Cronaca

Monoclonali, lo “spreco” da 500 milioni di euro è una colossale bugia: il fondo è da 400 milioni, vale per l’acquisto di farmaci e vaccini

All'indomani dell'autorizzazione alle terapie parte la campagna di critiche per un presunto spreco di risorse "sottratte alla ricerca italiana". Tra i promotori il virologo Crisanti che al Fatto.it conferma "mezzo miliardo tolto ai vaccini e regalato alle multinazionali". Ma basta leggere tre righe del decreto per capire che il fondo era previsto in legge di Bilancio e vale sia per i vaccini che per i farmaci. Per Aifa se ne useranno circa 100 al giorno, la spesa potrebbe essere inferiore ai cinque milioni al mese. Ecco perché

“L’Italia sprecherà 500 milioni per i monoclonali”, lo ripetono in tanti in questi giorni su giornali e tv, senza contraddittorio e senza uno straccio di verifica prima di gridare allo “scandalo”. Ad aprire le danze è stato il virologo Andrea Crisanti con un intervento poi ripreso da tutti i media come fosse una certezza scientifica, non un’opinione. Contattato sul punto, Crisanti oggi ribadisce il concetto: “I monoclonali sottraggono risorse ai vaccini. Stiamo regalando mezzo miliardo di euro alle multinazionali anziché alla ricerca italiana”.

Ma è davvero così? No non è affatto così, è una straordinaria fake news. Una castroneria che dovrebbe essere motivo di imbarazzo. I fatti, dunque. Intanto lo stanziamento è di 400 milioni e non di 500. Quei 100 aggiunti così, come fosse niente, fanno ben capire quanto a cuore abbia il risparmio chi alza il ditino urlando (a sproposito) allo spreco. Ma c’è di più, o di peggio. E’ vero che andranno negli acquisti di monoclonali a scapito dei vaccini? E’ la seconda balla. Quei soldi sono stati recuperati da un fondo individuato in legge di bilancio, vale a dire il 30 dicembre 2020, per l’acquisto dei vaccini e per i farmaci per la cura dei pazienti Covid. Dunque, solo una parte sarà utilizzata per gli anticorpi.

Bastava leggere il testo del decreto del 6 febbraio uscito anche in Gazzetta Ufficiale ormai due giorni fa. Senza avventurarsi tra commi e lemmi, perché è scritto proprio sù sù in alto, tra le premesse del decreto. Ecco cosa dice. “Visto l’art. 1, comma 447, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ai sensi del quale “per l’anno 2021, nello stato di previsione del Ministero della salute, è istituito un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro da destinare all’acquisto dei vaccini anti SARS-CoV-2 e dei farmaci per la cura dei pazienti con COVID-19”.

Ora, quanti monoclonali si compreranno con (una parte) di quel fondo? In base al target individuato – pazienti ad alto rischio e ultrasessantenni, tutti con diagnosi precoce – il dg dell’Aifa Nicola Magrini ha ipotizzato 100 somministrazioni al giorno, circa 3mila al mese. Se questa cifra fosse confermata, apparirebbe ancor meno comprensibile la vicenda del trial mancato a ottobre, perché con quelle 10mila dosi gratuite avremmo campato tre mesi, dando una chances di cura a pazienti senza alternative terapeutiche (non sono rilevati effetti collaterali diversi dal placebo) e alla nostra comunità scientifica di dissipare allora i dubbi di efficacia su cui oggi – senza quelle evidenze – quasi litiga e critica in tv quasi crogiolandosi.

I farmaci autorizzati sono due, il Bamlanivimab che costa sui mille euro e il Regeneron che ne costa tremila. Parliamo di una sola infusione, senza richiami come per vaccini. Sempre se fossero confermati i 100 al giorno, la spesa ipotetica non supererebbe i 150 mila euro al giorno, che in un mese sono meno di 5 milioni di euro.

E siamo alla terza bugia: l’acquisto dei monoclonali penalizza la ricerca italiana. Se dilagano polemiche anche tra insospettabili divulgatori scientifici è anche merito di un tifo polarizzato e perverso che contrappone i progetti italiani (sui vaccini come sui monoclonali) ai farmaci già esistenti. Crisanti, ma non è il solo, lamenta che i 500 milioni (che sono poi 400 e non tutti per monoclonali…) potevano andare nella ricerca italiana. A chi si duole forse sfugge che lo Stato ne ha investiti 81 nel vaccino Reithera e 360 nel monoclonale sviluppato a Siena da Tls, per farmaci che non hanno ancora superato le sperimentazioni e si spera saranno in produzione entro la primavera. Dunque nel frattempo l’acquisto (per non dire la sperimentazione gratuita) di quelli esistenti e già validati da studi era e resta un’opzione praticabile di buon senso. Così ha fatto la rigorosa Germania, senza tante polemiche.

Nelle valutazioni costi-benefici c’è poi un ragionamento da fare, ma che poco si fa: la riduzione delle ospedalizzazioni è lo specifico di questi farmaci. Un giorno di ricovero costa più di mille euro, se in intensiva può arrivare a 9mila e oltre. Una fiala costa, si è visto, da mille a tremila. Ogni lettore, visti questi importi a carico del contribuente, può valutare dove sia il risparmio e dove lo spreco.

Il fake nasce dalla news. Da un articolo del 4 febbraio del fattoquotidiano.it, firmato dallo stesso autore di questo, ma citato male, strumentalmente e senza verificare gli sviluppi della notizia. Intervistando il presidente di Aifa Giorgio Palù avevamo anticipato che erano state trovate le risorse per i monoclonali in un “fondo da 400-500 milioni”. All’epoca non c’era alcun decreto, né Palù aveva fornito i dettagli perché era stato appena informato dal ministero. La notizia, per quanto priva ancora dei dettagli, era importante in sé perché attestava il fatto che su questa vicenda, dopo irresistibili inerzie e tante polemiche, si era arrivati quel giorno a un reale punto di svolta, suffragato dalle famose “coperture”. In quell’articolo si dava anche notizia che gli acquisti li avrebbe gestiti Arcuri, cosa che una settimana dopo è diventata “notizia” e motivo di ulteriore polemica. Ma da allora è passata una settimana, da due giorni c’è anche il decreto in Gazzetta Ufficiale che taglia la testa al toro. Ma quello delle polemiche fondate sul nulla, fatalmente, si rialza sempre.