Società

Caro Grillo, nel ‘ministero per la Transizione ecologica’ bisogna includere anche la salute!

Ho letto con grande attenzione e speranza sia l’intervento programmatico-propositivo di Beppe Grillo sul suo blog che le anticipazioni sulla “Agenda di governo Draghi”. L’intelligente e “visionario” accorpamento nel Ministero per la Transizione ecologica del Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico deve includere anche il Ministero (o di parti di esso) della Salute.

La sostenibilità ambientale deve essere interpretata innanzitutto in cogenti e indispensabili azioni di Prevenzione Primaria all’interno di qualunque azione di sviluppo industriale, manifatturiero o di rapporti di lavoro.

L’Uomo, inteso soprattutto come “Next Generation” è il centro e il fine di tutte le nostre azioni di (buon) governo e siamo forse l’unico stato sovrano che ha come diritto costituzionale “il diritto alla salute” (art 32) all’interno di una Stato “fondato sul lavoro” (art. 1) – che purtroppo oggi andrebbe modificato, in tutte le Terre dei Fuochi di Italia e addirittura più al nord che al sud, in “fondato sul lavoro a nero”.

Filia, Sofia, Loghia, e sintesi operativa conseguente Nomia, costituiscono il percorso logico che ci è stato insegnato dai nostri avi Greci per comprendere la realtà naturale ed aiutare noi umani tramite la conoscenza a vivere in armonia e non in contrapposizione con la natura. Non si ama ciò che non si conosce: non si difende ciò che non si ama!

Per potere realizzare concretamente l’”Ecologia” dobbiamo innanzitutto amare il nostro ambiente di vita e di lavoro (Eco-filia) , comprendere nel profondo i meccanismi necessari all’equilibrio biologico ambientale (Eco-sofia) e quindi concretizzare e dare impulso alla migliore “Eco-nomia”, cioè il buon governo della casa comune (pianeta Terra) nel nostro effimero passaggio su questo pianeta per garantire un degno futuro alle nostre future generazioni.

Tutti coloro che si sono occupati delle tragedie delle Terre dei Fuochi in Italia non hanno potuto non notare che l’intero fenomeno dell’ecomafia sia nato contemporaneamente al Ministero dell’Ambiente e proprio dalla assunzione delle funzioni (Arpa) di controllo del territorio e della salubrità delle attività manifatturiere, compito sino al 1986 svolto dai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl e quindi dal Ministero della Sanità. Pertanto, non può esistere un Ministero della Transizione ecologica che non comprenda anche funzioni proprie non solo dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, ma anche del Ministero della Salute.

Ancora, è giunta l’ora di prestare la dovuta attenzione al settore economico di maggiore sviluppo nel mondo negli ultimi venti anni: l’Industria Farmaceutica. Quanto essa nel terzo millennio sia diventata una industria strategica nazionale lo stiamo scoprendo tutti in questi giorni di pandemia: proprio l’Italia, che negli ultimi dieci anni era diventata il primo produttore europeo di farmaci, si scopre improvvisamente troppo fragile e non prioritaria non solo nella Ricerca, ma anche nella produzione di farmaci e vaccini.

Apprendiamo che ci avviamo a stabilire un altro fondo ad hoc di notevole entità (500 milioni di euro) per i soli anticorpi monoclonali antiCovid, dopo i tanti che, negli ultimi anni, abbiamo dovuto creare per i farmaci oncologici innovativi, per i farmaci anti epatite C e anti Hiv. Questi fondi sottraggono risorse indispensabili al giusto compenso non solo agli strumenti per le cure (farmaci) ma ai protagonisti delle cure stesse: medici e ammalati!

Abbiamo assistito negli ultimi anni a distorsioni sempre più gravi ed evidenti in questo rapporto bilaterale Stato italiano/ditte farmaceutiche private, gestito da Agenzie i cui componenti sono di norma, pur dipendenti pubblici, anche “opinion leaders” di ditte farmaceutiche private. A partire dalla crisi economica mondiale del 2008 l’unica industria al mondo che ha raggiunto e mantenuto un margine di crescita annuale a due cifre è stata soltanto l’industria farmaceutica, legale (farmaci e vaccini) e illegale.

Le narcomafie, con pochi farmaci generici psicoattivi (titolari, con il proibizionismo, del godimento di un “brevetto infinto”) decidono “in proprio” il prezzo delle droghe sul libero mercato, il tutto al di fuori delle leggi e in continua, costante e apparentemente irrefrenabile crescita.

In pochi anni la spesa del nostro SSN pubblico sta evolvendo verso un carico di costi particolarmente gravoso nel settore dei farmaci, specie ospedalieri, e ormai da oltre un lustro gli strumenti (farmaci) incidono sui bilanci ad esempio degli Irccs Oncologici pubblici per un costo complessivo ben maggiore di quello di tutti i dipendenti!

Soltanto la compartecipazione dello Stato (magari tramite gli Irccs) alla produzione di farmaci e vaccini, come stiamo scoprendo in questi giorni per la produzione di farmaci e vaccini anti Covid-19, potrà realmente salvare il nostro Ssn dalla “fisiologica” ricerca del solo profitto da parte delle aziende esclusivamente private. E’ giunta l’ora di guardare avanti per assicurare un futuro sereno al nostro Stato e ai nostri figli.

E’ indispensabile altresì una modifica profonda, magari con un Ministero ad hoc (Ministero della Salute e della Industria Farmaceutica) non solo per la tutela della salute pubblica ma anche per assicurare la massima trasparenza ed efficacia nei rapporti bilaterali con le ditte private e per trasformare il farmaco, soprattutto i sempre più numerosi farmaci a brevetto scaduto, in importante risorsa economica per lo Stato, come sta accadendo nei Paesi a maggiore velocità di sviluppo industriale (India e Cina).

L’industria farmaceutica sta diventando sempre più strategica per la sicurezza nazionale e proprio i vaccini anti Covid e le droghe psicoattive di abuso, sempre più varie e diffuse tra i nostri giovani, ne sono la dimostrazione più evidente. Vanno regolamentate al meglio come di certo non si fa oggi! Dalla profonda conoscenza ed amore per la terapia medica (farmaco-sofia), alla farmaco-logia (dalla fine dell’800) , dobbiamo giungere oggi nel terzo millennio ad una farmaco-economia degna di questo nome, che possa costituire risorsa e non solo costo per la sopravvivenza del nostro meraviglioso Sistema Sanitario Nazionale Pubblico.