L’avvocato Carlo Borghi difensore degli interessi della compagnia del traghetto, Nav.ar.ma spa oggi Moby spa, operava nello studio legale dell’avvocato a difesa degli interessi di 21 familiari delle vittime della strage, Paolo Bassano. "Siamo fratelli, figlia della stessa madre", dicono a Ilfattoquotidiano.it. Il codice deontologico forense vigente all’epoca non vietava questo tipo di rapporto, mentre ora è passibile di una sospensione
A quasi trent’anni dai fatti, l’incidente che coinvolse il Moby Prince continua ancora a riservare novità. L’avvocato difensore degli interessi della compagnia armatoriale del traghetto, Nav.ar.ma spa oggi Moby spa, operava nello studio legale dell’avvocato che curava la difesa degli interessi di 21 familiari delle vittime della strage, Paolo Bassano. Carlo Borghi, questo il nome del legale della compagnia di Vincenzo Onorato, è persino indicato come parte dello Studio legale Bassano nell’intestazione di una lettera indirizzata ai familiari delle vittime proprio da Paolo Bassano, storico legale delle principali parti civili riunite nel Comitato 140 poi divenuto Associazione 140. La questione è emersa ora attraverso il progetto Armadio della Memoria, sostenuto da una recente legge regionale toscana e finalizzato all’archiviazione del materiale documentale sulla strage consumatasi al largo di Livorno.
Carlo Borghi fu da subito il difensore di Nav.ar.ma spa al punto da risultare l’estensore della lettera di accompagnamento con cui il 14 marzo 1992 la compagnia armatoriale fece arrivare alla Procura di Livorno le copie delle polizze assicurative a protezione del Moby Prince. Polizze tra le quali la famosa “rischi guerra”, oggetto di un approfondimento speciale da parte della Commissione d’inchiesta parlamentare che ha consentito di riscrivere larga parte della storia della vicenda. Paolo Bassano, raggiunto da Ilfattoquotidiano.it, ha spiegato il suo legame con Carlo Borghi: “Siamo fratelli, figli della stessa madre, ha 15 anni più di me” ma “ho avuto con lui solo una coabitazione nei locali, pur avendo Studi divisi”. E aggiunge: “Lui non sapeva nulla del mio lavoro, io non sapevo nulla del suo. L’unica informazione che ho è che è stato procuratore di Nav.ar.ma nella fase iniziale di questo giudizio. Carlo ha sempre svolto lavoro procuratorio per studi genovesi in ambito marittimo e quando iniziai ad occuparmi del processo penale la transazione assicurativa cui io credo abbia lavorato era sepolta da anni. I risarcimenti sono stati corrisposti tra 1991 e 1992. Io ho iniziato a lavorare per le parti civili nel 1994”.
L’ultima occasione di incontro tra Borghi e Bassano su Moby Prince fu però nel 2002 in corrispondenza con la conciliazione giudiziale tra le parti curate dai legali – 17 parti civili e Nav.ar.ma spa – insieme a Snam spa. Una conciliazione arrivata dopo l’avvio della causa civile intentata dall’avvocato Bassano verso i responsabili del caso Moby Prince accertati dalla sentenza d’appello, l’ultima ad oggi, sulla vicenda: Valentino Rolla, il terzo ufficiale della petroliera speronata dal Moby Prince, reo di non aver azionato i segnali antinebbia – comunque prescritto – e la sua compagnia armatrice statale, Snam spa. Una condanna con “non luogo a procedere per prescrizione” incentrata tutta sulla nebbia concausa della collisione, benché la relazione finale della Commissione d’inchiesta parlamentare 2018 indichi tale fenomeno atmosferico probabilmente assente quella notte e comunque ininfluente per la dinamica della collisione. “Quella conciliazione giudiziale del 2002 fu fatta con il giudice Martorano con avvocati incaricati dall’assicuratore di Nav.ar.ma, se c’era accordo sottostante, ma io non lo sapevo – precisa Bassano a Ilfattoquotidiano.it – Per me erano legali di Na.var.ma e Snam. E Carlo Borghi non ha avuto parte alla transazione. Era domiciliatario per i legali Na.var.ma nel mio stesso studio, stesso indirizzo in via Pieroni 26, ma non presente alla transazione”.
A prescindere dall’assenza di Carlo Borghi, fu comunque storicamente raggiunto un accordo davanti ad un giudice, per evitare una sentenza dello stesso giudice attestante le responsabilità sia di Snam che di Nav.ar.ma spa, e magari palesare il contratto assicurativo tra queste firmato il 18 giugno 1991. Sul punto l’avvocato Paolo Bassano precisa a Ilfattoquotidiano.it che “al momento della conciliazione davanti al giudice eravamo arrivati avanti nella causa dove si discuteva solo di liquidazione, non di responsabilità già accertate in sede penale. C’era la nebbia e per questo erano responsabili Rolla e Snam, inoltre era responsabile della condotta del traghetto il defunto comandante Chessa e quindi per contratto di servizio Nav.ar.ma.. E posso dirle che per le parti civili fu un’ottima liquidazione anche perché dal 1991 al 2002 erano cambiati i criteri di conteggio dei danni da perdita del rapporto parentale. Il valore della vita umana era cambiato. Per fare un paragone non sul caso specifico da 200mila euro a 2 milioni di euro”.
Il codice deontologico forense vigente all’epoca non vietava esplicitamente questo tipo di rapporto tra i legali Borghi e Bassano, mentre ai giorni nostri lo indica come passibile di una sospensione dell’attività professionale da 1 a 3 anni. Raggiunto da Ilfattoquotidiano.it Loris Rispoli, presidente dell’Associazione 140, commenta così la notizia: “L’avvocato Bassano ci informò ai tempi della questione e si è comportato bene in aula durante il processo. Dopo il 2002 ci disse che non se la sentiva di seguirci se avessimo continuato, ma processualmente parlando è stato l’unico a fare al meglio il suo lavoro”. Luchino Chessa, presidente dell’associazione 10 aprile e figlio del comandante del Moby Prince, sentito da Ilfattoquotidiano.it spiega: “Apprendo oggi questa notizia e rimango particolarmente stupito di quanto accaduto. L’avvocato della parte civile era imparentato dell’avvocato della compagnia armatoriale. Mi lascia stupore una cosa del genere. E probabilmente dovremmo fare una serie di riflessioni alla luce di questo. Comunque non spetta a me fare valutazioni riguardo alla scelta degli avvocati, ma ai familiari che erano seguiti dall’avvocato Bassano”. A processo, bene ricordarlo, né l’armatore del Moby Prince né suoi dipendenti erano sul banco degli imputati.