Il custode e due complici filmati dalle telecamere mentre smembravano i corpi dei defunti. Tre le persone arrestate dalla Guardia di Finanza, una percepiva il reddito di cittadinanza e un'altra l'indennità di disoccupazione
Loculi svuotati, cadaveri fatti a pezzi e gettati nei sacchi per essere bruciati. Succede al cimitero di Tropea, in provincia di Vibo Valentia, dove tre persone sono state arrestate per violazione di sepolcro, distruzione di cadavere, illecito smaltimento di rifiuti speciali cimiteriali e peculato. In carcere sono finiti il custode del cimitero Francesco Trecate, 62 anni, il figlio Salvatore, 38 anni, e Roberto Contartese, 53 anni. Secondo il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo i tre “per fare posto illecitamente ad altre sepolture, probabilmente lucrandoci sopra, non si sono fatti scrupoli di gettare nella spazzatura i resti dei cadaveri che già si trovavano sepolti”.
Secondo l’accusa, dopo aver sottratto le bare dai loculi senza autorizzazione, i tre, in un’area nascosta del cimitero, rimuovevano i cadaveri di persone decedute da tempo, li facevano a pezzi e, dopo averli messi in un sacco, li bruciavano. Dopo pochi giorni nel loculo svuotato veniva tumulata una nuova salma. Il caso è stato scoperto grazie all’installazione, risalente all’ottobre dello scorso anno, di una telecamera in un piazzale del cimitero, che ha ripreso i tre mentre smembravano i corpi con attrezzi o anche a mani nude. In diverse immagini uno dei responsabili è stato ripreso mentre teneva in mano la testa di una donna “a mo’ di trofeo”.
Le indagini stanno continuando le indagini per valutare l’eventuale il coinvolgimento di terzi o se i colpevoli abbiano agito su commissione. L’inchiesta, condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento del procuratore Camillo Falvo e del pm Concettina Iannazzo, è nata sulla scorta di un’altra indagine già avviata, e ha portato a scoprire un sistema illecito di estumulazione dei cadaveri, soprattutto di persone che non avevano parenti in zona.
“Le investigazioni – dicono i finanzieri – scaturiscono dallo sviluppo di molteplici, precisi e convergenti elementi informativi acquisiti da pattuglie in servizio di pubblica utilità 117 e di controllo economico del territorio, che hanno determinato l’avvio di un’attenta e costante attività di osservazione nei confronti dei tre soggetti, che svolgevano la loro attività lavorativa all’interno del cimitero di Tropea, il primo dei quali percepiva il reddito di cittadinanza mentre il secondo l’indennità di disoccupazione” spiegano le Fiamme Gialle.
A Francesco Trecate, zio dell’assessore comunale agli affari generali Greta Trecate, era stata conferita a settembre 2020 una benemerenza dal Comune di Tropea come riconoscimento a chi contribuisce al bene collettivo e al miglioramento della città.