Le loro condanne si riferiscono però solo ad una parte dei falsi tamponi eseguiti dalla coppia, ovvero quattordici casi accertati dai carabinieri, perché la magistratura non ha ancora chiuso l'intera inchiesta: in totale, potrebbero esser stati molti di più
Sono stati condannati rispettivamente a due anni e mezzo e due anni Domenico D’Alterio e la compagna Maria Iodice, i truffatori dei falsi tamponi arrestati l’ottobre scorso a Civitavecchia. Il finto medico e l’infermiera sono stati giudicati con rito abbreviato dal tribunale della stessa città portuale, che li ha riconosciuti colpevoli di falso, sostituzione di persone e peculato, come riferisce Il Messaggero. Le loro condanne si riferiscono però solo ad una parte dei falsi tamponi eseguiti dalla coppia, ovvero quattordici casi accertati dai carabinieri, perché la magistratura non ha ancora chiuso l’intera inchiesta: in totale, potrebbero esser stati molti di più. Se gli inquirenti riuscissero a dimostrare che i falsi tamponi sono stati effettivamente molti di più dei 14 discussi ieri in aula, l’accusa potrebbe modificarsi in epidemia colposa.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i due avevano organizzato una truffa collaudata: lei rubava i tamponi in ospedale e lui li eseguiva a un gran numero di persone tra Civitavecchia e Roma, a pagamento. Nessuno si è accorto di nulla fino a quando il compagno dell’infermiera, a settembre, è andato a eseguire tamponi ai lavoratori di una ditta di pulizie a Roma, la “Rapida”, su incarico dello stesso, titolare, ignaro dell’inganno: gli esiti dei tamponi erano tutti negativi, ma una postilla nel referto ha preoccupato una lavoratrice, che per vederci chiaro si è rivolta all’ospedale Spallanzani, dove è stata informata che il responso non era stato redatto da loro. L’ospedale capitolino ha quindi indirizzato la donna verso la ASL Roma4, che – una volta visto il referto – si ha dato il via all’indagine dei carabinieri, che hanno poi scoperto la truffa.
Il Comune di Civitavecchia si è costituito parte civile nel processo per il riconoscimento del danno sia per Asl Roma 4 che per il Comune stesso, con spese legali liquidate in favore dei due enti. ”Avevamo detto nell’imminenza della notizia di questa inchiesta, che ha raggiunto le cronache nazionali, che avremmo difeso l’immagine della città. Abbiamo dato seguito a quell’impegno – commenta il Sindaco Ernesto Tedesco – senza alcun intento giustizialista e tenendo a mente la gravità degli episodi contestati, e nella convinzione che la giustizia dovesse fare il suo corso. Ringrazio in tal senso la magistratura, che ha portato ad un veloce esito del processo con un lavoro rapido e circostanziato”.