È Carlalberto Cimenti, per tutti “Cala”, uno dei due scialpinisti morti dopo essere stati travolti da una valanga al Sestriere, in provincia di Torino. Cala, veterano dell’Himalaya che domenica avrebbe compiuto 46 anni, si stava dirigendo verso la Valle Argentera in compagna dell’amico Patrick Negro, quando un distacco valanghivo li avrebbe travolti nella zona della Cima del Bosco e del Col Chalvet, al confine tra i comuni di Cesana e Sauze di Cesana.
Nel pomeriggio ad allertare i carabinieri erano stati i familiari di Cimenti, dato che lo scialpinista esperto non era rientrato dalla gita con l’amico e non aveva dato più notizie di sé. Il soccorso alpino piemontese, allertato dai carabinieri, dopo numerose ricerche ha trovato i loro corpi sommersi da oltre due metri di neve. Cimenti, scampato alla morte in Pakistan, sul Gasherbrun VII nel luglio 2019, quando aveva salvato la vita a un compagno, che era scivolato e caduto per centinaia di metri, ha trovato la morte nel suo Piemonte: entrambe le vittime erano infatti originarie di Pragelato, in provincia di Torino.
Le spedizioni d’alta quota di Cimenti erano pensate per poter ridiscendere la montagna scalata con gli sci ai piedi, integralmente o almeno parzialmente. Tra le sue “imprese” le conquiste, tra la Cina e il Nepal, nel 2005 della cima del Cho Oyu, nel 2010 dell’Ama Dablam e nel 2011 del Manaslu, scendendo con gli sci senza l’ausilio dell’ossigeno. Nel 2015 Cala fu il primo italiano della storia a ricevere l’onorificenza Snowleopard, riconoscimento che la Federazione alpinistica russa concede a chi scala tutte e cinque le cime oltre i 7.000 metri sul territorio dell’ex Unione Sovietica.
Nell’ottobre del 2017 raggiunge gli oltre 8mila metri di quota del Dhaulagiri, la settima montagna himalayana più alta del mondo con i suoi 8.167 metri di altezza. Nel 2018 scala la Laila Peack, 6.096 metri in Pakistan, e poi una montagna vicina al Laila, ancora inviolata, di 5.900 metri, che battezza “Lailàs”, Little Sister. Ma è nel 2019 che si dedica alla sfida più ardita: la conquista del Nanga Parbat, nel Karakorum pakistano, che con i suoi 8.126 metri è una delle cime più pericolose del mondo, tanto che gli sherpa pakistani la chiamano la “montagna mangiauomini”.
“Una notizia tristissima. Cala Cimenti era un amico di tanti di noi. Aveva partecipato più di una volta al Cuneo Montagna Festival”, commenta in una nota l’Unione nazionale comunità ed enti montani. “Due persone che avevano stima e affetto tra i colleghi, tra tutti noi. Ci mancheranno. Il loro esempio e il loro amore per le montagna non muoiono”, conclude Uncem. Tantissimi i commenti social sulla pagina di Cimenti, famoso per le sue imprese in montagna.
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