Per il professionista che fu arrestato - è caduta il reato di associazione a delinquere. Il giudice per le indagini preliminari ha archiviato anche le altre posizioni
Il 10 ottobre 2015 l’arresto. Cinque anni dopo per il fiscalista Andrea Baroni, accusato di riciclaggio di tasse evase da suoi clienti italiani, incassa una archiviazione. Come riporta il Corriere della Sera il giudice per le indagini preliminari, Daniela Cardamone, su richiesta dei pm, ha archiviato la posizione dell’allora socio della “Tax and Finance” di Lugano, fra i consulenti di Mr Bee Taechaubol nella allora trattativa per l’acquisizione del Milan. Tra gli indagati archiviati ci sono Marco Bogarelli, allora numero uno di Infront Italy indagato per turbativa d’asta e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, e Giuseppe Ciocchetti.
Per Baroni – sottoposto a misura cautelare (prima carcere, poi domiciliari e infine obbligo di firma) – è caduta l’associazione a delinquere, secondo quanto scrive il quotidiano di via Solferino, per l'”intrinseca fragilità” della ipotesi “per cui, dalla fisiologica collaborazione professionale con i dipendenti subordinati” e coindagati, “dovesse di per sé discendere la loro consapevolezza del programma criminoso”. Per quanto riguarda il reato di riciclaggio la legge del 2014 sulla “voluntary disclosure” faceva sì che la clausola di non punibilità dell’evasore autodenunciatosi si potesse estendesse anche al suo presunto riciclatore, persino se l’evasore avesse aderito allo strumento fiscale dopo una misura nei confronti di chi in ipotesi “ripuliva” il denaro. Quindi di fatto il reato è diventato improcedibile.
Sul punto la procura di Milano, nel giugno del 2019, in un’udienza sul caso dei clienti vip del barone italo-svizzero Filippo Dollfus,aveva sollevato una questione di legittimità sostenendo che la non punibilità avrebbe avuto effetti simili all’amnistia o all’indulto. Per i pubblici ministeri, coordinati dal procuratore Francesco Greco, le norme apparivano “in contrasto con i principi di solidarietà sociale e di uguaglianza sanciti dagli art. 2 e 3” della Costituzione e avevano effetti simili ad un’amnistia o ad un indulto perché, in sostanza, prevedono la non punibilità dei presunti riciclatori di capitali occultati al fisco da presunti evasori. E anche se questi ultimi abbiano aderito alla procedura di ‘collaborazione volontaria’ dopo che coloro che li hanno aiutati a nascondere i patrimoni, ossia i riciclatori, erano già a conoscenza di un’indagine a loro carico. Il giudice Giusy Barbara aveva però bocciato come “manifestamente inammissibile” la richiesta dei pm.