Chiarisce i dubbi sul vaccino AstraZeneca, verso il quale “non bisogna essere diffidenti” e spiega che il farmaco “per la popolazione di lavoratori a maggior rischio, quelli in rapporti con il pubblico è un ottimo strumento di controllo del virus”. Ma soprattutto Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, in un’intervista al Corriere della Sera chiarisce che da aprile in poi partirà la campagna vaccinale di massa e da allora in poi “potremmo essere in grado di vaccinare 10 milioni di cittadini al mese”. Magrini insiste per tranquillizzare rispetto all’efficacia del vaccino AstraZeneca, che “è adatto ai lavoratori e partiremo con i più esposti, forze dell’ordine e insegnanti“. Posizione ribadita anche in un’intervista a La Stampa, in cui annuncia che “con AstraZeneca ci stiamo orientando ad allungare il periodo a 12 settimane tra prima e seconda dose: sempre restando nell’intervallo approvato”, infatti, “gli studi dicono che aumentando le settimane, aumenta anche l’efficacia. Può salire all’82%. Mi sembra una buona notizia“.

Rispondendo al perché in Italia questo vaccino sia indicato sotto i 55 anni mentre altri Paesi hanno posto il limite dei 65, Magrini spiega che in Italia “è prevalso il parere di Aifa per cui, a partire dal dossier dell’Agenzia europea per i medicinaliEma, “si è visto che i dati di efficacia stimabili erano limitati agli under 55. Nella fascia 55-65 anni i dati erano talmente pochi da non poter dar luogo ad alcuna stima di efficacia”. Il Dg Aifa ricorda tuttavia che “il farmaco di AstraZeneca è comunque registrato per tutti, anche per gli anziani, e la produzione di anticorpi è stata dimostrata in tutte le fasce d’età. Non bisogna essere diffidenti”, raccomanda. Anche perché “in questa crisi globale, in attesa di dati certi, noi suggeriamo che tutti gli anziani (sopra i 65 anni) e i pazienti a rischio ricevano i vaccini di Moderna e Pfizer. Stiamo cominciando con gli ultraottantenni“.

In altre parole, chiarisce Magrini, “sono state indicate per ora delle chiare priorità in due percorsi paralleli: per gli anziani e le persone a rischio il vaccino Rna, per i lavoratori quello di AstraZeneca. La categoria che esprime il maggior numero di contagi è tra 20 e 54 anni perché sono persone che si muovono, lavorano, hanno vita sociale e quindi corrono maggiormente il pericolo di prendere l’infezione. Cominciamo dai più esposti, forze dell’ordine e insegnanti, con un vaccino come quello AstraZeneca che ha dimostrato buona efficacia e si potrebbe aumentarla con una seconda dose a 12 settimane. Ci aspettiamo inoltre che tra qualche settimana arriveranno ulteriori dati dallo studio americano”. Poi da Pasqua scatterà la vaccinazione di massa, e nel frattempo “ci aspettiamo che non tardi il vaccino di Johnson&Johnson il cui dossier è in corso di valutazione presso Ema“.

Dopo la notizia che il Sudafrica ha sospeso la somministrazione del vaccino AstraZeneca, che mostrerebbe scarsa efficacia contro la variante di Sars-CoV-2 diffusa nel Paese, alla Stampa Magrini assicura che “sull’effetto delle varianti, e su ogni dubbio che i cittadini possono nutrire, quanto prima ci saranno le risposte pubblicate su Aifa.it, il nostro sito. Noi procediamo per ora convintamente: questo vaccino, per la popolazione di lavoratori a maggior rischio, quelli in rapporti con il pubblico – ribadisce – è un ottimo strumento di controllo del virus”.

“Mentre i due vaccini Pfizer e Moderna rappresentano un’ottima protezione individuale – prosegue il direttore generale dell’Aifa – AstraZeneca è meno efficace”, intorno al 60% nello schema approvato, “ma fornisce comunque una protezione di buon livello e serve a limitare la diffusione della malattia come sta emergendo dall’esperienza inglese”. E poi appunto “ci stiamo orientando ad allungare il periodo a 12 settimane tra prima e seconda dose”, un approccio che secondo alcuni dati diffusi nei giorni scorsi aumenterebbe l’efficacia all’82%.

Quanto infine agli scettici del vaccino, Magrini conferma che “i dubbi tra il personale sanitario, in particolare la componente non medica, sono un fenomeno da prendere molto seriamente, ma pacatamente. Noi abbiamo scelto un approccio informato e gentile – ricorda – Le Primule sono nate anche per questo, come idea, e continuo a sperare che si facciano, al fine di essere un invito informato e accogliente alla popolazione. Perché la vaccinazione non vuol essere un atto d’imperio. Certo, in presenza di scarsa adesione, e ridotta capacità informativa e di coinvolgimento, possono esserci soluzioni più drastiche. Ma rimaniamo per ora verso un’adesione che sembra essere buona”.

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