Operazione dei carabinieri di Misilmeri: il gip ha disposto 16 misure cautelari, i tre capi banda (tre fratelli) finiscono ai domiciliari. Ecco come funzionava il raggiro
Compravano auto di lusso per poi simularne il furto, incassare i soldi dell’assicurazione e una volta incassati reimmettere le auto sul mercato rivendendole. Tutto con il supporto di un carabiniere e di un poliziotto e di varie concessionarie. Sono 16 in tutte le misure cautelari scattate nella notte tra Palermo e Villabate, tutti accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a furto, riciclaggio di auto di lusso e truffa in danno ad assicurazioni. È quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Misilmeri e coordinata da un pool di magistrati della procura di Palermo sotto la guida dall’aggiunto Ennio Petrigni.
Le indagini sono scattate nel 2017 dopo la segnalazione di un profilo facebook che indicava attività di riciclaggio. Un gruppo di 16 persone per un giro d’auto ben rodato, di cui tre a capo del gruppo che oggi hanno avuto i domiciliari. Compravano le auto di lusso come Porsche, Ferrare, Range Rover, Mercedes, Bmw. Audi tra Napoli e Palermo e le intestavano a prestanomi, vere e proprie “teste di legno” che venivano pagati: 800 o 1000 euro per ogni intestazione. Le assicuravano, addirittura facendo installare l’antifurto satellitare, l’assicurazione prediletta era l’Allianz, considerata dal gruppo come “la più celere ed elastica nella liquidazione di sinistri”, scrive il gip Guglielmo Nicastro. Poi ne simulavano il furto, staccando il rivelatore, di solito il sabato.
A questo punto entravano in gioco il poliziotto e il carabiniere che in modo alternato sottoscrivevano atti falsi per certificare il furto delle auto o per il rinvenimento, in un caso, per esempio. firmando un verbale a nome di una donna deceduta. Incassavano l’indennizzo dell’assicurazione, da 14mila a 36mila euro, a seconda dell’auto. Nel frattempo le auto venivano occultate per poi tornare alla luce dopo avere incassato i soldi dell’assicurazione. A quel punto veniva certificato con la connivenza dei due appartenenti alle forze dell’ordine il rinvenimento. Le auto non risultavano più rubate, venivano dunque reimmatricolate e rivendute. Ottenendo così un doppio profitto. Un vero e proprio sodalizio che aveva come base logistica un parcheggio occupato abusivamente dai tre capi dell’organizzazione, tre fratelli tutti e tre finiti oggi ai domiciliari. Mentre per il carabiniere coinvolto il gip ha disposto l’obbligo di dimora e per il poliziotto quello di presentazione.