Attualità

San Valentino…e che roba è? La festa degli innamorati al tempo del coprifuoco e del distanziamento sociale

Buon San Valentino ai casanova impenitenti e ai mariti che magari solo per un giorno si renderanno utili

di Januaria Piromallo

Emergenza sanitaria. Massima allerta e libido in picchiata. Niente fughe amorose. Allora ho provato a immaginare una fuga letteraria tra le 3900 pagine delle Memorie di Casanova che hanno fatto della sua vita un’opera d’arte. Da puro amatore, come avrebbe festeggiato la festa degli innamorati, a quante amanti si sarebbe concesso. Come avrebbe gestito il suo carnet di rendez vous sentimental/clandestini? La vigoria sessuale di Casanova era inesauribile. Leggete qui: “Una volta, più di una volta, ho dovuto ingoiare 6 uova per poi fare l’amore per sei ore consecutive “. Un’infinità di amanti alle quali riusciva a far credere: “Tu non sei il mio primo amore, ma sarai l’ultimo”.

Vabbè, frasi stereotipate, usa/e/getta. E ci cascavano tutte. Ma a sedurre fino alle viscere il più grande seduttore di tutti i tempi non fu una femme fatal, bensì Voltaire, l’intellettuale più brillante all’epoca. “Gli dissi che era il giorno più felice della mia vita e che per vent’anni avevo aspettato di incontrare il “maestro”. E lui cosa mi risponde? Che sarebbe stato ancora più onorato se, dopo quell’incontro, lo avessi aspettato per altri vent’anni”.

Prendetelo come amante. Niente altro. Anzi non vale più neanche quello, data l’età, il consiglio venne da una signora, una delle sue ultime conquiste. Lei era nel fiore degli anni, lui a fine carriera. Era ormai un modello superato. La parola è la spada del duello d’amore. Ma la parola è un’arma stranissima. Non dovete parlarle per corteggiare lei, dovete parlarle per corteggiare l’amore. Se lo farete, lei comincerà a guardare all’amore insieme a voi. “Se non avessi avuto tante amanti, il mondo mi leggerebbe con il rispetto che riserva a Rousseau. Ma il mio personaggio si è mangiato l’artista. Il mondo ha voluto il seduttore, ed io, purché il mondo sia felice gliel’ho regalato”, lo ha immaginato così il drammaturgo Ruggero Cappuccio. La clausura da Covid è stata la cartina tornasole per separare mariti utili da quelli inutili e la vicinanza forzata, screzi, ripicche, malumori, mugugni, ha provocato un’impennata di separazioni.

Un chilo di salame strolghino e un “Marito Inutile”. Un metro di distanziamento e un “Marito Inutile”. All’Esselunga il manuale self help, scritto a quattro mani, le mie e quelle di Roselina Salemi, ha fatto il loro ingresso trionfale sugli scaffali. Tra baccalà surgelati (magari si potesse ibernare il maritino fino a nuova cura ricostituente che da inutile ce la faccia ritornare vispo e amorevole) e rotoli di carta igienica di ogni velo e morbidezza. Tra long seller in mezzo a tanti commissari della scuola Camilleri, un mistero finalmente svelato: Ah, se tutte le donne prendessero consapevolezza dell’inutilità dei loro mariti e liberarle da un matrimonio/colabrodo.… Ma sì, infilo anche lui nel carrello, come cura preventiva. Non si sa mai…
Una commedia del presente, la strada accidentata che una donna, simbolicamente percorre, prima di uscire dalle convenzioni. Non è la sua storia. E’ la storia di (quasi) tutte.

Buon San Valentino ai casanova impenitenti e ai mariti che magari solo per un giorno si renderanno utili.
P.S. colonna sonora suggerita durante la lettura: A modo mio…
pagina Facebook di Januaria Piromallo

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