La dispersione di polveri di carbone dalla centrale Enel Federico II di Brindisi è un fatto assodato. Le conseguenze per le coltivazioni di frutta e verdura vicine non sono state messe in dubbio. E anche la circostanza che l’unica soluzione al problema fosse la copertura dei carbonili è ormai un dato di fatto. Lo certificano le motivazioni della Corte di Cassazione che a ottobre ha annullato con rinvio le condanne e i risarcimenti del processo che si è celebrato a Brindisi. Si dovrà però tornare in appello per una nuova valutazione dettagliata delle accuse, soprattutto in merito alla responsabilità dei manager che secondo i giudici non avrebbero avuto alcun potere effettivo per disporre i dovuti accorgimenti, utili per stoppare gli svolazzi di quelle nuvole di carbone sui campi dei contadini.

Il processo era iniziato nel 2012 e ha riguardato l’impianto a carbone di Cerano e la diffusione di una coltre nera che andava a depositarsi sui vicini raccolti degli agricoltori, molti dei quali si sono costituiti parte civile. Anche la Provincia di Brindisi aveva chiesto e ottenuto in primo e secondo grado, ma che dovrà attendere ora il nuovo pronunciamento della Corte per sapere se le sarà riconosciuto o meno il ristoro. A ricorrere in Cassazione erano stati i due dirigenti Enel condannati nei precedenti gradi di giudizio, Calogero Sanfilippo e Antonino Ascione. Al loro fianco la società Enel Produzione, citata come responsabile civile e difesa, come i due imputati, dall’ex ministra Paola Severino e da Angelo Nanni. Sull’altro fronte proprio la Provincia, rappresentata dal legale Rosario Almiento, che invocava oltre ai danni di immagine e patrimoniali, anche i danni “ambientali” risalenti a prima del 2006.

Per Ascione e Sanfilippo era stata stabilita e confermata in secondo grado una pena pari a 9 mesi di reclusione, con la sospensione condizionale. I reati contestati sono getto pericoloso di cose e danneggiamento aggravato. Per la prima contestazione, la prescrizione potrebbe essere già maturata. Per la seconda potrebbe comunque essere vicina, poiché i fatti sono riferiti a un periodo di tempo compreso tra il 2000 e il 2012. Il verdetto di secondo grado aveva già sancito l’estinzione dei reati e il non luogo a procedere per altri due funzionari, Sandro Valery e Luciano Mirko Pistillo. Undici erano stati gli assolti in primo grado.

“Nessun vizio – secondo i giudici della Cassazione – inficia la valutazione in ordine ai rimedi idonei ad annullare la dispersione della polvere di carbone”. La “copertura dei carbonili – prosegue – era indicata come l’unica soluzione impiantistica idonea allo scopo”. Dalle mail di Sanfilippo, quelle in cui gli agricoltori venivano definiti “rompicoglioni” e “piattole” emerge tuttavia che “gli addetti all’unità di business della centrale, avrebbero dovuto richiedere il benestare ai responsabili di area di business in ordine alla sottoscrizione di accordi transattivi con i proprietari dei fondi limitrofi. Va da sé, quindi, che dai poteri delegati ai vertici della centrale, esulava qualsiasi possibilità di programmare e attuare in via autonoma investimenti di tipo strutturale sull’impianto stesso con conseguente assunzione dei relativi impegni di spesa”.

Sul ruolo di Enel, intesa come società, si dovrà quindi tornare ad discutere in altra sede, anche al fine di valutare gli effetti in ambito civile del pronunciamento penale. “La Corte – è precisato – non ha spiegato per quali ragioni si dovesse ritenere che i poteri di controllo degli imputati comprendessero anche quello di adottare o sollecitare l’adozione dei rimedi, considerati idonei a scongiurare i fenomeni dannosi prodotti dalla centrale elettrica”. Per la realizzazione dei due “dome” che ricoprono i carbonili, sono stati impegnati 132 milioni di euro. L’opera è stata avviata nel 2012 e conclusa nel 2015, proprio durante il processo e nell’ambito di investimenti che Enel quantifica in complessivi 700 milioni di euro. Non va dimenticato, tuttavia, che l’uscita dal carbone e la riconversione a gas della Federico II è stata annunciata ed è prevista entro la scadenza del 2025.

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