Seimila dipendenti votano per darsi una rappresentanza sindacale. Da settimane Amazon cerca in ogni modo di intralciare l'iniziativa terrorizzata dal possibile "precedente". Al punto che Amnesty International ha lanciato una raccolta firma a sostegno dei lavoratori. Ora un gruppo di 70 grandi azionisti dice "basta" ma l'azienda tira dritto e ingaggia un consulente anti sindacati da 3.200 dollari al giorno
Quando è troppo è troppo. Al punto che anche un nutrito gruppo di importanti azionisti di Amazon ha chiesto all’azienda di smetterla con le interferenze nel voto che si sta svolgendo tra i quasi 6mila dipendenti dello stabilimento di Bessemer in Alabama. Qui potrebbe nascere la prima rappresentanza sindacale all’interno di un magazzino Amazon di tutti gli Stati Uniti. Le votazioni sono iniziate lunedì scorso e sinora l’azienda ha fatto di tutto per intralciare le votazione. Valanghe di messaggi sui telefoni dei dipendenti per dissuaderli, cartelloni appesi nei bagni, la creazione di un apposito sito in cui spiegano presunti svantaggi dell’adesione al sindacato. Persino una manipolazione dei semafori della piccola cittadina per complicare le riunioni e gli incontri tra lavoratori in occasione dei cambi turno. Amnesty International ha avviato una raccolta firma a sostegno dei lavoratori.
Oggi 70 soci dicono basta e chiedono ad Amazon di cessare con queste interferenze. Il gruppo è guidato dalla compagnia assicurativa Folksam e dal fondo svedesi Ohman Fonder, che insieme detengono azioni del colosso dell’e-commerce per 20 miliardi di dollari. Ma ne fanno parte anche i rappresentanti dello Stato e della città di New York, Legal and General Investment Management, BMO Global Asset Management e Church of England Pensions Board.
Gli azionisti, scrive il Financial Times, hanno inviato una lettera ad Amazon invitando la società a rimanere neutrale, in coerenza con quelli che sarebbero i principi globali sui diritti umani a cui afferma di ispirarsi. Il successo delle votazione comporterebbe l’adesione dei lavoratori dello stabilimento al sindacato Retail, Wholesale and Department Store, che si è impegnato ad agire in difesa dei lavoratori per questioni che riguardano le quote di imballaggio, la sicurezza sul posto di lavoro e il tempo concesso per le pause del bagno.
Amazon non sembra però sentire ragione. L’azienda avrebbe ingaggiato consulenti esperti nel contrasto alle organizzazioni sindacali. Tra questi Russell Brown che lo scorso 25 gennaio ha firmato un contratto per convincere i dipendenti di Amazon in Alabama a non aderire al sindacato. Viene pagato 3.200 dollari al giorno, più le spese, per il lavoro.
In una dichiarazione, Amazon ha affermato che stava seguendo le regole stabilite dal National Labour Relations Board. Quanto alle numerose comunicazioni anti-sindacato il gruppo di Jeff Bezos si è difeso affermando “Abbiamo fornito informazioni per aiutare i dipendenti a comprendere cosa comporta l’adesione a un sindacato. Se prevalesse un voto favorevole ci sarà un impatto su tutti i dipendenti dello stabilimento ed è importante che capiscano cosa significa per loro e per la loro vita quotidiana“. Una giustificazione che non sembra infondere grande tranquillità. Amazon aveva anche chiesto di rimandare il voto ritenendo inammissibile quello via e mail e chiedendo che le schede fossero compilate in presenza, nonostante i rischi per la salute. La richiesta è stata però respinta e la consultazione è iniziata. Le votazioni si chiuderanno il prossimo 29 marzo.