decisione di Mosca di espellere gli ambasciatori dei tre Paesi europei, accusati di aver preso parte alle manifestazioni pro-Navalny delle ultime settimane, le tre cancellerie Ue hanno risposto dichiarando “presone non grate” e rispedendo quindi in patria i diplomatici russi. “Con questo passo – ha fatto sapere il ministero degli esteri di Berlino – il governo tedesco risponde alla decisione presa dalla Russia venerdì, con l’espulsione di diplomatici di Paesi europei, fra cui la Germania. Questa decisione è stata del tutto ingiustificata. Il diplomatico tedesco in questione non aveva fatto altro che esercitare le sue funzioni nel rispetto della Convenzione di Vienna osservando gli sviluppi in Russia con metodi pacifici”.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, è tornato a dichiarare che la decisione di cacciare gli ambasciatori dei tre Paesi europei testimonia che la Russia non accetta interferenze sul caso dell’oppositore di Vladimir Putin, arrestato al suo ritorno in patria dopo l’avvelenamento di agosto: “L’espulsione dei diplomatici è stata provocata dalle azioni che alcune missioni straniere a Mosca hanno adottato durante i disordini illegali – ha dichiarato – La parte russa ha dimostrato chiaramente che ciò non sarà tollerato”. Ha però aggiunto che la Russia “è stata e resta interessata a restaurare i rapporti tra Mosca e Bruxelles”, ma è contraria “a reciproche interferenze e al ricorso a doppi standard” e su questo sarà “molto decisa”, ha affermato commentando le dichiarazioni dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, che durante la sua visita a Mosca ha ribadito la richiesta europea di scarcerare Navalny. Proprio Borrell, nel corso dell’incontro con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, aveva chiesto di poter incontrare Navalny durante la sua visita a Mosca, ma, secondo quanto riferito oggi dal portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, Peter Stano, il capo della diplomazia russa lo ha invitato a presentare la richiesta direttamente alla Corte. Visti i tempi, la visita non è stata possibile.
A difendere l’operato di Borrell, criticato per una trasferta prima della quale avrebbe dovuto sincerarsi di poter almeno visitare Navalny in carcere, è la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “La presidente esprime il suo sostegno all’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, per il suo viaggio in Russia, che era estremamente delicato. Lo sapevamo prima che partisse”, ha dichiarato il portavoce di palazzo Berlaymont, Eric Mamer. “È stato un incontro difficile – ha aggiunto -, ma non per questo non si doveva fare. Dovevamo avere un dialogo franco con le autorità russe, toccando molti punti sulle nostre relazioni che in questo momento sono estremamente complicate. Un viaggio non è un successo o una sconfitta semplicemente sulla base di quanto è accaduto in una delle sue parti, ma per l’insieme dei contatti avuti durante la visita”.
L’atteggiamento del governo russo è stato però fortemente stigmatizzato da un gruppo di europarlamentari a Bruxelles: “Condanniamo fermamente la recente decisione della Federazione Russa di espellere dal Paese tre diplomatici dell’Ue, rispettivamente dalla Germania, dalla Polonia e dalla Svezia. L’espulsione è del tutto ingiustificata e va contro lo spirito della Convenzione di Vienna”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta il presidente della commissione per gli affari esteri, David McAllister, il relatore permanente del Parlamento europeo sulla Russia, Andrius Kubilius, e il presidente della delegazione alla commissione di cooperazione parlamentare Ue-Russia, Ryszard Czarnecki. “Esortiamo pertanto la Federazione Russa a rispettare il diritto internazionale e a revocare la sua decisione”, hanno aggiunto.
Proprio l’azione internazionale è la chiave, secondo lo staff di Navalny, per mettere pressione sul Cremlino affinché liberi il blogger dissidente: “Il nuovo indirizzo di lavoro per noi è quello riguardante la politica estera. Faremo in modo che ogni leader straniero possa discutere con Vladimir Putin di nient’altro che della liberazione di Alexei Navalny – ha detto Leonid Volkov, responsabile della rete regionale del Fondo Anti-Corruzione in un messaggio ai sostenitori -, in modo che il nostro grande geopolitico scappi dagli incontri internazionali ad alto livello come un cagnolino scappa dal suo padrone dopo aver fatto una birichinata”. Ha poi rincarato la dose promettendo di togliere “al portafoglio di Putin e ai sui amici oligarchi i loro beni in tutto il mondo. Le sanzioni contro il portafoglio di Putin e contro gli oligarchi non sono sanzioni contro la Russia, sono sanzioni contro Putin. L’indagine sul palazzo ha dimostrato che Putin, più di ogni altra cosa, ama il denaro. Il nostro piano consiste nell’aumentare la pressione su Putin, dunque usciranno nuove indagini e le sedi organizzeranno nuove manifestazioni pacifiche. Dobbiamo attirare 5 milioni di elettori al ‘voto intelligente’ (meccanismo, guidato anche attraverso app e big data, secondo cui si vota il candidato alternativo che più ha chance di battere il blocco ufficiale, ndr) per sconfiggere Russia Unita nelle maggiori città del Paese alle elezioni di settembre”.