Dall’espressione “accordi di Abramo” è nato un nuovo concetto che comincia a far parte della scena politica mediorientale: in prospettiva politica, è importante rendersi conto della sua importanza. Qualcuno potrebbe pensare se questa nuova terminologia abbia una base religiosa o politica: se fosse religiosa, cosa significa? Anche con una semplice analisi, è difficile considerare gli Accordi di Abraham solo da un punto di vista religioso, essi possono essere considerati invece come uno strumento per la gestione dei conflitti e per rimodellare la politica a livello regionale del Medio Oriente e anche internazionale.
Gli accordi di Abramo sono stati siglati in un momento in cui molti paesi hanno iniziato ad adottare strategie di deradicalizzazione, per controbattere i rischi di radicalizzazione, odio e terrorismo. Allo stesso tempo, si sono presentati come portatori di una nuova tendenza verso la pace, la pace tra i paesi arabi e Israele. Questo nuovo modello di pace è una novità: è una scelta e non un obbligo. In precedenza, la pace con Israele era limitata ai paesi che condividono i confini con Israele e l’eredità del conflitto. Questo nuovo paradigma ha qualità diverse: fintanto che è una scelta, il concetto di normalizzazione dei rapporti è completamente diverso e si basa sulla pace tra le persone, non solo tra i sistemi politici.
In questo caso il concetto degli Accordi di Abramo diventa un importante fattore politico che mirerebbe a colmare i conflitti e unire le persone.
Realisticamente, per qualsiasi autorità politica o religiosa il concetto di riunire le persone e colmare le lacune è davvero allettante. Senza dimenticare che sono stati molti i tentativi di promuovere l’incontro interreligioso nell’intento di evitare problemi che iniziano nell’ottica religiosa e finiscono in quella politica. Pertanto, la ricetta degli Accordi di Abramo potrebbe sostituire gli infiniti tentativi di promuovere sia l’incontro interreligioso che quello interculturale. È importante non dimenticare che i conflitti che avevano come giustificazione cause religiose hanno creato una situazione insostenibile di odio e annientamento reciproco.
Pur promuovendo il concetto, non dimentichiamo un fattore che è fondamentale nelle società odierne: il ruolo della politica nella religione. Non scordiamo che è importante avere presente sempre che lo sfruttamento politico della religione prosciuga la fonte della fede, mentre la base degli Accordi di Abramo è proprio la fede. Dimenticare queste dinamiche potrebbe creare delle conseguenze negative sul medio e lungo periodo.
Le sfide che devono affrontare gli Accordi di Abramo sono numerose, prima fra tutte essi devono avere la capacità di coinvolgere protagonisti più attivi e essenziali che rappresentano legittimamente i gruppi religiosi e culturali di appartenenza. Il successo di questo progetto sta nella sua capacità di avere un’ampia rappresentanza e inclusione di gruppi culturali e religiosi. Bisogna inoltre considerare e analizzare le difficoltà di affrontare conflitti profondi che non possono essere risolti solo da una prospettiva religiosa.
Quando si parla del mondo arabo, i conflitti sono molteplici, la divisione tra sunniti e sciiti suggerisce che è il momento di affrontare anche la questione degli arabi sciiti e la rappresentazione di queste persone lontane dalla politica, persone che sono considerate sempre vicine all’Iran o secondo alcuni allo Stato islamico sciita, che definiscono persiano.
Dal punto di vista occidentale gli Accordi di Abramo saranno sempre considerati come un vantaggio per qualsiasi amministrazione, in primis quella statunitense e saranno sempre un ottimo strumento per la politica estera per promuovere il riavvicinamento politico: questo significa che dovremmo aspettarci più attivismo politico relativo alla promozione di questo progetto che mira a includere nuovi protagonisti.