Sono le conclusioni di una commissione di Lancet incaricata di valutare la politica sanitaria di Donald Trump, nel Paese che ha registrato il record di vittime e contagi al mondo. Oltre al calo degli investimenti sulla sanità pubblica, hanno influito l'atteggiamento di sottovalutazione dell'ex presidente e il suo boicottaggio verso un'assicurazione sanitaria più accessibile
È il Paese che, in termini assoluti, è stato quello più travolto dalla pandemia per numero di vittime e contagi: negli Stati Uniti finora i decessi da Covid-19 sono stati 471.425 (3.219 nelle ultime 24 ore), e almeno 27.285.656 le infezioni. Ma secondo una commissione di Lancet incaricata di valutare la politica sanitaria di Donald Trump, gli Usa avrebbero potuto evitare il 40% delle vittime se i tassi di mortalità del Paese fossero stati analoghi a quelli degli altri Stati del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito).
La commissione ha criticato la risposta data dall’ex presidente all’emergenza Covid-19, ma ha sottolineato che il Paese è entrato nella pandemia con un’infrastruttura sanitaria pubblica fragile. Tra il 2002 e il 2019, la spesa pubblica per la Sanità degli Stati Uniti è scesa dal 3,21% al 2,45%, circa la metà rispetto a Canada e Regno Unito. Per determinare quanti decessi per Covid gli Stati Uniti avrebbero potuto evitare, la commissione ha ponderato il tasso di mortalità medio negli altri Paesi del G7 e lo ha confrontato con il tasso di mortalità degli Stati Uniti. Oltre al taglio della spesa pubblica, a minare il sistema sono state le politiche di Trump per boicottare programmi e politiche per rendere più accessibile l’assicurazione sanitaria. Di fatto la copertura, durante il suo mandato, è diminuita tra i latinos e i nativi americani, mentre si è mantenuta sostanzialmente stabile per la popolazione bianca. E oltre a questo bisogna ricordare la sottovalutazione pubblica che Trump ha fatto della pandemia, che raramente si è mostrato con una mascherina in pubblico e ha in più occasioni denigrato esperti ed evidenze scientifiche. “Gli Usa se la sono cavata davvero male con questa pandemia, ma il pasticcio non può essere attribuito solo a Trump, ha anche a che fare con questi fallimenti sociali. Non sarà risolto da un vaccino“, ha dichiarato al Guardian la dottoressa Mary T Bassett, membro della commissione e direttrice dell’Fxb Center for Health and Human Rights dell’Università di Harvard.
Quanto ai vaccini, finora circa il 10% della popolazione, quasi 33,8 milioni di americani, ha ricevuto almeno una dose.
Secondo le autorità sanitarie federali e statali nei prossimi mesi il piano di immunizzazione subirà un’accelerazione, ma per il momento le forniture continuano a scarseggiare. Tanto che la città di Los Angeles ha annunciato ieri che sarà costretta a chiudere cinque centri per le vaccinazioni – incluso il più grande del Paese, allestito nello stadio dei Dodger – per mancanza di dosi. Intanto gli esperti della Sanità pubblica sottolineano che il Paese è impegnato in una corsa contro il tempo per cercare di fermare la diffusione delle varianti del coronavirus. Secondo quanto emerge da un sondaggio Gallup, però, aumenta il numero degli americani disposti a vaccinarsi: oggi il 71% degli intervistati è favorevole rispetto al 65% di fine dicembre.