Dopo il grande successo avuto dalla serie Netflix, l'attore ha deciso di raccontare questo retroscena sulla sua carriera
“Molti mi dicevano di non fare coming out, avvisandomi che negli studios accettano che tu sia ‘gay, ma non troppo‘. Credo che non dovrebbe importare quale ruolo tu interpreti. Eppure sembra esistere una linea di pensiero secondo la quale uomini apertamente gay, non possano diventare protagonisti maschili etero”. A dirlo è l’attore Jonathan Bailey meglio noto come l’Anthony di Bridgerton, che dopo il grande successo avuto dalla serie Netflix ha deciso di raccontare questo retroscena sulla sua carriera.
L’attore britannico, considerato un sex symbol, ha spiegato di aver deciso di non seguire quei consigli e non nascondere mai la sua sessualità, necessità che invece a volte assale alcuni interpreti omosessuali e che li porta a non rendere noto ciò che accade nelle loro vite al di fuori del set: “Le conversazioni più conservatrici che ho avuto sono state con uomini gay di questa industria. Ho avvertito come un senso di vergogna palpabile. Dall’altra parte raccontare l’omosessualità o temi vicini è una necessità e quindi l’industria ha anche bisogno di attori gay. Credo poi ci sia una ragione se i personaggi omosessuali sono interessanti. Spesso infatti affrontano un difficile percorso di crescita e presa di coscienza che è il loro vero punto di forza – ha concluso Jonathan Bailey -. Ecco perché penso che spesso siano stati scelti uomini forti (anche se etero) per questi ruoli”.