La prima a rompere il silenzio, un mese fa, è stata la campionessa di vela Sofia Bekatorou che ha denunciato uno stupro da parte di un membro della Federazione di canottaggio avvenuto nel 1998. Così è stata ricevuta dalla presidente della Repubblica ed elogiata dalla moglie del primo ministro. Dal 2011 sono nate linee telefoniche per le denunce, alcune case famiglia e pochissimi centri di consulenza: ma in molte zone, dopo una violenza si continua a ripetere "tuo marito ti vuole bene"
C’è voluto del tempo, ma anche in Grecia sta sbarcando il Me Too. Il movimento contro gli abusi e le violenze sulle donne si sta faticosamente incuneando nell’Egeo, dove alcuni episodi rivelati con coraggio dalle vittime hanno non solo destato molto scalpore tra l’opinione pubblica, ma hanno spinto chi, dopo decenni di silenzi e imbarazzi, sta iniziando a raccontare la propria storia di violenze sessuali. Grandi proteste si stanno diffondendo a macchia d’olio in moltissime professioni, con anche la politica che sta prendendo provvedimenti non più rinviabili.
La prima a rompere il silenzio, un mese fa, è stata la campionessa di vela Sofia Bekatorou, medaglia d’oro ai Giochi di Atene del 2004 e bronzo a Pechino quattro anni dopo, che ha denunciato uno stupro da parte di un membro della Federazione di canottaggio avvenuto nel 1998: in questi giorni è stata ricevuta dalla Presidente della Repubblica, Ekaterini Sakellaropoulou, ed elogiata per il suo coraggio. Anche la moglie del primo ministro, Mareeva Mitsotakis, ha espresso sui social il suo sostegno all’atleta innescando un’indignazione che sta trovando proprio sui social il suo fil rouge con l’hashtag #Meetoogreece. I reati subiti dall’atleta sono ora in prescrizione ma lo sport, come il mondo del teatro e della tv, si ribella con iniziative, interviste e campagne sui media. Ha sollevato proteste da parte di sportivi e cittadini il fatto che la federazione abbia definito l’affermazione di Bekatorou come un “incidente spiacevole”.
Sono già tre, invece, le denunce contro Pavlos Haikalis, ex viceministro del governo Syriza e uno dei principali attori della televisione greca. Dopo l’attrice cipriota Iliana Arabi, anche la sceneggiatrice greco-americana Sky Maddas, attraverso un post su Twitter, lo ha denunciato. Per la prima volta Pavlos ha cercato di smussare le critiche dichiarando di essere un “uomo all’antica”. Con questa frase l’intera Grecia però si è ribellata. La terza denuncia porta anche le prove di un tentato stupro avvenuto 31 anni fa. Secondo la denuncia l’attore avrebbe lasciato in pace la malcapitata solo dopo lo svenimento, mentre la colpiva con un gomito al petto.
E il tam tam sui social sta accompagnando questa nuova fase del movimento in un Paese che si pensava fosse immune e che invece sta mostrando numeri allarmanti. L’85% delle donne in Grecia ha subito molestie sessuali sul posto di lavoro, come risulta da una ricerca di mercato Qed per conto di ActionAid, mentre allo stesso tempo solo il 6% delle vittime ha denunciato ufficialmente a un organismo competente.
Fino al 2018, del problema in Grecia non se ne parlava affatto a causa di una significativa mancanza di consapevolezza riguardo alla violenza di genere. Una vacatio che era prominente soprattutto tra coloro che sono destinati ad attuare la legge: non pochi erano gli episodi di violenze in famiglia che finivano con una frase del tipo “ma tuo marito ti vuole bene”. Dettagli raccontati dalle vittime agli assistenti sociali che raccoglievano le prime storie.
Certo, dal 2011 ad oggi, qualcosa è cambiato. Come le linee telefoniche di assistenza 24 ore su 24, alcune case famiglia allestite per le vittime e una quarantina (pochi in verità) centri di consulenza che operano in tutto il Paese. Solo negli ultimi cinque anni però si è assistito a vere campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, c’è ancora molto da fare. Nelle zone interne della Grecia le vittime non cercano aiuto e la mancata fiducia nelle autorità è un problema. Ci sono ostelli vuoti e altri super affollati, a seconda della zona, racconta una testimone sulla stampa ellenica, nelle aree più remote o nelle isole le donne non si fanno avanti mentre ad Atene è più facile rimanere anonimi.
Anche la politica si muove, con la Convenzione 190 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) per l’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro che dovrebbe essere sottoposta a breve al Parlamento per la ratifica da parte del ministero del Lavoro e degli Affari Sociali. Ma è solo l’inizio: rapidi sviluppi si stanno verificando nel mondo dell’arte dopo le segnalazioni di molestie. Una denuncia contro un noto regista è stata presentata due giorni fa in tribunale, dopo lo stupro di una 15enne. Marina Psychogyiou, campionessa di vela, ha pubblicato su Facebook la sua storia di molestie quando aveva 20 anni da parte di un dirigente della Federazione. “Questi episodi continuano, ma nessuno sporge denuncia per timore di disapprovazione o rappresaglie. E se la ragazza non dice di sì, vanno da un altro”. Mania Bikof, ex membro della squadra greca di pallanuoto, ha rivelato come lei e altri atleti siano stati molestati da un medico. Da oggi le donne greche mostrano di non avere più paura: chissà se è un segno, nell’anno in cui si celebra il bicentenario della Rivoluzione contro la schiavitù ottomana che liberò i greci dal giogo turco.