“Ricordo bene sia la casa dove abitavamo sia alcuni luoghi della città, la grandissima tristezza fu lasciare, a Fiume, mia zia e mio cugino che era il mio compagno di giochi, dal punto di vista affettivo fu un distacco enorme”. Niella Penso aveva 4 anni quando nel 1948 fu costretta all’esodo da Fiume. Nel Giorno del Ricordo, che commemora i massacri delle foibe e l’espatrio forzato di istriani, fiumani e dalmati, ha raccontato a Vatican news che peso ha avuto quella vicenda tragica sulla sua vita.
Dopo aver lasciato la sua casa a Fiume, “la prima tappa fu Trieste, al silos conosciuto come Magazzino 18 attraverso lo spettacolo di Simone Cristicchi“, racconta, “poi fummo tutti destinati ai vari campi profughi sparsi nel territorio italiano, noi finimmo in quello di Servigliano in provincia di Ascoli Piceno. Nel campo vivevamo in baracche senza divisori, dove la vita era in comune, c’era molta promiscuità. Molte persone rimasero anni in questa situazione, per i bambini c’era la possibilità di accedere ai collegi gestiti dall’Opera per l’assistenza dei giuliano-dalmati, io fui assegnata a quello femminile al quartiere Eur di Roma“.
Niella ricorda anche i racconti degli esuli che scapparono dalla loro terra natale: “La maggior parte degli italiani partì dall’Istria e da Fiume perché erano terrorizzati dal nuovo regime, alcune persone avevano vissuto sulla loro pelle le persecuzioni. Al campo sentivo racconti di gente a cui erano spariti i parenti dopo essere stati prelevati dalle loro abitazioni, alcuni di questi erano stati infoibati, altri erano stati mandati nei centri di rieducazione nei campi di prigionia jugoslavi”.
Per quanto riguarda il Giorno del Ricordo, lo ritiene “una tappa fondamentale”. La legge per istituirla nel 2004 “fu votata quasi all’unanimità del parlamento ed è solo grazie ad essa che queste vicende sono state conosciute da tutti”. “Da lungo tempo”, conclude, “tutte le nostre associazioni degli esuli hanno contribuito a riallacciare i rapporti con i croati e con gli sloveni, c’è un rinnovato dialogo, ad esempio il comune di Fiume ha recentemente installato targhe con i nomi delle vie al tempo dell’Italia nel centro storico della città, c’è un riconoscimento reciproco”.