L'ex ministra sostiene che i renziani non l'hanno mai posta come precondizione per il Conte ter, ma fu proprio il leader di Iv ad affermare che si è trattato della goccia che ha fatto traboccare il vaso. E proprio lei diceva: "Chiesto al governo di prendere il Mes, non di prendere Meb". Ora ribatte: "In quella fase, prima di Draghi, era lo strumento più conveniente". Il rendimento del Btp a 10 anni è sceso dello 0,04 dal 12 gennaio ad oggi
Italia Viva non hai mai detto che il Mes era una delle precondizioni per rilanciare il governo Conte 2. Non ha mai brandito l’accesso al Meccanismo europeo di stabilità come aut-aut per restare all’interno dell’esecutivo. E in ogni caso in quel momento era il mezzo più conveniente per finanziare le spese sanitarie, ora non più grazie ad appena una quindcina di punti di spread in meno e circa lo 0,1 in meno di rendimento del Btp a 10 anni. Parola di Maria Elena Boschi, che appena il 12 gennaio -con lo spread a 107 – aveva detto chiaro e tondo: “Anche oggi polemiche su di me. Italia Viva ha chiesto al governo di prendere il Mes, non di prendere Meb. Come al solito i 5stelle non leggono fino in fondo. O non capiscono. Servono soldi per la sanità, non poltrone per noi”. Più chiaro ancora fu Matteo Renzi, tre giorni dopo: “Qual è il punto decisivo per la rottura? Tanti. Ma su tutti, il Mes. Noi chiedevamo più soldi per la sanità, attivando il Mes”.
L’arrivo di Draghi ha cambiato tutto, ma proprio tutto. Adesso l’ex ministra per le Riforme e capogruppo alla Camera dei renziani la pensa diversamente sul Mes. E non solo: “Abbiamo sempre detto che non era per noi imprescindibile, che o si prendevano i soldi del Mes o non c’era l’appoggio di Italia viva – dice a Tgcom24 con lo spread a quota 94 – Abbiamo sempre detto che servivano più soldi alla Sanità e il Mes era un modo per ottenerli”. Era, adesso con il solo incarico a Draghi, quello che permette a Renzi di andare a casa più sereno (parole sue), non lo è più: “Se si possono ottenere più soldi per la Sanità con un tasso migliore del Mes è chiaro che non siamo innamorati dei soldi del Mes. In quella fase, prima di Draghi, era lo strumento più conveniente”.
Il riferimento è probabilmente al calo del rendimento del Btp a 10 anni. Sempre in quei giorni del “sì al Mes, no a Meb”, con il governo Conte in carica si aggirava intorno allo 0,54-0,55. Questa mattina era attorno allo 0,51. Un miglioramento dello zero-virgola-zero-quattro che secondo Boschi ha cambiato la prospettiva. Il Mes si può anche non prendere. E in ogni caso non è mai stato imprescindibile. Eppure, sempre in quei giorni turbolenti di gennaio, l’ex ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova spiegava: “Il Recovery è uno dei punti dirimenti. Ma non è l’unico. Sono troppi i nodi irrisolti accumulati. Così come il Mes, il reddito di cittadinanza”.
Del resto, lo aveva detto chiaramente anche Matteo Renzi, ospite di Lucia Annunziata il 17 gennaio: “Non voterò mai un governo che si ritiene il migliore del mondo e di fronte a 80mila morti non prende il Mes”. Che, vale la pena ricordarlo, era anche citato nella lettera inviata a Goffredo Bettini con i 30 punti fondamentali per la prosecuzione del governo. Fu lo stesso Renzi a chiarire quanto fosse dirimente nella sua e-news già il 15 gennaio: “Qual è il punto decisivo per la rottura? Tanti. Ma su tutti, il Mes. Noi chiedevamo più soldi per la sanità, attivando il Mes. Il Premier ha voluto la conta in Aula”. E aggiunse: “La mancata attivazione del Mes sarà pagata dai dottori, dai ricercatori, dai malati e dalle loro famiglie. E da chi potrebbe beneficiare dei capitoli di spesa che l’attivazione del Mes permetterebbe di aumentare: infrastrutture, cultura, turismo”.