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Il commissario Ricciardi, parla Serena Iansiti che è Livia Lucani: “Con Lino Guanciale ‘il battesimo è stato di fuoco’”

"Avevo paura del giudizio dei ricciardiani, non volevo deludere i lettori", confessa a FQMagazine per Ilfattoquotidiano.it alla vigilia della quarta puntata della serie di Rai1, in onda lunedì 15 febbraio. E invece non li ha delusi. Dagli esordi al Centro sperimentale alle critiche surreali per un bacio tra due donne ne I bastardi di Pizzofalcone, passando per l’allergia al gossip, ecco chi è l’attrice del momento

di Francesco Canino

Ci sono ruoli che aspetti per anni e non arrivano mai, altri che invece non cerchi, arrivano all’improvviso rischiano di cambiarti la vita. A Serena Iansiti la sterzata che potrebbe cambiare la sua carriera l’ha data Livia Lucani, il soprano che cerca in ogni modo di conquistare il cuore del commissario Ricciardi nell’omonima serie sbanca ascolti tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni. «Avevo paura del giudizio dei ricciardiani, non volevo deludere i lettori», confessa a FQMagazine per Ilfattoquotidiano.it alla vigilia della quarta puntata della serie di Rai1, in onda lunedì 15 febbraio. E invece non li ha delusi. Dagli esordi al Centro sperimentale alle critiche surreali per un bacio tra due donne ne I bastardi di Pizzofalcone, passando per l’allergia al gossip, ecco chi è l’attrice del momento.

In poche parole, chi è Livia?
Una donna piena di contraddizioni, intraprendente e volitiva, molto avanti per gli anni ’30, l’epoca in cui è ambientato Il commissario Ricciardi. Confesso che non è stato semplice entrare nella parte: l’ho fatto in punta di piedi, ho cercato di renderla mia, di darle una voce senza mai giudicarla.

Paura di sbagliare?
L’ossatura che dei romanzi era fortissima ed era difficile uscire dal binario. Ma sapevo che i ricciardiani stavano lì con i fucili puntati: l’aspettativa era alta ed è facile deludere i lettori, perché la fantasia ti fa superare l’immaginazione.

Pensa di averli delusi?
Stando ai messaggi bellissimi che sto ricevendo, direi di no: sono abituata a stare con i piedi per terra, ma ammetto che l’ondata di riconoscimenti che sto avendo, mi galvanizza. Gli sforzi fatti e l’impegno hanno un senso.

Maurizio de Giovanni le ha dato dei consigli o lei ne ha richiesti?

Non mi ha dato suggerimenti né li ho chiesti: non ha voluto interferire, mi ha lasciato libera e questo lo considero un privilegio.

Livia è una diva che per certi versi ricorda una Greta Garbo: com’è entrata nel ruolo?
Il rischio era di fermarsi al cliché, invece la parte è scritta così bene che è stato facile trovare un’affinità con le dive della Hollywood degli anni ’30, quelle dalle vite piene di dolori e sofferenze. Ho cercato di far trapelare il dolore profondo, la sua solitudine.

Lei invece è un’anti diva: in un’intervista hanno cercato di farle confessare un nuovo amore (dopo quello con il collega Paolo Pierobon, conosciuto sul set di Squadra Antimafia, ndr), ma prima ha parlato delle sue nipoti, poi del suo cane. Come svicola la Iansiti…
Un po’ di mistero ci vuole: se sveli troppo, diventa tutto più noioso (ride). Scherzi a parte, non sono un’anti diva, semplicemente assecondo la mia indole: non ho la necessità di condividere tutto sui social e penso che certi lati del privato debbano essere protetti, non nascosti, ma protetti.

A 35 anni ha fatto il grande salto conquistato il ruolo da co-protagonista in una delle serie più attese della stagione: puntando sul gossip la sua carriera avrebbe subito un’accelerata?
Forse sì, ma non è una strategia cui ho mai puntato sinceramente. Mi sono guadagnata tutto ciò che ho fatto e non ho rimpianti. Lavoro con grande continuità da quando ho vent’anni e ho potuto interpretare sempre ruoli complessi, dalla psicopatica di Squadra antimafia alla maestrina de I segreti di Borgo Larici.

Tornando a Ricciardi: oltre 5 milioni di spettatori sono numeri ottimi per una serie non semplice. Come se lo spiega il successo?
Non erano scontati questi ascolti, perché l’elemento fantasy e le fiction d’epoca non sono mai di facilissima fruizione. Qui però c’è un’impalcatura quasi teatrale, una sceneggiatura fortissima e un’atmosfera aulica che ti fanno proiettare senza difficoltà in un’altra epoca. Il risultato è che ogni puntata sembra un mini film.

La seconda stagione si farà?
So che l’idea c’è, anche se non credo si realizzerà nel breve periodo.

Con Lino Guanciale è scattata l’alchimia sul set?
Il battesimo è stato di fuoco: ci siamo incontrati sul set, a Taranto, per il primo ciack che era una scena della sesta puntata –nelle riprese capitano questi salti temporali – e ci siamo subito immersi in un momento molto forte del rapporto tra Livia e Ricciardi. Lui mi è stato d’aiuto con la sua estrema professionalità.

Anche lei lo chiama Lino Bacon come Alessandra Mastronardi?
(ride) No, al massimo lo chiamo Linus.

Presto sarà anche nei I bastardi di Pizzofalcone 3, sempre tratta dai libri di de Giovanni. Come evolve il suo personaggio, Rosaria Martone?
Non posso spoilerare nulla, se non che l’amore tra Rosaria e Alex Di Nardo continua, tra insicurezze e colpi di scena. Il tutto s’intreccia con l’esplosione del ristorante di Letizia, avvenuta nell’ultima puntata della seconda stagione, che ovviamente aprirà nuove dinamiche.

A proposito di Rosaria e Alex, il bacio tra le due protagoniste innesco persino l’intervento e le rimostranze dell’allora ministro Lupi, nel 2017. Che ricordi ha di quell’episodio?
Ci rimasi male ma fui sommersa da messaggi di solidarietà, non solo da parte di gay e lesbiche. In pochi anni per fortuna le cose sono cambiate, ci sono sempre più personaggi omosessuali nelle serie tv: se uno racconta le cose con sincerità, senza fermarsi alla bidimensionalità, il pubblico va oltre i cliché perché capisce che si sta parlando di una storia universale.

La sua triplete su Rai1 comprende anche Un passo dal cielo, la serie con Daniele Liotti di cui è una delle new entry.
Un passo dal cielo cambia titolo e diventa I guardiani del cielo, ma i protagonisti sono sempre gli stessi. Io avrò un ruolo brillante, quello di una consulente green che imbroglia i facoltosi del paese: apparentemente sono una donna divertente e spensierata ma un po’ alla volta verranno fuori i suoi scheletri dall’armadio. Dovrebbe andare in onda a marzo.

Corteggiamenti da Netflix ne ha avuti?
No, ma mi piacerebbe. Penso che il moltiplicarsi delle piattaforme sia interessante perché alza molto il livello e la qualità dei prodotti: è uno stimolo a fare meglio, a non accontentarsi. C’è la voglia di fare di più senza fermarsi a raccontare le solite storie tipo «lui, lei e l’altro».

Sua madre è un’insegnante, suo padre magistrato. Quand’è scattato il click e ha deciso di fare l’attrice?
Mi sembra di aver sempre avuto la passione, non è scattato in un momento preciso. Sono stata una cinefila precoce, una creativa, appena ho potuto, ho fatto corsi di teatro e a 19 anni mi sono iscritta al Centro sperimentale di cinematografia, a Roma: non sono mai stata costante in nulla tranne che nel percorso quasi naturale verso questo mestiere.

Chi c’era con lei negli anni al Centro sperimentale?
Tra le più famose, Carolina Crescentini. Nella mia classe invece Daniela Virgilio, che ha interpretato Patrizia in Romanzo criminale, e altri che sono poi diventati degli affermati sceneggiatori.

Del primo giorno di lezione, che ricordi ha?
Una sensazione strana, come se mi trovassi finalmente nel posto giusto. Era come se avessi avuto una «chiamata» in senso artistico e in quel momento l’avessi assecondata.

È davvero così determinata come appare?
No. Ci metto molto a prendere una decisione, rifletto e pondero. Ho detto un no professionale di recente ed è stata una bella sensazione: non è facile non ascoltare la pancia, ma quando non ci pensi più, sai che hai fatto la scelta giusta.

Lei è stata lanciata da CentoVetrine, dove interpretava Lavinia Grimani – epica la scena in cui commissionò l’omicidio di Ettore Ferru, per poi dare la colpa alla cattivissima madre Carol.
Gli sceneggiatori me ne hanno fatte fare di tutti i colori. È stata una palestra bellissima. È solo una parentesi nella mia carriera, ma a distanza di tanti anni la gente ancora mi chiede di quello.

Dal passato al futuro: un sogno da realizzare?
Troppi per sceglierne uno solo. Un fa ho dovuto interrompere uno spettacolo teatrale a causa della pandemia: spero di riprendere presto e che i teatri riaprano quanto prima, perché i dati sui contagi parlano chiaro. In generale, è triste che il teatro e lo spettacolo siano considerati come qualcosa di superfluo mentre dovremmo valorizzarli: con l’arte si mangia, si creano indotto e posti di lavoro, ci si nutre di bellezza, sogni ed emozioni anche in un periodo triste come questo.

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