Sedici colpevoli di omicidio, uno di stupro, sei di reati di droga. E quattro prigionieri politici.
È questo il dettaglio di un mese terribile, segnato da continue esecuzioni capitali in Iran: almeno 27. Se verrà mantenuto questo ritmo, di quasi un’esecuzione al giorno, il totale del 2021 finirà per essere superiore a quello, già enorme, di almeno 256 esecuzioni registrato nel 2020.
Dieci dei 27 prigionieri impiccati appartenevano alla minoranza baluci, che vive nell’omonima provincia del Sistan Balucistan. Erano baluci un terzo dei 49 prigionieri messi a morte dal 1° dicembre 2020.
Per uno di loro, Javid Dehghan, c’era stato anche un appello delle Nazioni Unite affinché l’esecuzione venisse sospesa, dopo la denuncia che l’uomo era stato torturato affinché confessasse l’uccisione di un agente delle forze di sicurezza.
Altre quattro esecuzioni di baluci sono in programma nei prossimi giorni.
Un’altra esecuzione che ha suscitato proteste internazionali è stata quella, avvenuta il 25 gennaio, del wrestler Mehdi Ali Hosseini, il secondo praticante di questa disciplina sportiva messo a morte dopo Navid Afkari, impiccato lo scorso agosto.
Resta ancora incerta la sorte di Ahmadreza Djalali, il ricercatore di passaporto svedese e iraniano che ha anche trascorso alcuni anni in Italia presso l’Università del Piemonte Orientale.
Da oltre due mesi, esattamente dal 24 novembre, lo scienziato condannato a morte per la falsa accusa di spionaggio si trova in isolamento e, secondo quanto comunicato dalle autorità giudiziarie all’avvocata, l’esecuzione potrebbe essere imminente.