Ieri presso la Procura di Napoli Nord sono stati presentati ufficialmente i dati di un rapporto prodotto grazie all’accordo stipulato nel giugno 2016 tra la Procura con sede ad Aversa (Caserta) e l’Istituto Superiore di Sanità: autentico schiaffone (meritato!) alla epidemiologia campana. Per il Direttore Iss Silvio Brusaferro “è necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera Regione Campania e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, così come nelle altre aree contaminate del nostro Paese, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale”.
È sostanzialmente quanto ho appena chiesto tramite il Fatto Quotidiano al nascente Super Ministero della Transizione Ecologica. Cosa mi ha reso forse il più pericoloso e il più odiato medico dell’Ambiente di Italia? “Misura ciò che può essere misurato e rendi misurabile ciò che non lo è“ (Galileo): mi sono reso conto di essermi reso responsabile di uno dei più pericolosi attacchi agli ecomafiosi e ai loro complici colletti bianchi e politici.
I rifiuti infatti si dividono in:
a) rifiuti urbani circa 1,3 kg/procapite/die;
b) rifiuti industriali legalmente prodotti circa 6.0 kg/ procapite/die;
c) rifiuti industriali e tossici illegalmente prodotti in nero e quindi da smaltire obbligatoriamente in modo illegale, con danno certo alla salute pubblica: non meno 1,5 kg procapite/die. Ogni giorno da non meno di venti anni! Per un totale reale di rifiuti prodotti non inferiore a 8.5 kg di rifiuti prodotti procapite al giorno.
Con una banale e criticatissima ma perfettamente logica scelta gestionale ho scelto di trasformare l’asettico dato del 30% di evasione fiscale prodotta in Italia (che per chiunque riesce a evadere le tasse in Italia non rappresenta per niente un crimine ma un vanto!) in quantità di “munnezza” industriale assassina prodotta in regime di evasione fiscale. Così, finalmente, il terribile quanto oscuro e massacrante lavoro degli eroi della Forestale, dei magistrati inquirenti assume contorni anche quantitativi molto più precisi e rende ragione del gravissimo danno alla salute pubblica di tutta Italia che si concretizza ogni giorno da questa terza testa del mostro dei rifiuti che volutamente si ignora.
Il rifiuto solido urbano in Italia non costituisce da decenni nulla più che il dieci per cento del totale di tutto il pianeta “rifiuti” di Italia, e soprattutto è il meno pericoloso per la tutela della salute pubblica. Come dice sempre Padre Maurizio Patriciello, non sono le bucce di banana della nonna buttate per la strada ad ucciderci tutti, ogni giorno. Ogni giorno uccidono in Italia e nel mondo i rifiuti industriali illegali!
I rifiuti speciali industriali e tossici prodotti in regime di evasione fiscale devono essere smaltiti scorrettamente, occultamente, illegalmente, ogni giorno, con danno certo alla salute pubblica soltanto da quantizzare, non da negare!
“La munnezza è oro!” diceva l’ecomafioso Perrella ai magistrati: non era certo rifiuto urbano. Quello serviva e serve solo da “copertura”: l’oro si fa smaltendo i fanghi tossici dei depuratori in Campania, i rifiuti radioattivi ospedalieri, gli scarti di fonderie come le polveri tossiche da Bergamo smaltite nella terra più fertile di Europa (Calabricito Acerra), gli scarti delle industrie di gas nervini militari provenienti dalla bonifica della val Bormida (Resit – Giugliano in Campania).
Questi sono i veri rifiuti dove diventa oro tutto quello che si smaltisce. Questi sono i rifiuti che uccidono ovunque vengono bruciati o interrati. Questi sono i rifiuti tossici la cui correlazione con il danno alla salute viene certificata anche oggi dalla Procura di Napoli Nord.
Questi dati non fanno altro che rinnovare l’immenso dolore per noi che ci occupiamo delle Terre dei Fuochi di Italia da decenni. Non fanno altro infatti che confermare, e anche per un territorio molto meno vasto (solo i Comuni compresi nella Procura di Napoli Nord), quanto era già scritto chiaramente nel cosiddetto “Studio Bertolaso” del lontanissimo 2007 e da me riportato e discusso in Parlamento il 16 gennaio 2008!
È un “paradosso epidemiologico”: i Comuni a minore densità abitativa (Giugliano in Campania 1255 abitanti/kmq, Caivano (1375) rispetto a Napoli (2615), sono i Comuni a maggiore rischio di cancro e danno alla salute da rifiuti nel territorio della sola Procura di Napoli Nord. Sono i Comuni dove, proprio per la presenza di ampi spazi demaniali o privati non controllati, è possibile smaltire illegalmente i rifiuti industriali avvelenando non solo l’aria ma soprattutto la falda acquifera e i pozzi! Come ancora non è stato reso noto da Campania Trasparente!
Ancora oggi in Campania come in Lombardia come in tutto il resto di Italia si pensa, sbagliando, che il problema dei rifiuti siano i rifiuti urbani. Perché continuiamo a perdere tempo? Perché i cittadini italiani non devono sapere né capire quanto sia grave, dannosa ma lucrosissima questa deviazione dall’attenzione verso il rifiuto di cui dovrebbero quasi esclusivamente occuparsi e soprattutto controllare: il rifiuto industriale?
La mia colpa più grave, quella che gli ecocriminali insieme ai loro complici e collusi politici, imprenditori e medici negazionisti non mi perdoneranno mai, è quella di avere dato una affidabile indicazione quantitativa di questa terza categoria, quella che fa fare i veri denari, ma è anche quella che ci uccide tutti ogni giorno, inesorabilmente. Come anche oggi confermano, e per l’ennesima volta, i dati forniti alla Procura di Napoli Nord dall’Iss, a noi già noti ed inseriti nel nostro lavoro del 2018, ovviamente criticato dai “negazionisti”.
Quante decine di migliaia di vite avremmo potuto salvare se avessero semplicemente ascoltato senza contestare e/o negare i dati già presentati da Iss sin dal 2008 con lo “Studio Bertolaso” fino ai nostri del 2018?
Non siamo felici di avere sempre avuto ragione. Siamo profondamente addolorati perché ancora oggi stiamo perdendo tempo a discutere di dati ormai arcinoti mentre ancora in regione Campania siamo a zero impianti a norma per rifiuti industriali e tossici e siamo in Italia ancora allo zero assoluto per una tracciabilità certificata dei rifiuti industriali.