È la prospettiva ad aggiungere peso specifico al trionfo contro i biancocelesti: domenica 21 febbraio alle 15 c'è il derby di Milano e in caso di vittoria gli uomini di Conte potrebbero segnare un più 4 sulla seconda. Si tratterebbe della prima, vera fuga del campionato e considerando che l'Inter non ha altri impegni oltre alla Serie A, beh, potrebbe essere anche quella decisiva
Il sorpasso, con occhi e testa al calendario per provare a organizzare la prima, vera fuga del campionato. La vittoria casalinga dell’Inter sulla Lazio vale molto più dei tre punti conquistati sul campo a San Siro. E non solo perché permette ai nerazzurri di prendere la vetta della classifica, strappandola ai cugini milanisti (nel girone di ritorno non succedeva dai tempi del Triplete). È la prospettiva, infatti, ad aggiungere peso specifico al trionfo – neanche troppo complicato – contro i biancocelesti: domenica 21 febbraio alle 15 c’è il derby di Milano e in caso di vittoria gli uomini di Conte potrebbero segnare un più 4 sulla seconda. Si tratterebbe della prima, vera fuga del campionato e considerando che l’Inter non ha altri impegni oltre alla Serie A, beh, potrebbe essere anche quella decisiva. Di certo l’autorevolezza con cui è maturata la vittoria contro la Lazio non fa dormire sonni tranquilli agli avversari, pur ricordando che fino ad ora sia l’Inter che il campionato nel suo complesso hanno regalato poca costanza e tanti colpi di scena. E un derby, si sa, vive di imprevedibilità. Quella che non c’è stata ieri, per intenderci.
Protagonista assoluto è stato Romelu Lukaku, con una doppietta e l’assist per il terzo gol firmato da Lautaro Martinez, con il gol del momentaneo 2-1 laziale messo a segno da Escalante. L’Inter si conferma un rullo compressore a San Siro, contro i biancocelesti di Simone Inzaghi arriva infatti l’ottava vittoria di fila in casa. Reti numero 16 di Lukaku, che aggancia Ronaldo in vetta alla classifica marcatori. Sono 300 i gol tra club e nazionale per il belga, di cui 56 con la maglia nerazzurra. Lautaro, invece, sale a quota 11 in campionato. Da segnalare la buona prova di Eriksen, schierato da mezzala. Mastica amaro la Lazio, che vede interrotta la sua serie di sei vittorie consecutive e fallisce l’aggancio alla Roma al terzo posto. Non basta un gol di Escalante nella ripresa. Biancocelesti autori di una buona partita nel primo tempo, ma pagano caro due infortuni in difesa e lo strapotere fisico di Lukaku. Al di là dell’opaca prova di Immobile e Luis Alberto, Inzaghi può comunque guardare con fiducia al percorso di avvicinamento alla super sfida in Champions League contro il Bayern Monaco.
Conte con tre diffidati (Barella, Bastoni, Brozovic) in vista del Derby, schiera a sorpresa Eriksen a centrocampo al posto dell’infortunato Vidal. A sinistra c’è Perisic, con Young in panchina. In attacco la coppia Lukaku-Lautaro. In porta Handanovic festeggia le 500 presenze in Serie A. Nella Lazio, Simone Inzaghi non riesce a recuperare in extremis Radu e al suo posto schiera Hoedt. In attacco la coppia Correa-Immobile. In occasione delle celebrazioni per il Chinese New Year dedicate all’inizio dell’anno del Toro (o bue, o bufalo), l’Inter scende in campo con una maglia speciale. Sul retro i nomi dei calciatori sono scritti in caratteri cinesi. Inizio di grande personalità della Lazio, che si riversa in massa nella metà campo avversaria. L’Inter si schiaccia e rischia in un paio di mischie pericolose davanti ad Handanovic. La squadra di Conte, come sempre, si appoggia alle spalle larghe di Lukaku e alla velocità di Barella e Hakimi per ripartire.
Dopo dieci minuti i primi due brividi: prima Lautaro sfiora il gol con un destro dal limite, poi Lazzari sorprende alle spalle la difesa interista ma viene fermato da Handanovic in uscita. Dopo venti minuti l’Inter passa in vantaggio con Lukaku che trasforma un rigore concesso per fallo di Hoedt su Lautaro. Sbloccato il risultato, la squadra di Conte prende fiducia e in particolare Eriksen si fa vedere per una serie di pregevoli giocate sulla trequarti. La Lazio però prova a reagire, proponendosi con una serie di combinazioni veloci tra Immobile, Correa e Luis Alberto che non riescono a sfondare la rocciosa difesa nerazzurra. Proprio le due stelle Immobile e Luis Alberto ci provano dalla distanza nel giro di qualche minuto, Handanovic non si fa sorprendere. In contropiede, poi, l’Inter è micidiale e prima dell’intervallo sfiora il raddoppio con Lautaro su cross basso di Eriksen, salva Reina. Il portiere spagnolo si ripete poco dopo su Lukaku, che da ottima posizione calcia debolmente di sinistro. Il bomber belga non sbaglia, invece, al 46′ quando batte questa volta di destro Reina su carambola al limite dopo un tocco di Brozovic.
Nell’intervallo Inzaghi toglie Lucas Leiva e l’ammonito Hoedt, dentro Escalante e Parolo. Biancocelesti subito in avanti per tentare di riaprire la partita, ma le polveri continuano ad essere bagnate. Dopo dieci minuti è Acerbi ad avere un’occasione in area, ma la sua girata di destro in area è alta. Lo stesso difensore, poi, poco dopo favorisce un contropiede di Lautaro che serve Hakimi tutto solo davanti a Reina. Parolo salva alla disperata. Al 60′ la Lazio riapre momentaneamente la partita con un gol fortunoso di Escalante, che spiazza Handanovic deviando una punizione dal limite di Milinkovic. La squadra di Inzaghi ci crede, i nerazzurri però colpiscono ancora: al 64′ è devastante la progressione di Lukaku che travolge Parolo e serve a Lautaro l’assist più facile da depositare nella porta lasciata vuota da Reina proteso in uscita. La partita di fatto si chiude qui. Quasi in segno di resa, Inzaghi toglie Immobile e Correa inserendo Muriqi e Caicedo a venti minuti dalla fine. Fuori anche Luis Alberto per Pereira. Replica Conte, schierando Gagliardini per un positivo Eriksen e Sanchez per Lautaro. Nel finale Inter in controllo e vicina anche al quarto gol, solo un grande Reina ferma ancora un Lukaku in serata di grazia. Il bomber belga si conferma per Conte l’uomo chiave per puntare alla vittoria dello scudetto. E quando nel recupero lascia il campo a Pinamonti, Lukaku si merita una virtuale standing ovation.