Sul piano della politica interna è quasi certo l’appoggio da parte dei partiti, escluso Fratelli d’Italia, al governo Draghi. E non si sa se si tratterà di un governo tecnico o politico. Tuttavia l’andamento delle consultazioni fa capire che l’azione di Draghi si realizzerà in una rivincita del neoliberismo nei confronti di quei timidi tentativi contrari posti in essere dal governo Conte due.
Questa previsione è deducibile da quanto detto in una lunga intervista da Christine Lagarde, che nell’esultare per l’incarico dato a Draghi ha ribadito che il debito pubblico degli Stati membri dell’Ue economicamente più deboli è intoccabile e assurda sarebbe la loro monetizzazione (cioè il pagamento dei debiti tramite l’emissione di nuova moneta), e giustifica questo atteggiamento ritenendo che lo sviluppo economico sarà in grado di estinguere il debito pubblico.
Questa è il punto irrinunciabile a parte dell’Unione europea che, secondo tutti gli indicatori di cui disponiamo, con quasi certezza sarà adottato anche da Draghi nella formazione del suo programma di governo.
Mi astengo dal dare giudizi finché non leggerò il programma che il Presidente del Consiglio incaricato sottoporrà all’approvazione dei partiti. Ribadisco tuttavia il mio convincimento: se veramente Draghi vorrà essere il salvatore dell’Italia, egli dovrà operare non secondo le norme del sistema patologico, predatorio e immorale del neoliberismo seguite in Europa, ma secondo le norme fisiologiche del sistema economico produttivo e costituzionalmente corretto del keynesianesimo.
Draghi è stato allievo del grande economista Federico Caffè, il quale da decenni è scomparso nel nulla. È possibile che Draghi torni alle idee del suo maestro? Ciò significherebbe che Draghi, padre delle privatizzazioni che hanno tolto allo Stato italiano tutte le fonti di ricchezza nazionale, si riconvertirà all’idea del suo maestro e opererà un trasferimento massiccio dal privato al pubblico delle industrie strategiche, dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio, come prescrive l’articolo 43 della Costituzione.
Con ogni probabilità questo non avverrà. Ma ho l’ardire di invitare Draghi ad attuare la Costituzione oggi vigente e in particolare, dopo aver dato i giusti ristori a coloro che sono stati colpiti dalle restrizioni della pandemia e dopo aver ricostruito la sanità pubblica, le scuole e gli istituti di ricerca, a utilizzare i prestiti europei per attuare il titolo terzo, parte prima della Costituzione, e in particolare l’articolo 3 secondo il quale: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori (e non delle banche e della finanza, nda) all’organizzazione economica, politica e sociale del Paese”.
Se il governo Draghi non attuerà questi sacri principi costituzionali dovrà essere considerato un governo fuori dell’ordine imposto dalla nostra Costituzione repubblicana e democratica.