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Ashley Judd, l’attrice ha avuto un incidente nella giungla in Congo: “55 ore incredibilmente strazianti”. Ora è in terapia intensiva

Ashley Judd ha detto di aver provato un "dolore al limite del mio limite" e una "grande paura" ma di esser sempre stata comunque pienamente consapevole del suo "privilegio" di avere l'opportunità di trasferirsi in una struttura medica completamente attrezzata

L’attrice Ashley Judd è ricoverata nella terapia intensiva dell’unità traumatologica di un ospedale sudafricano dopo aver rischiato di perdere una gamba a causa di una caduta “catastrofica” nel cure della foresta pluviale del Congo. È stata lei stessa a raccontare quanto accaduto in una diretta Instagram con il giornalista del New York Times Nicholas Kristof: stava camminando alla ricerca dei bonobo, una specie di grandi scimmie in via di estinzione, quando è inciampata su un albero caduto fratturandosi una gamba. Da quel momento sono iniziate “55 ore incredibilmente strazianti” in cui i suoi accompagnatori hanno cercato di portarla fuori dalla foresta affinché venisse soccorsa. La Judd racconta di aver “ululato come un animale selvatico e esser svenuta più volte per lo choc” mentre la trasportavano prima in braccio e poi in moto, per sei ore, verso un centro medico in Sud Africa.

Ashley Judd ha detto di aver provato un “dolore al limite del mio limite” e una “grande paura” ma di esser sempre stata comunque pienamente consapevole del suo “privilegio” di avere l’opportunità di trasferirsi in una struttura medica completamente attrezzata. La maggior parte dei congolesi, ha spiegato, nelle sue stesse condizioni sarebbe rimasta nel villaggio, avrebbe perso la gamba e forse la vita. “La differenza tra me e una persona congolese è l’assicurazione contro le catastrofi che mi ha permesso 55 ore dopo il mio incidente di raggiungere un tavolo operatorio in Sud Africa”, ha chiarito, aggiungendo che i villaggi del Congo non hanno solo l’elettricità, ma “una semplice pillola per uccidere il dolore quando hai frantumato una gamba in quattro punti e hai un danno ai nervi”.

Proprio per questo ha voluto rendere pubblica la sua disavventura, per far sapere al mondo “cosa significa essere congolesi in povertà estrema senza accesso all’assistenza sanitaria, a qualsiasi farmaco per il dolore, a qualsiasi tipo di servizio o a scelte. Per favore, unisciti a noi e impara com’è per gran parte del mondo e come puoi aiutare. I bonobo sono importanti. E così fanno le persone nella cui foresta ancestrale si trovano e gli altri 25.600.000 congolesi che necessitano di assistenza umanitaria”, ha concluso lanciando un accorato appello.