Un nuovo capitolo si aggiunge al caso giudizirio Carlotta Benusiglio, la stilista trovata impiccata a un albero nei giardini di piazza Napoli nella notte del 31 maggio 2016. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Milano per chiedere di annullare il provvedimento con cui lo scorso ottobre il Tribunale del Riesame aveva rigettato la richiesta del carcere per Marco Venturi, accusato dall’allora pm Gianfranco Gallo di aver ucciso la donna. È la terza volta che viene rigettata la richiesta di arresto per l’uomo. Il primo no era arrivato dal gip circa un anno fa. Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Elisabetta Ceniccola, ai giudici della prima sezione davanti ai quali si è svolto il procedimento in camera di consiglio e senza discussione orale aveva chiesto, con una memoria, di dichiarare inammissibile il ricorso con cui il pm insisteva per ottenere la custodia cautelare in carcere per Venturi “sia affetto da genericità” e si basi su motivi anche manifestamente infondati.

Il pg nell’atto evidenzia “che il Tribunale del Riesame ha posto in luce la contraddittorietà di ulteriori elementi che avrebbero potuto indurre a ritenere essersi verificato un omicidio e non un suicidio” e inoltre ha esplicitato “quale era lo stato d’animo della Benusiglio rilevando il contenuto di messaggi dalla stessa redatti e dalla espressione della volontà suicidiaria”. Per i difensori, gli avvocati Andrea Belotti e Veronica Rasoli, “il Tribunale del Riesame, ancor più del gip – si legge in una delle loro memorie – non ha dubbi sulle cause della morte e, pur pronunciandosi in punto di gravità indiziaria, ampiamente motiva sulle ragioni accordate agli elaborati scientifici”, in particolare quelle redatti dai periti nominati qualche anno fa dal giudice per le indagini preliminari Alfonsa Ferraro, “che scrivono di morte per impiccamento”. Ora però il pm Francesca Crupi, che ha ereditato il caso da Gallo, il quale aveva già revocato anni fa una richiesta di archiviazione firmata allora dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Antonio Cristillo, deve decidere se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione dell’indagine a carico di Venturi.

La Procura di Milano sarebbe orientata a chiedere il processo, gli inquirenti ritengono necessario un vaglio della vicenda, in prima battuta da parte di un gup in udienza preliminare. L’uomo è anche accusato di episodi di stalking e lesioni contro la fidanzata, tra il 2014 e il 2016. Venturi ha vissuto una parabola giudiziaria nelle complesse indagini che vanno avanti da quasi 5 anni: da persona informata sui fatti, col fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio fino ad accusato di omicidio volontario aggravato. Secondo una perizia del 2018, la donna morì “con grande probabilità” a causa di una “asfissia prodotta da impiccamento” e sul cadavere riesumato non c’erano “lesioni scheletriche” riconducibili ad un “eventuale strangolamento, parziale o totale, con successiva sospensione del corpo”. La perizia, dunque, propendeva per il suicidio, ma agli atti sono finiti anche i risultati delle consulenze affidate ad esperti dai familiari della donna, assistiti dai legali Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini. Consulenze valorizzate dalla Procura.

Secondo la ricostruzione dell’allora pm Gallo, che ha chiuso le indagini ad ottobre, Venturi è accusato di aver ucciso la fidanzata “per futili motivi, con dolo d’impeto, stringendole al collo una sciarpa oppure il proprio braccio” e strangolandola. La ragazza, anche perché affetta dalla “sindrome di Eagle”, sarebbe “deceduta subito dopo per asfissia meccanica da strangolamento” e lui avrebbe simulato “una impiccagione sospendendo parzialmente” con la sciarpa il cadavere ad un albero verso le 3.40 di notte. Nella perizia di tre anni fa, per gli inquirenti, non era emerso l’elemento della sindrome da cui era affetta Benusiglio. Il fascicolo da qualche settimana è in mano al pm Francesca Crupi. Si va verso, a quanto pare, una richiesta di rinvio a giudizio per omicidio, stalking e lesioni. Al 44enne viene contestato di averla più volte presa a schiaffi, minacciata, colpita con calci per “moti di gelosia“.

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