Politica

Basta social, basta dirette, basta tweet. Il governo Draghi ha fretta di fare, non nel virtuale

Per capire bene la fase che stiamo attraversando, devo richiamare il mio precedente post sulla “displaycrazia” del 20 dicembre e quello di Beppe Grillo sulla “transizione cerebrale”.

La parola chiave sulla quale insiste il progetto di Mario Draghi è “la vitalità del sistema”. Con il professore l’Italia entra in terapia intensiva e dovrà dimostrare di essere capace, in pochi mesi, di vaccinare i suoi cittadini più velocemente di tutti, costi quel che costi. Se si dovranno ristrutturare industrie per produrlo in loco, se si dovranno acquistare o liberare i brevetti di produzione, insomma ad ogni costo i vaccini dovranno essere somministrati immediatamente e Draghi sa già come agire.

Intanto e parallelamente Roberto Cingolani, Vittorio Colao e Enrico Giovannini dovranno preparare il terreno per il Rinascimento economico utilizzando al meglio più di 209 miliardi di euro messi a disposizione dall’Europa. Per questo non ha operato cambiamenti nel Ministero della Sanità retto da Speranza ed in quello della Difesa retto da Guerini. Nessuna perdita di tempo negli avvicendamenti in questi due settori essenziali per sottoporre il Paese a ritmi israeliani di vaccinazione di massa, ad ogni costo. Per agire in fretta serve restituire al Paese Vitalità, e l’adrenalina di Draghi non viaggerà nei display, ma nei territori e senza tentennamenti, in modo da essere rapidi ed efficaci, anche se potremo essere orfani dell’abuso di social nel quale abbiamo viaggiato fino a ieri.

La Protezione civile sa benissimo che appena si giunge in un luogo d’emergenza bisogna adoperare gli inibitori che limitano la libertà di uso dei dispositivi personali, per poter operare in modo veloce e senza sovraccarichi. Basta social, basta dirette, basta tweet. Il governo Draghi rimetterà in moto gli asset territoriali delle istituzioni, pubbliche e private, per concentrare le loro attività dei prossimi tre mesi nel piano di vaccinazione di massa. E tutti, dico proprio tutti, dovranno remare nella stessa direzione, costi quel che costi.

Saranno mesi di vitalità democratica che devono svegliare tutte le forze vive del Paese che sono cadute in quel torpore displaycratico cui ti costringe una vita distante dalla realtà ed immersa nel virtuale. Grillo lo ha capito subito e prima di tutti, e ha invitato a “mettere in modalità aereo gli smartphone” e a osservare le lucciole al posto dei display. Lo ha capito, perché erano i suoi obiettivi da sempre, dalle sue origini prima che si “snaturasse a sua insaputa” e per effetto della deriva “displaycratica”. Si è liberato dai cancelletti (hashtag), e ha investito su Draghi che non era mai caduto nella loro trappola. Draghi a sua volta battezza quale “ambientalista” questo suo governo, perché ha bene in testa lo stato disastroso del Paese da questo punto di vista.

Tutti e due hanno in mente i nipotini, tutti e due hanno in mente Greta Thunberg e i suoi nonni, tutti e due non sopportano le centinaia di morti al giorno che questa guerra sta provocando. I generali ci sono, adesso tocca a noi rimboccarci le maniche e agire, in fretta, e ad ogni costo.