Il drakewatching (osservazione di Draghi) si configura come una delle attività più interessanti che, nell’ambito delle analisi delle politiche reali portate avanti in ambito nazionale, ma anche europeo e internazionale, si potranno effettuare nel corso dei prossimi giorni e delle prossime settimane. Esso consiste nell’accertare, sulla base non solo di dichiarazioni ma anche e soprattutto di fatti concreti, quali saranno le scelte che il governo che si appresta ad essere formato sotto l’egida dell’ex presidente della Banca centrale europea opererà giovandosi di un consenso pressoché unanime delle fiaccate e un po’ obnubilate forze politiche italiane.
Un arco che forse non sarà costituzionale nel senso proprio del termine, e che secondo alcuni osservatori attenti come Luciano Vasapollo si configura anzi come anticostituzionale, ma che appare comunque molto e forse perfino troppo ampio, andando da Speranza a Salvini, passando per Zingaretti, Renzi, Calenda, Berlusconi e altri, con le uniche eccezioni, allo stato, di Fratelli d’Italia, anche se in modo tutto sommato ambiguo, a destra, e con forte nettezza di Rifondazione comunista a sinistra.
Consenso talmente ampio che potrebbe convertirsi da fattore di forza in fattore di debolezza, esigendo uno sforzo che minaccia di far tremare le vene dei polsi anche di un personaggio di indubbia capacità e competenza come il presidente del Consiglio incaricato, che peraltro sta dimostrando in questi giorni anche attitudini spiccatamente politiche.
E’ evidente come il nerbo delle questioni che Draghi e il governo che egli proporrà si accingono ad affrontare riguarda i temi della finanza e dell’economia. E già qui non sarà facile far quadrare impostazioni che nonostante tutto permangono almeno in parte differenti su temi come per un verso il fisco o per un altro l’utilizzo dei fondi europei, il reddito di cittadinanza, le pensioni, il blocco dei licenziamenti e molte altre. Ma è evidente come il governo, che aspira di arrivare quantomeno fino all’elezione del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali, non potrà non affrontarne anche altre, ad esempio quelle relative alla politica estera o alle problematiche di rilievo epocale relative alle migrazioni.
Su queste ultime voglio soffermarmi ora, richiamando la lettera che GREI 250, vasta coalizione di individui e organizzazioni non governative, ha inviato, mediante il suo portavoce Ugo Melchionda, a Draghi in questi giorni.
La lettera parte dalla constatazione della “situazione, a volte drammatica, in cui vivono in Italia, e ai bordi dell’Italia, migliaia di cittadini migranti“, evidenziando tematiche come il caporalato, i respingimenti illegali di potenziali richiedenti asilo, gli aspetti fortemente inadeguati del New Pact on Migration proposto dalla Commissione Europea, la necessità di modificare i Regolamenti di Dublino, l’urgente necessità dell’istituzione di un organismo indipendente di monitoraggio del rispetto dei diritti umani, l’adesione dell’Italia al Global Compact on Migration, lo ius soli per il milione di italiani senza cittadinanza, la regolamentazione della migrazione per lavoro, la realizzazione di corridoi umanitari e, last but not least, l’aggravarsi del problema del razzismo.
Quale sarà la posizione del governo Draghi su questi temi? Qualcuno potrebbe pensare di affidare la soluzione di tale dilemma a quanto stabiliscono le normative europee in materia, soluzione astutamente prospettata da Matteo Salvini, la cui riconversione all’europeismo, nonostante talune gustose vignette comparse al riguardo, non giunge al punto di vestire i panni di Carola Rackete.
Ma si tratterebbe con ogni evidenza di una finta soluzione, anche perché com’è noto la competenza in materia rimane saldamente incardinata negli Stati nazionali. E’ pur vero che le “soluzioni europee” non sono per nulla soddisfacenti e andrebbero a loro volta completamente ripensate.
L’illustre banchiere assurto al centro del mondo politico italiano, non tanto per i suoi indubbi meriti quanto per gli altrettanti indubbi demeriti dello stesso mondo politico, potrebbe stupirci, prendendo posizione in modo autonomo sulle tematiche prospettate da Grei 250 e sulle proposte avanzate anche da Maurizio Landini sulla questione dello ius soli. Lo farà? Staremo a vedere. Io ho forti dubbi al riguardo ma sarei molto lieto di sbagliarmi.
Il drakewatching si delinea come une delle attività più appassionanti da svolgere in questi giorni di perdurante pandemia. Purché all’attenta analisi si accompagni l’iniziativa su questi e altri temi, perché la politica non può essere certo sostituita da un’inesistente e mistificatoria “tecnica imparziale”. E se le sue sedi attuali si palesano ogni giorno più inadeguate essa dovrà trovarne di nuove e più efficaci.