Gentile professor Draghi,

non ho nulla contro di lei e ho molto rispetto per la competenza che tutti le riconoscono; non scrivo per lodarla, però, e intendo manifestarle alcune perplessità: è che molti anni d’insegnamento e di lavoro negli organi collegiali dei licei – è un esempio minimo – mi hanno fatto capire quanto sia difficile tenere insieme visioni e caratteri diversi, armonizzarli, e indicare la linea della scuola.

La sua impresa è enormemente più importante e complessa: lei deve condurre a sintesi (anche) i bisogni e gli interessi su cui i partiti fondano la loro ragion d’essere. E’ dalla certezza di questa difficoltà che nasce la mia lettera. Armonizzare “spinte” contrastanti è arduo e faticoso, e se gli interessi in campo sono addirittura opposti accordarli è impossibile. Il direttore del Fatto ha indicato alcuni punti sui quali la sua azione di governo resterà bloccata: come tenere insieme “un nove volte prescritto e gli abolitori della prescrizione, un corruttore seriale e gli autori della Spazzacorrotti, un frodatore fiscale e i fautori delle manette agli evasori”. Eccetera.

Nel varare il suo governo lei è chiamato in queste ore a scegliere:

a) L’ammucchiata generale (con conseguente caos e paralisi dell’azione di governo);

b) Una direzione di marcia precisa (con maggioranza progressista, oppure orientata a destra).

Mettere in soffitta i concetti di destra e sinistra – scrisse Bobbio – è un errore. Possiamo non usare queste parole, certo, ma schieramenti opposti (sui fatti) sorgono sempre, perché le scelte di un governo sono necessariamente divisive: arriveranno nuovi barconi di disperati a Lampedusa, professor Draghi, come si comporterà? Se chiuderà i porti farà una politica di destra, come vuole la Lega; se li aprirà, farà una politica di sinistra come vuole il Pd. Chi nega questo è ottuso. O in malafede. Lei, sono certo, non è né l’uno né l’altro. E dunque: decida con chi vorrà camminare per condurre il Paese, così spero, verso un approdo sicuro.

In questi giorni alcuni studenti, anche quelli che ora frequentano l’università, mi dicono: “Prof, un governo dei migliori non è male”. Vero. Lo auspicava anche Platone. Il problema sono le idee, il progetto, il programma. Il governo dei migliori, per fare cosa? Nietzsche esaltò “i migliori” e un signore tedesco coi baffetti lo prese sul serio. E’ solo un esempio (un caso estremo), so bene che ora è diverso, è cambiato il contesto, non c’è questo pericolo… ma nonostante io creda che lei sia una persona perbene avverto un certo disagio quando si parla dei “migliori”, da qualche parte ecco che spuntano “i peggiori” e gli aristoi che odiano il gregge.

Un pensiero mi turba: nel 2015, quando la Grecia era sotto pressione, in piena crisi economica, la Bce tolse la liquidità alle sue banche con grande disperazione dei greci (i peggiori?): come definisce oggi, prof Draghi, l’azione della Bce da lei guidata? “Bisogna sapere chi si è – dice Sartre – e cosa si vuol fare”. Da capo della Bce lei ha inviato all’Italia (insieme a Trichet) la brutta lettera del 2011; sembra che sia stato lei a ispirare il Jobs act di Renzi; la Confindustria la adora: sono tutte cose che indicano una sua propensione a… Mi fermo qui. Non voglio rompere il clima di fiducia che si è creato intorno a lei, e non amo il ruolo di bastian contrario.

I fatti restano, però; anche se Landini dice che con lei “possiamo far uscire l’Italia dalla precarietà del lavoro”. Lo spero, nonostante certi suoi atti vadano in una direzione che l’agiografia sulla sua persona occulta.

Auguro a quanti hanno una certa idea di Paese che le garanzie – giustizia, equità, diritti – che chiedono Pd e 5Stelle siano mantenute: perché ciò accada tuttavia occorre che lei non imbarchi nella sua scialuppa forze che remano in direzione opposta. Quanto al Movimento, e agli iscritti alla piattaforma Rousseau, stiano attenti a Forza Italia: la sua presenza nel governo dice che esecutivo sarà. Detto diversamente: fa ridere il M5S che, insieme allo psiconano, s’inchina al super tecnico Draghi. E’ ridicolo. E non può che suscitare la risata (legittima) del più becero tra i berlusconiani.

Una risata, caro Grillo, non dovuta alla satira ma a una scelta politica: un disastro. Che la piattaforma Rousseau salvi il M5S con una decisione onorevole, che, senza essere un no secco al nuovo governo, non somigli a un suicidio. Nelle prossime ore, professor Draghi, queste scelte (non solo le sue) mostreranno in che direzione andrà il nostro Paese.

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