Sono ormai passate più di tre settimane dalla morte del piccolo Emil, un bambino di 8 anni originario dell’Azerbaijan rimasto soffocato dopo un tragico incidente in una comunità di accoglienza per migranti a Cozzo Lomellina, in provincia di Pavia, ma ancora il suo corpo non è stato sepolto. Solo perché non ha la residenza.
La madre, una donna di 41 anni, ha chiesto di seppellirlo in un’area cimiteriale non cattolica, essendo la famiglia di religione islamica. A Pavia non c’è posto, mentre a Vigevano il regolamento prevede che nella zona riservata alle sepolture islamiche possano riposare solo le persone residenti. Così, il corpo di Emil si trova ormai da più di 20 giorni all’istituto di medicina legale di Pavia.
L’autopsia ha intanto confermato la prima ricostruzione fatta dai Carabinieri intervenuti sul luogo dell’incidente. Il piccolo, affetto da disturbi dello spettro autistico, stava giocando in una stanza dove era presente anche la madre. Quando questa si è assentata per andare in cucina, Emil si è arrampicato sul davanzale di una finestra per guardare in cortile. È però scivolato, rimanendo impigliato con la felpa alla maniglia e soffocando come appeso a un cappio. Il personale della cooperativa Faber che lo ospitava ha raccolto con una colletta i soldi per pagare il funerale.