Alessandro Di Battista ricorda che al governo sono entrati i berlusconiani delle leggi ad personam. La senatrice Barbara Lezzi chiede un nuovo voto su Rousseau. Richiesta che è diventata una raccolta firme, con oltre tremila sottoscrizioni in poche ore. Il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, parla di “appoggio condizionato”. Il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra definisce il governo come “Jurassic Park”. E ricorda che dentro c’è Forza Italia “che è nata anche grazie a uomini che avevano relazioni con Cosa nostra“. Un deputato, Giuseppe D’Ambrosio, lascia il Movimento ricordando “5 anni di opposizione durissima a tutti coloro che dal 2018 però, ci hanno minato da dentro, cambiandoci e trasformandoci in peggio”. Nel giorno dell’insediamento del governo di Mario Draghi, dai ranghi del Movimento 5 stelle filtrano posizioni differenti, mentre il fondatore Beppe Grillo torna a farsi sentire sul suo sito: “Oggi bisogna scegliere, o di qua o di là”, scrive il garante del Movimento. E così alle 18 i senatori si sono riuniti, mentre i deputati si sono visti alle 21:30.
Secondo indiscrezioni dell’Adnkronos, nel corso dell’incontro tra i rappresentanti pentastellati a Palazzo Madama sono stati una ventina i membri che hanno confermato l’intenzione di non votare la fiducia al neonato governo: “Alcuni usciranno dall’aula, altri voteranno no”, spiegano fonti parlamentari. A inizio seduta hanno preso la parola il capo politico Vito Crimi (il quale ha riepilogato tutte le fasi che hanno scandito le trattative per la formazione del nuovo esecutivo e ribadito che il voto degli iscritti su Rousseau è “vincolante”), Stefano Patuanelli ed Ettore Licheri.
Secondo le indiscrezioni, tra coloro che si sono rivolti agli eletti M5s al Senato c’è il capo politico Vito Crimi, secondo cui “questo è un governo nato con i partiti ‘alla cieca’. Questo è il governo di Draghi e del Quirinale. Abbiamo anche Forza Italia e Lega, possiamo dire quello che vogliamo ma lo sapevamo che ci sarebbero stati loro ministri. Italia Viva ne è uscita a pezzi. Aveva due ministri ed esce solo con Bonetti”. E a chi sottolinea il proprio disagio per la presenza di alcuni ministri di Forza Italia e Lega, ha risposto: “Da Lega e Fi sicuramente io non mi aspettavo che proponessero Gandhi o Martin Luther King. Questi sono i nomi”.
Una situazione, secondo le indiscrezioni, che per il capo politico non poteva nemmeno essere evitata perché “non ci sono state trattative sui ministeri. Ognuno può pensare quello che vuole ma trattative con Draghi non ci sono state. Draghi è un uomo abituato a sapere che un suo sopracciglio alzato fa girare i miliardi. Un senso di riservatezza a cui non eravamo abituati. Ci sono stati messaggi scambiati con Zingaretti, anche Salvini mi ha chiesto informazioni. Alle 18.30 di ieri ricevo una chiamata da Draghi che mi ha comunicato quali erano i nostri ministri. Ha aggiunto solo Cingolani e Giovannini“, racconta Crimi.
Parlamentari riuniti – A convocare gli eletti a Palazzo Madama il capogruppo Ettore Licheri, anche perché venerdì il capo politico Vito Crimi avrebbe inevaso, raccontano alcuni senatori all’Adnkronos, la richiesta del direttivo di una riunione urgente. Venerdì sera, dopo l’annuncio della lista dei ministri, dall’account del M5s su Facebook era arrivato un messaggio di buon lavoro ai quattro grillini inseriti nel nuovo esecutivo. Un augurio esteso al nuovo “super ministro” all’Ambiente e alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “Un profilo e un risultato che abbiamo fortemente voluto. Adesso subito al lavoro”. Secondo alcune fonti del Movimento, Beppe Grillo sarebbe particolarmente soddisfatto per la nomina di Cingolani che, stando alle stesse fonti, avrebbe lui stesso suggerito a Draghi.
“Immorale nominare ministri i berlusconiani delle leggi ad personam” – Il giorno del giuramento del nuovo esecutivo, però, qualcuno storce il naso. Il primo a farsi sentire è Di Battista, che già dopo l’esito del voto sulla piattaforma Rousseau si era fatto da parte. “Non parlerò più a nome del Movimento”, aveva annunciato l’ex deputato, il giorno in cui la base aveva dato il suo via libera al governo di Mario Draghi. Nel giorno in cui il nuovo esecutivo giura al Quirinale, con la presenza di quattro ministri del M5s, Di Battista torna a farsi sentire con un post sulla sua pagina facebook. Un intervento in cui mette nel mirino gli esponenti di Forza Italia: Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. E ricorda i rispettivi curriculum politici. “I tre erano ministri nell’ultimo governo Berlusconi, un governo che ricordiamo soprattutto per le leggi ad-personam, ovvero il tentativo (in parte riuscito) di ‘deviare‘ le Istituzioni per metterle al servizio di un leader politico”, scrive l’ex deputato M5s. “Nel 2008 – continua – i tre approvarono in Consiglio dei ministri il Lodo Alfano, un disegno di legge che poi venne votato dal Parlamento. Il Lodo Alfano serviva a creare un vero e proprio scudo penale per le quattro più alte cariche dello Stato. Un provvedimento che, in sostanza, violava il principio d’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Chiaramente venne licenziato per salvare Berlusconi dai processi. Ebbene io trovo immorale che politici che hanno speso tempo (e dunque denaro pubblico) non per occuparsi del Paese ma per risolvere le grane giudiziarie del loro leader, possano avere ancora ruoli così apicali. Sia chiaro, tutti possono sbagliare. Tuttavia i tre non hanno mai chiesto scusa per quelle ignobili leggi (tra l’altro il Lodo Alfano venne bocciato dalla Corte Costituzionale) né preso mai le distanze dal loro partito e dai fondatori, e questo nonostante indagini gravissime (molte delle quali legate alla mafia) e sentenze definitive”.
“Draghi è responsabile della scelta dei ministri” – Di Battista mette le mani avanti. “Lo so, parlare di Lodo Alfano, di Legittimo impedimento, di Mozione Ruby negli ultimi tempi sembrava anacronistico. Negli ultimi tempi però. Ieri è cambiato tutto. Giorni fa parlai di ‘restaurazione’. Oggi mi sembra di esser tornati indietro di 12 anni. I ‘giornaloni’, che fino a 24 ore fa esultavano per il Governo dei Migliori, oggi hanno cambiato linea. Ora provano a spingere il concetto del ‘Povero Draghi’, costretto a piegarsi alle richieste dei partiti e delle loro correnti. Non funziona così! Il Presidente del Consiglio è responsabile della scelta dei suoi ministri. Con questi nomi perde la santità e torna ad essere un semplice beato”. L’ex deputato del M5s insiste su questo punto: “Quando la pubblica opinione conoscerà più nel dettaglio le scelte politiche prese da Draghi da Direttore del Tesoro, da Governatore di Bankitalia e da Presidente della BCE, magari, verrà trattato da comune mortale. Con i suoi pregi e con i suoi difetti. Un uomo che ha preso delle decisioni. A volte sensate ma molto spesso scellerate e soprattutto nefaste per il pubblico interesse. Tempo al tempo”, conclude.
Lezzi chiede una nuova votazione su Rousseau – Ma se Di Battista non parla più a nome del Movimento, diverso è il caso della Lezzi, ex ministra e senatrice in carica. “Questa mattina – ha scritto su facebook – ho inviato, insieme ad alcuni colleghi, una mail al Capo Politico, al Comitato di garanzia e al Garante per segnalare che la previsione del quesito posta nella consultazione dell’11/02/21 non ha trovato riscontro nella formazione del nuovo Governo. Non c’è il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Mise e il Ministero dell’Ambiente oggetto del quesito. Chiediamo che venga immediatamente indetta nuova consultazione. E’ evidente che, in assenza di riscontro, al fine di rispettare la maggioranza degli iscritti, il voto alla fiducia deve essere No”.
Senatori e deputati per il No – Lezzi in pratica annuncia che alcuni parlamentari sono pronti a non votare la fiducia al governo Conte. Come il senatore Emanuele Dessì: “Stamattina invece è tutto molto chiaro e mi permette di poter affermare con sicurezza che voterò No al governo Draghi. Ci sarà modo, fin dalle prossime ore, per discutere insieme sui motivi di questa scelta”. Un altra eletta a Palazzo Madama, Margherita Corrado, contesta la presenza di Dario Franceschini. “Errare è umano ma perseverare è diabolico e un Franceschini ter, di nuovo assentito dal M5S, non lo reggo. Avrà l’appoggio del mio gruppo (!) mentre completa lo snaturamento del dicastero la cui dignità nessuno prima di lui aveva leso così gravemente, paradosso inaudito per un Paese come l’Italia. Non avrà il mio. E sia chiaro non mi sento di tradire alcuno; se mai, il contrario”. Alla Camera il dissidente Andrea Colletti spiega che non voterà la fiducia al governo: “Se il buongiorno si vede dal mattino credo che il buio avvolgerà per lungo tempo le nostre coscienze. Da almeno 3 anni denuncio la presa del potere, e la gestione del potere fine a sé stessa, della dirigenza del Movimento 5 Stelle. Uguale, in tutto e per tutto, a quella degli altri partiti. Dove, almeno, vi è una forte dialettica politica. Questa squadra dei ministri conferma ancora di più il mio No al Governo Draghi”.
Morra: “Governo Jurassic Park” – Sulla stessa linea anche il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra: “Il quesito su Rousseau si è scoperto non essere corrispondente al vero. Questo super-ministero della Transizione ecologica doveva inglobare, ad esempio, alcune competenze dell’Agricoltura o del Turismo. E doveva essere dato a qualcuno che aveva una visione”. Sulla base di questa premessa, il senatore calabrese avvisa: “Io non posso accettare di poter avere fiducia in un governo che mi sembra essere “Jurassic Park”, con il recupero di mostri che hanno popolato il passato”. Il M5S, aggiunge, “deve tornare ad essere una forza politica a difesa dei valori per cui è nato”, altrimenti “come è logico anche quest’esperienza politica sfiorirà”. Morra ha poi continuato: “Io sono presidente della commissione Antimafia, tutte le forze politiche vanno rispettate, ma in Italia in forza di sentenze passate in giudicato si è accertato che c’è una forza politica – ed è inutile che vi ricordi quale sia – che è nata anche grazie a uomini che avevano relazioni con Cosa nostra”, attacca.
Brescia: “Appoggio M5s è condizionato” – Diversa la posizione di Giuseppe Brescia, che presidente la commissione Affari costituzionali della Camera. “Sarà un appoggio condizionato – scrive – La squadra non convince semplicemente perché non è una squadra. Sono quote di rappresentanza di ogni partito che ha manifestato la volontà di sostenere Draghi. L’appoggio sarà condizionato come condizionata è stata la scelta di proseguire nel solco della maggioranza e non relegarsi all’Aventino. La crisi sanitaria, sociale ed economica impone un governo che dia risposte immediate e adeguate a cittadini e imprese. Preciso dovere del Movimento sarà vigilare affinché ogni centesimo sia investito nell’interesse comune. Così come sarà fondamentale difendere le importanti conquiste raggiunte in questi anni. Per quanto facciano impressione alcuni nomi, per quanto sia difficile digerire tutto quanto è successo per opera di veri e propri opportunisti-traditori-irresponsabili, noi non possiamo sottrarci alle nostre respnosabilità”.