Nel fuoco incrociato di molti dopo la richiesta di un nuovo lockdown e con le polemiche seguite alla non riapertura degli impianti di sci a poche ore dal via libera, Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministero della Salute, insiste con la richiesta di chiusura e si dice disposto a mettersi da parte. “Chiedono le mie dimissioni? Queste sono considerazioni che lascio alla politica. Se posso essere utile al Paese con i miei consigli, lo faccio a livello internazionale e lo faccio anche in Italia: altrimenti mi faccio da parte. C’è una situazione epidemiologica oggi grave, ingravescente e incompatibile con gli assembramenti – spiega a RaiNews24 – È di fatto pericolosa per l’arrivo di queste varianti che sono molto insidiose sia dal punto di vista della contagiosità che anche purtroppo della letalità. E sono pericolose anche per la capacità di sfuggire eventualmente al vaccino, come nel caso della variante sudafricana per AstraZeneca. Quindi dobbiamo in questo momento serrare un po’ le fila e scegliere una strategia di aggressione nei confronti del virus non si inseguimento”.

Quanto allo stop alla riapertura degli impianti sciistici, con un provvedimento arrivato a poche ore dal semaforo verde programmato, “probabilmente non ha giovato questo passaggio di consegne – dice riferendosi alla staffetta tra vecchio e nuovo Governo – ma di fatto la situazione epidemiologica prevedeva questo tipo di fenomeno già da ottobre novembre. Infatti quei Paesi che non hanno chiuso gli impianti sciistici sono quelli, come la Svizzera, che hanno fatto penetrare la variante inglese e che in questo momento sono in condizioni peggiori. Un rialzo dei casi con queste varianti è molto più pericoloso – ammonisce ancora Ricciardi – Basti vedere quello che è successo in Gran Bretagna: 1.600 morti e decine di migliaia di casi, nonostante la più massiccia campagna di vaccinazione mai fatta in Europa. Questo significa che queste varianti sono veramente temibili. Dobbiamo anticipare il virus e non inseguirlo”. Quindi, la ricetta: “Fare una chiusura mirata magari concentrata nel tempo per abbassare la curva epidemica al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti, ricominciare a testare a tracciare come fanno per esempio i neozelandesi, che hanno chiuso con 3 casi, e poi vaccinare vaccinare vaccinare a tutto spiano”.

Agli svizzeri non è piaciuto il riferimento al fatto che è da lì che la variante inglese sarebbe penetrata nell’Unione europea, una ipotesi che non ha al momento nessuna evidenza scientifica ma potrebbe essere al limite una ipotesi come tante altre. Il direttore di Funivie svizzere, Berno Stoffel, citato dalla Radio svizzera italiana Rsi sul punto dice che “si tratta di speculazioni”, che non ci sono evidenze di una responsabilità elvetica nella diffusione di questa variante e le misure di protezione adottate negli impianti sciistici “sono efficaci“. Per Stoffel, non si può imputare allo sci un aumento dei contagi e la sicurezza degli impianti è dimostrata da un esame comparativo con altri mezzi di trasporto. In Svizzera sono finora stati scoperti 6.003 casi di infezioni con le varianti mutate stando ai dati riferiti oggi dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) all’agenzia di stampa elvetica Keystone-ATS. Ma ci sono forti sottovalutazioni in cantoni dove poco o nessun materiale è stato sequenziato.

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