Cambia il presidente, ma la diffidenza nei confronti di Pechino sulle origini della pandemia resta. Gli Stati Uniti, all’indomani della chiusura della missione Oms in Cina, continuano a esprimere perplessità verso le evidenze e i dati finora emersi. “Non vediamo l’ora di ricevere il report e i dati derivanti dall’indagine dell’Oms” sull’origine del coronavirus in Cina “per analizzarli noi stessi, sapendo che abbiamo bisogno di totale trasparenza“, ha dichiarato Ned Price, portavoce del dipartimento di Stato Usa, durante un briefing con la stampa.
“Penso che fino a questo momento i cinesi non abbiano offerto il requisito di trasparenza di cui abbiamo bisogno” e di cui “la comunità internazionale ha bisogno in modo che possiamo evitare che succedano future pandemie di questo tipo”, ha aggiunto, dicendo di non volersi pronunciare “su qualunque tipo di cooperazione che l’Oms abbia potuto ricevere o non ricevere dalla Cina“, almeno fin quando gli Usa non avranno visionato il rapporto. Price è diventato portavoce del Dipartimento di Stato con l’arrivo del segretario Anthony Blinken (nella foto), nominato dal presidente Joe Biden. Blinken nei giorni scorsi si era già rivolto alla Cina, sollecitandola al rispetto dei diritti dei cittadini di Hong Kong e della minoranza musulmana degli Uiguri. Punti, peraltro, sui quali anche il suo predecessore dell’amministrazione Trump, Mike Pompeo, aveva incalzato Pechino.
Alle dichiarazioni di Price replica a mezzo stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, che invita gli Stati Uniti ad avere un atteggiamento aperto, trasparente e scientifico e a invitare gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a condurre studi sulle origini del coronavirus proprio negli Usa. Molto critico nei confronti di Washington anche Peter Daszak, uno degli esperti del team dell’Oms che ha concluso la missione a Wuhan per verificare l’origine del Covid-19 e accusato da alcune fonti occidentali di essere troppo pro-Pechino. Daszak su Twitter ha scritto che il presidente Usa Joe Biden “deve sembrare duro con la Cina. Per favore, non fate troppo affidamento sulle informazioni dell’intelligence americana: sempre più disimpegnate sotto Trump e francamente sbagliate su molti aspetti”. Poi ha aggiunto: “Felice di aiutare la Casa Bianca sulla ricerca di verifica. Non dimenticate che è questione di ‘fiducia’ e poi di ‘verifica’!”.
Insieme ad altri 16 scienziati provenienti da 10 Paesi e a 17 esperti cinesi, Daszak ha preso parte alla missione dell’Oms, che ha portato i due team anche nell’Istituto di Virologia di Wuhan, al centro dell’attenzione sin dall’inizio della pandemia, quando hanno iniziato a circolare ipotesi – spinte anche da Donald Trump – secondo cui il virus, più o meno volontariamente, sarebbe fuoriuscito proprio da lì. E da lì si sarebbe diffuso in tutto il mondo. Ipotesi che nei giorni scorsi gli scienziati in missione in Cina hanno bollato come uno “scenario da film”.