di Andrea Marchina

Nel delirio generale dell’attuale situazione politica italiana, due sono le certezze: il movente del delitto perfetto ai danni del governo uscente abbattuto in quanto colpevole, al netto degli errori commessi, di aver sostenuto battaglie troppo popolari; e il prestigioso curriculum del successore, Mario Draghi, lungi dall’essere apparso dal nulla un martedì sera qualunque e anzi invocato per mesi dal mondo della (dis)informazione e dagli esecutori politici dell’operazione anti-Conte, uno su tutti.

Certo, la santificazione a reti e edicole unificate del Professore, partita a razzo prima ancora di vedere uno straccio di programma o una lista di ministri, rischia di scontrarsi con qualche scheletro nell’armadio che anche lui, come tutti, custodisce. O se non vogliamo parlare di scheletri, diciamo che qualche ossicino glielo si trova. Basterebbe avere un’informazione che ogni tanto si svegli con la voglia di fare il suo lavoro, cioè informare.

Ma il problema è molto più pratico. Ragioniamo per assurdo: il Conte bis è caduto perché incompetente e senza una visione per il futuro, perché il Recovery Plan era carta straccia neppure degno di essere migliorato, perché il premier non voleva cedere la delega ai Servizi Segreti (che ha ceduto) e perché non voleva prendere il Mes (che adesso non serve più perché nemmeno Draghi lo vuole). Insomma, Draghi è stata una scelta obbligata, che nessuno si aspettava, spuntata dal cilindro di un Capo dello Stato Mattarella disperato che, facendo di necessità virtù, ha riportato sulla terra il Salvatore. Applausi.

E adesso? Pensano davvero tutti i partiti che fino a ieri si scannavano tra i banchi della maggioranza e quelli dell’opposizione, quei partiti che non sono nemmeno riusciti a fingersi collaborativi durante la pandemia, quei partiti che, legittimamente, ci hanno sempre presentato visioni del mondo opposte, pensano davvero di farci credere che, riuniti come gli apostoli attorno al Messia, tutto ciò che è stato era pura finzione e che la realtà è un’altra: una grande famiglia che collabora responsabilmente per il bene del Paese?

I più onesti (o imbarazzati) ci evitano questo teatrino e giustificano la grande ammucchiata come necessaria alle urgenze del Paese: contenimento della pandemia, piano vaccinale e completamento del Recovery Plan. Un momento, Recovery Plan? Cioè mettere insieme una lista infinita di riforme, con una visione organica e coerente per rilanciare l’economia e investire sul futuro delle prossime generazioni? E rimangono seri mentre lo dicono?

Come se non fosse abbastanza quel che abbiamo visto fin qui, ve li immaginate gli oppositori delle grandi opere-mangiatoia (tipo il Tav) che mediano con gli ultrà di qualsiasi mangiatoia, purché si mangi? Ve li immaginate quelli dei fondi pubblici alla sanità pubblica che cercano di convincere quelli dei fondi pubblici alla sanità privata, del modello Lombardia, dei tagli criminali a personale sanitario e medicina sul territorio, dei medici di base inutili? Ve li immaginate quelli del blocca-prescrizione che si fanno spiegare come riformare la giustizia da chi vuole processi infiniti per poterla usare, la prescrizione? Ve li immaginate quelli del salario minimo seduti al fianco di chi si è detto invidioso del costo del lavoro in Arabia Saudita? E che dire di quelli delle infrastrutture pubbliche mentre decidono di revocare la concessione ai Benetton insieme agli amici dei Benetton? Ve li immaginate?

Ecco, io ho deciso di non immaginare nulla di tutto ciò, perché forse rischierei di riuscirci.

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