Politiche giovanili, Turismo, Pari opportunità, Disabilità: quando Mario Draghi è uscito dall’incontro col presidente della Repubblica Sergio Mattarella per leggere la lunga lista di ministri del suo nuovo governo, la parola “sport” non è comparsa mai. Dopo il mandato di Spadafora, il ministero dello Sport è sparito, facendo storcere il naso a tanti appassionati. Ma non a tutti, non al Coni ad esempio, che senza un ministro diventa il Ministero. In realtà, la mancanza di un dicastero, che oggi fa tanto rumore nel mondo dello sport, è stata a lungo la prassi. Se escludiamo la breve parentesi di Josefa Idem, e quella intangibile di Piero Gnudi sotto il Governo Monti (aveva anche altre competenze), nella storia ci sono stati solo tre veri ministri dello Sport: Giovanna Melandri, Luca Lotti e appunto Vincenzo Spadafora. Possiamo aggiungerci Giancarlo Giorgetti, che ha esercitato a fondo la sua delega, ma da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Comunque l’assenza di un Ministero non può stupire. Semmai, è una scelta in controtendenza rispetto agli ultimi anni, in cui i tre governi precedenti avevano dato un forte peso politico alla materia.
Nel frenetico “toto-ministri” era circolato il nome di Andrea Abodi, un “tecnico” (ex presidente della Serie B, ora a capo dell’Istituto del Credito Sportivo) con tante conoscenze politiche (a destra, ma pure nel Pd), che però sembra più proiettato verso la corsa al Campidoglio. C’era chi pensava che proprio Giorgetti potesse riprendersi la delega, ma il leghista è finito in un ministero più importante. L’impressione è che nessuno abbia rivendicato la casella fino in fondo: lo sport non è stato ritenuto cruciale nelle trattative fra i tanti partiti della maggioranza e – temono gli appassionati – neppure nelle strategie dell’esecutivo.
Questo non vuol dire che nessuno avrà la delega. Verrà probabilmente assegnata al secondo giro, quello dei sottosegretari, dopo la fiducia: potrebbe tenerla Roberto Garofoli, ma per competenze e interessi è più facile finisca a uno dei prossimi nominati, più un politico che un tecnico (e bisognerà capire di che partito: possibile che per la regola dell’alternanza la palla passi a Pd o Italia Viva, ma i malumori nel M5S sono già alti, come lascia intendere il deputato Valente). Anche senza un dicastero, la scelta di questa figura non sarà marginale: farà capire quanto il governo vorrà occuparsi direttamente di sport e quale sarà la linea.
Dopo la riforma iniziata con Giorgetti e rimasta a metà con Spadafora, il sistema sportivo è ancora in cerca di equilibrio. Tra Coni, la società Sport e Salute e il nuovo Dipartimento di Palazzo Chigi c’erano fin troppi interlocutori. Per questo al Foro Italico l’altra sera hanno quasi festeggiato ascoltando la lista di Draghi: storicamente, quando non c’è un ministro, è il Coni che diventa un Ministero. Così Giovanni Malagò tornerebbe ad essere il n. 1 incontrastato dello sport italiano. Ancor di più se riuscisse ad ottenere una figura gradita come sottosegretario, magari grazie alla mediazione di Gianni Letta, che è già stato determinante nella discussa scelta dei tre ministri di Forza Italia. D’altra parte nemmeno Sport e Salute si lamenta, anzi: la società diretta da Vito Cozzoli di recente era nel mirino del ministro Spadafora, che la utilizzava come semplice braccio operativo; ora potrebbe recuperare terreno e autonomia.
In attesa di vedere dove finirà la delega, i vertici dello sport italiano non sembrano disperati per l’assenza di un ministero. Resta da capire quali saranno le conseguenze sullo sport italiano. Potrebbe non essere necessariamente una brutta notizia, il movimento se l’era cavata per anni senza la politica. Il rischio, però, è finire all’angolo, senza un rappresentante di peso a Palazzo Chigi che reclama gli interessi dello sport, specie con la grande occasione del Recovery Fund all’orizzonte. Il tanto criticato Spadafora era riuscito comunque a portare centinaia e centinaia di milioni per il settore (su come siano stati spesi le opinioni invece sono discordanti, visto che sono finiti tutti nei bonus ai collaboratori durante l’epidemia e negli impianti del controverso piano Sport e periferie). Senza un ministro, il governo Draghi si ricorderà dello Sport?
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