I tre tecnici scelti da Mario Draghi per i ministeri chiave in vista del Recovery plan hanno una cosa in comune: erano nella task force chiamata la scorsa primavera da Giuseppe Conte a scrivere un progetto per la ricostruzione post pandemia. Vittorio Colao l’ha guidata, Roberto Cingolani ed Enrico Giovannini ne facevano parte portando le rispettive competenze su tecnologia e sostenibilità. Il loro rapporto, pubblicato a giugno subito prima degli Stati generali dell’economia, è stato rapidamente archiviato ma torna di attualità ora che il manager ex Vodafone va a gestire la transizione digitale e il fisico fondatore dell’Istituto Italiano di Tecnologia quella ecologica mentre l’ex presidente Istat e portavoce Asvis approda alle Infrastrutture. Il documento individua tre assi di rafforzamento e i primi due sono proprio “Digitalizzazione e innovazione” e “Transizione verde“. Tra le 102 proposte di intervento, una trentina sono dedicate a infrastrutture fisiche e digitali e ambiente, sviluppo di tecnologie a basse emissioni e digitalizzazione della pa. Quest’ultima è presupposto essenziale per velocizzare le procedure e il piano auspica che il ministero dell’Innovazione ora affidato a Colao sia dotato di “risorse umane e finanziarie consistenti per promuovere la migrazione e l’uso generalizzato di PagoPa, app Io e Spid“.
“Per le infrastrutture privilegiare senza compromessi la sostenibilità” – Quella che comprende infrastrutture e ambiente è la seconda area di lavoro individuata dalla task force tra le sei su cui intervenire per “un piano di rilancio in grado di innescare trasformazioni profonde”. Il comitato è partito dalla considerazione che “l’arretratezza di cui l’Italia oggi soffre rispetto agli altri paesi è una zavorra pesante sulla strada del rilancio e la loro realizzazione genera in tempi rapidi risultati positivi sull’occupazione e sul reddito, con un effetto moltiplicatore”. Gli investimenti necessari erano stimati nell’ordine di 300 miliardi in cinque anni e si ipotizzava sarebbero stati realizzati soprattutto con capitali privati, anche perché in quel momento l’accordo europeo sul Next Generation Eu da 750 miliardi era di là da venire. In primo piano la necessità di puntare su uno sviluppo green: “Gli sviluppi infrastrutturali devono privilegiare senza compromessi la sostenibilità ambientale, favorendo la transizione energetica e il “saldo zero” in termini di consumo del suolo, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo”.
Modello Genova per velocizzare – Per evitare le usuali lentezze si prevede come punto di partenza la sempre invocata “sburocratizzazione dei processi con la pa” mentre sul fronte delle procedure di gara e avvio dei lavori viene evocato il “modello Genova”, con la ricostruzione del ponte resa rapida anche grazie a deroghe al codice degli appalti pubblici. La proposta è che le infrastrutture individuate come strategiche, che siano reti di telecomunicazioni, progetti energetici o infrastrutture di trasporto, siano pianificate rapidamente attraverso una “unità di presidio ministeriale” con i poteri necessari per sbloccare i lavori ove necessario, monitorarli e “massimizzare l’accesso e l’effettivo utilizzo dei fondi europei”. A queste opere, secondo il comitato Colao, andrebbero applicate direttamente le direttive europee in materia, scavalcando il Codice, che andrebbe in parallelo rivisto. Mentre agli enti locali andrebbe tolta la possibilità di opporsi.
Il contrasto al consumo di suolo – Si entra poi nello specifico delle varie tipologie di progetti: quelli in campo energetico e idrico le cui autorizzazioni vanno sbloccati con interventi ad hoc, per esempio un “rito accelerato per l’Autorizzazione Unica“, va incentivata la transizione energetica di imprese e privati e l’adozione di nuove tecnologie come “idrogeno, biocombustibili, conversione della filiera del petrolio, carbon capture e stoccaggio CO2” nell’ambito di un “piano a lungo termine di decarbonizzazione nazionale”. Contro il dissesto idrogeologico si consiglia di contrastare il consumo di suolo inserendo “obiettivi di conservazione e ripristino del capitale naturale in tutte le strategie e politiche” che ne comportano un utilizzo: Giovannini, nel nuovo ruolo alle Infrastrutture, potrebbe mettere in pratica il suggerimento d’intesa con Cingolani. Sei proposte, infine, sono dedicate alla riconversione del trasporto pubblico locale e dei mezzi privati, alle piste ciclabili, alla logistica intermodale (su treno e navi, non su gomma) e a un piano di edilizia sociale accessibile ma anche ecosostenibile.
Fibra in tutta Italia e sviluppo del 5G – L’asse del digitale è il primo citato dalla task force perché solo con “un’azione di radicale di digitalizzazione e innovazione” l’Italia “potrà effettuare un “salto in avanti” in termini di competitività del sistema economico, di qualità di lavoro e di vita delle persone, di minore impatto ambientale e di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica”, oltre al fatto che la digitalizzazione “è strumento di trasparenza, riduce gli spazi per l’economia sommersa e illegale e rende possibile uno sfruttamento efficace dei dati per migliorare la qualità di tutte le decisioni di policy e amministrative”.
I fronti di intervento individuati dal gruppo di Colao sono quattro: un piano per il completamento della copertura nazionale della rete in fibra con nuove regole per la realizzazione degli investimenti e la possibilità di imporre a chi vince le gare “condizioni cogenti di realizzazione”, il cablaggio di tutti gli edifici pubblici a partire da scuole, ospedali e amministrazioni locali per facilitare il passaggio ai servizi digitali e lo smart working, lo sviluppo di reti 5G con il (discusso) adeguamento dei livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei, “oggi circa 3 volte più alti e radicalmente inferiori ai livelli di soglia di rischio” e l’offerta di voucher per l’accesso alla banda larga delle fasce meno abbienti della popolazione. Progetto, quest’ultimo, che il Conte 2 ha avviato non senza punti interrogativi sui requisiti previsti e sul tetto Isee molto basso.
Non mancano i suggerimenti per accelerare il passaggio a pagamenti elettronici: per esempio “rendere effettive ed eventualmente inasprire le sanzioni per gli esercizi commerciali e servizi privi di Pos o con Pos non funzionante”, ma anche detrazioni fiscali e “lotterie instant win“. Conte come è noto avrebbe scelto una strada diversa: cashback e lotteria degli scontrini con estrazioni settimanali, mensili e annuali.