Sky o Dazn? Questo è il dilemma. Della Serie A, che deve assegnare i diritti tv per il triennio 2021-2024, e dei tifosi, che si chiedono dove vedranno le partite a partire da settembre. Per conoscere la risposta non bisognerà attendere ancora a lungo, la decisione dovrebbe essere ufficializzata già giovedì. Con una buona notizia: comunque vada, il consumatore potrà dire addio all’odiato doppio abbonamento, perché il campionato sarà visibile tutto su un’unica piattaforma (anche se la Champions sarà di Sky e in parte Amazon e qui dal lato consumatore potrebbe sorgere qualche inconveniente). Probabilmente su internet, perché all’orizzonte c’è una rivoluzione che, se confermata, sarebbe davvero epocale.
Alla fine chi si aspettava (ed erano tanti) che l’asta per i diritti tv fosse un flop è rimasto sorpreso. La Serie A fa ancora gola. E non perché sia un campionato moderno, combattuto, appassionante, è il solito calcio degli ultimi anni, per di più intristito dal Covid. Lo dimostra il fatto che lo sbarco di Amazon non è arrivato, insieme ai tanto attesi nuovi investitori. Però quelli vecchi hanno scoperto che erano quasi più loro ad aver bisogno del pallone, che viceversa. Per ragioni diverse, Sky e Dazn, alleati fino a ieri nell’ultimo triennio che aveva portato al doppio abbonamento, si sono sfidati a suon di rilanci. Per la gioia del pallone e dell’amministratore delegato della Lega, Luigi De Siervo, che è riuscito nell’impresa di rivitalizzare un’asta che pareva morta in partenza e invece è stata un successo clamoroso.
I presidenti hanno due offerte sul tavolo, entrambe allettanti, ma una è più ricca dell’altra. Quella di Dazn, che stavolta non si è accontentata di fare da stampella a Sky. La piattaforma streaming ha messo sul piatto ben 840 milioni di euro l’anno per portarsi a casa tutto il campionato: le 7 partite che fin qui erano di Sky in esclusiva, ma anche le rimanenti tre (fra cui il prezioso anticipo del sabato) in condivisione con altri. Soluzione che permetterebbe alla Lega di guadagnare altri soldi da un nuovo bando per queste 3 (rivolto proprio a Sky, o magari a Mediaset, o chissà chi altro) e avvicinarsi molto alla fatidica soglia del miliardo a stagione.
Per conto suo Sky, che fin qui aveva sempre giocato al ribasso convinta di non avere rivali, si è trovata all’improvviso di fronte alla prospettiva di perdere tutto, pallone ed abbonati. E quindi ha offerto molto più di quanto avesse messo in conto, forse persino più delle sue possibilità: 750 milioni per tutto il campionato su tutte le piattaforme, satellite, digitale e web. Poi, siccome il Consiglio di Stato ha vietato le esclusive online, in parallelo verrebbe avviato il famoso “Canale della Lega” da distribuire in streaming su altre piattaforme (Dazn? Tim?), pagato sempre da Sky che metterebbe sul piatto altri 50-70 milioni per realizzarlo (ma poi ne incasserebbe gli eventuali proventi).
Questa proposta è strategica: permetterebbe alla Serie A di mettere in cassa una cifra consistente e al tempo di stesso di preparare il futuro, lanciare senza affanni e rischi industriali il proprio canale che fra 3 anni diventerebbe protagonista. Però i numeri per Sky sono impietosi: oggettivamente, l’offerta faraonica di Dazn (dietro cui potrebbe esserci anche un accordo commerciale con Tim, per distribuire il campionato pure su TimVision, a cui va sommato l’introito supplementare delle 3 partite da rimettere a gara in condivisione) vale almeno 100-150 milioni di euro in più a stagione, oltre 300 in totale. Non sono spiccioli, in un momento in cui il calcio mondiale è in ginocchio per il Covid e ha disperato bisogno di risorse.
Per questo i presidenti erano addirittura disposti a vendersi un pezzo di campionato ai fondi d’investimento stranieri, ipotesi molto più lontana ora che dai diritti tv sono arrivate buone notizie. Non è un caso, allora, che quasi tutte le squadre si siano schierate dalla parte di Dazn: non solo la Lazio di Lotito, ma anche le big (in testa la Juventus di Andrea Agnelli), che fino ad oggi erano sempre state considerate filo-Sky e oggi invece sembrano disposte ad appoggiare il grande salto. Se la partita ancora non è stata chiusa (l’assemblea decisiva di lunedì ha preferito rinviare di qualche giorno) è solo perché Sky è sempre Sky: una garanzia per i presidenti, un abitudine per 4-5 milioni di abbonati, che sarebbero costretti a migrare su un’altra piattaforma, un’altra tecnologia. Ma sono anni che si dice che il futuro del calcio è su internet. Bisogna capire se quel futuro è già arrivato.